L’aumento delle bollette del gas si prospetta come una dura realtà per le famiglie romane nel 2025. Le previsioni indicano un incremento che potrebbe raggiungere i 280 euro annui a utenza, influenzando in modo significativo anche le piccole e medie imprese . L’associazione Codacons ha recentemente lanciato l’allerta, sottolineando le ripercussioni dei rincari tariffari previsti dall’Autorità per l’energia Arera.
L’impatto sulle famiglie romane
Le famiglie di Roma, in particolare quelle composte da quattro persone che consumano circa 1.400 metri cubi di gas all’anno, stanno già affrontando costi considerevoli. Attualmente la spesa annuale per il gas si aggira sui 1.900 euro. Con le previsioni che parlano di un aumento di 186 euro nel mercato libero, i membri delle famiglie potrebbero vedere lievitare i costi anche a fronte di possibili variazioni: se il rialzo dovesse essere più contenuto del previsto , l’aggravio si attesterebbe a 93 euro; se, al contrario, fosse superiore , l’aumento potrebbe giungere fino a 279 euro. Anche per chi è nel mercato tutelato, le prospettive non sono rosee: attualmente, una famiglia paga 1.753 euro all’anno e potrebbe dover affrontare un rincaro tra 87,6 euro e 263 euro. Le conseguenze di questi aumenti sono state avvertite già nel 2022, ma il peso previsto per il 2025 rappresenta un’ulteriore sfida.
Le preoccupazioni sul mercato del gas
Il clima di incertezza rispetto ai costi del gas è amplificato dai recenti eventi geopolitici, come la chiusura delle forniture russe attraverso l’Ucraina. Questa notizia ha fatto salire i prezzi a 50 euro per megawattora, sebbene attualmente si attesti attorno ai 45 euro. Gianluca Di Ascenzo, presidente di Codacons, ha dichiarato che, “nonostante le rassicurazioni del governo riguardo alla stabilità delle scorte, è fondamentale rimanere vigili sulle fluttuazioni dei prezzi.” La necessità di un monitoraggio attento resta alta, affinché i consumatori non debbano affrontare aumenti sproporzionati.
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Le piccole e medie imprese in tensione
Le Pmi romane risentono pesantemente di questo scenario. Secondo l’associazione Unimpresa, molte di esse utilizzano fino a 100 megawattora di gas all’anno, con conseguenti costi aggiuntivi stimati in 1.500 euro. Marco Giuliani, presidente della sezione ceramica di Unindustria, osserva come il distretto di Civita Castellana stia già adottando misure per fronteggiare i rincari, come contratti a lungo termine e installazione di impianti fotovoltaici. La competitività delle imprese del Lazio verrà messa a dura prova se non si metteranno in atto strategie per un mercato energetico europeo più coeso e regolato.
Settori a rischio e necessità di adeguamenti
Le aree più vulnerabili all’aumento dei costi comprendono manifattura, logistica, agroalimentare e metallurgia. Giordano Rapaccioni, segretario Cna Roma, evidenzia che “questa situazione può erodere i margini di profitto e mettere a rischio la competitività di numerose attività.” Settori come quello della panificazione e artigianato, che fanno un uso intenso di gas per i loro processi produttivi, potrebbero trovarsi in difficoltà se non si attueranno strategie di autoproduzione per il gas o altre forme di approvvigionamento alternative. Affrontare gli ostacoli normativi e commerciali è essenziale per affrontare questa sfida e garantire un futuro sostenibile per le imprese romane.