La situazione demografica in Russia raggiunge una nuova fase critica nel 2025, con l’agenzia di statistica Rosstat che ha smesso di diffondere i dati mensili ufficiali su nascite, morti e migrazioni. Questo blackout informativo arriva in un contesto segnato dalla guerra in Ucraina, che sta causando perdite pesanti tra i militari e accelera il declino della popolazione russa. I dati mancanti sollevano dubbi sulle reali condizioni sociali ed economiche del Paese, e suscitano crescenti richieste di trasparenza da parte di esperti ed esponenti politici.
La sospensione dei dati demografici da parte di rosstat
Alla fine di aprile 2025, Rosstat ha pubblicato il suo ultimo rapporto socio-economico senza includere indicatori fondamentali come le nascite, i decessi, i flussi migratori e la popolazione totale. Era la prima volta che accadeva, un gesto che contrasta con la tradizione delle statistiche tempestive e trasparenti. Già da inizio anno, gli aggiornamenti regionali erano scomparsi dal sito, cancellando ogni dettaglio sulla dinamica locale della popolazione. Questo cambiamento improvviso ha fatto emergere sospetti su una possibile censura politica mirata a nascondere l’aggravarsi della crisi demografica.
Il rapporto su scala nazionale, che solitamente offre un quadro chiaro dell’andamento demografico, è ora parziale e non permette di comprendere le profonde modifiche in corso. Senza dati ufficiali sulle nascite e mortalità, resta oscurata una componente centrale dell’analisi riguardo alla futura composizione della popolazione russa e alle sue conseguenze sociali ed economiche. La mancanza di statistiche alimenta dubbi anche sulla reale portata dei danni provocati dal conflitto in Ucraina.
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Impatto della guerra in ucraina sulle perdite umane e demografiche
Il conflitto in Ucraina, iniziato nel 2022, ha inciso fortemente sulla crisi demografica russa. Secondo stime di osservatori internazionali, le vittime militari superano giornalmente i 1.200, una cifra straordinariamente alta che supera ampiamente i decessi registrati in ogni altra recente guerra a cui la Russia ha partecipato. Questa emergenza umanitaria si ripercuote direttamente sull’aspettativa di vita maschile e sul saldo demografico complessivo.
In una regione russa, peraltro non rivelata, è stato possibile scoprire, tramite dati trapelati internamente, che la vita media degli uomini è precipitata da 66 anni nel 2024 a 61 nel 2025, mentre quella femminile resta stabile attorno a 75 anni. Questo crollo radicale, senza precedenti, conferma gli effetti devastanti della guerra e mette in luce le difficoltà interne nel gestire le conseguenze della crisi. La Russia non registrava un calo di nascite così drastico da più di due secoli, con solo 90.500 nuovi nati a febbraio, un dato che conferma la complessità della situazione.
Le richieste di trasparenza e le reazioni politiche
La sospensione dei dati ha provocato reazioni nel mondo politico e accademico russo. La deputata Nina Ostanina ha fatto da portavoce di un gruppo di economisti che ha chiesto chiarimenti al governo sulla mancanza di informazioni ufficiali. Questi esperti hanno insistito perché Rosstat torni a pubblicare i dati nel dettaglio, sottolineando l’importanza della trasparenza per la pianificazione politica e sociale.
L’Institute for the Study of War ha collegato direttamente questa scelta a una volontà del Cremlino di nascondere le perdite militari, che hanno un impatto diretto sulla popolazione totale. La censura dei numeri, infatti, potrebbe rappresentare un tentativo di modificare la percezione pubblica e internazionale sull’entità della tragedia demografica in corso. Diverse voci chiedono di mantenere aperto l’accesso ai dati per evitare ulteriori ombre e alimentare un dibattito fondato su fatti certi.
La mancanza di dati alimenta dubbi sulla crisi reale
Il silenzio e la carenza di dati determinano un vuoto informativo che ostacola la comprensione della reale portata della crisi. L’assenza di cifre ufficiali e dettagliate lascia intendere che la situazione potrebbe essere più grave di quel che appare, aprendo una fase di incertezza nelle questioni demografiche e sociali in Russia.