Ritardo record sul frecciarossa roma-reggio calabria viaggio di 17 ore e ritardi senza spiegazioni

Ritardo record sul frecciarossa roma-reggio calabria viaggio di 17 ore e ritardi senza spiegazioni

Il viaggio del Frecciarossa da Roma a Reggio Calabria si è trasformato in un’odissea di quasi 17 ore tra ritardi, mancanza di comunicazioni e disagi per anziani e gruppi vulnerabili a bordo.
Ritardo Record Sul Frecciaross Ritardo Record Sul Frecciaross
Un viaggio in Frecciarossa da Roma a Reggio Calabria, previsto in 5 ore, è durato quasi 17 a causa di ritardi, mancanza di comunicazioni e scarsa assistenza, causando gravi disagi soprattutto a persone anziane e fragili. - Gaeta.it

La corsa in treno tra Roma e Reggio Calabria, che avrebbe dovuto durare poco più di cinque ore, si è trasformata in un’odissea di quasi diciassette ore per i passeggeri del Frecciarossa partito domenica pomeriggio. La lunga attesa, i continui stop e la mancanza di informazioni hanno creato disagio e stanchezza, soprattutto per gruppi vulnerabili a bordo. Un viaggio segnato dal silenzio e dall’incertezza, senza risposte né soluzioni immediate da parte del personale ferroviario.

Il viaggio che doveva durare 5 ore ma è durato quasi 17

Domenica 1 dicembre 2024, il Frecciarossa che partiva da Roma Termini alle 16,35 con arrivo previsto a Reggio Calabria alle 21,44 si è trasformato in un viaggio interminabile. La corsa è terminata solo alle 5,22 di lunedì mattina, con un ritardo di oltre 11 ore rispetto al programma. I passeggeri hanno raccontato di fermate improvvise, attese e ripartenze a passo d’uomo, senza alcuna comunicazione chiara durante tutta la serata. Il treno ha percorso circa 50 km prima di fermarsi in campagna, segno dell’inizio di un blocco che ha inevitabilmente congelato ogni possibilità di arrivo puntuale.

Le prime informazioni arrivate ai viaggiatori parlavano di un ritardo di soli trenta minuti, poi aumentato di ora in ora, senza ulteriori spiegazioni. Per molte ore il convoglio è rimasto fermo, con il solo passaparola a sostituire annunci ufficiali, creando tensione e disagio tra i presenti. Dalle testimonianze emerge inoltre che il macchinista ha lasciato la cabina prima di sera, probabilmente terminando il proprio turno, mentre l’attesa per il cambio ha ulteriormente prolungato il viaggio.

Disagi a bordo, gente stanca e mancanza di conforto

Il viaggio a bordo non ha offerto grandi comfort, anzi. Un gruppo di 35 persone, fra cui molti anziani e soggetti con condizioni di salute fragili, si è trovato a dover sopportare disagi a lungo termine. Alcuni erano presenti per partecipare al Giubileo della speranza a Roma, da cui avrebbero dovuto rientrare in modo rapido. Le persone con necessità particolari, come un’anziana donna con una lussazione, avevano chiesto assistenza al personale, che però non ha saputo fornire il supporto adeguato.

Durante le lunghe ore di immobilità il treno non ha sempre funzionato correttamente: la carrozza 5, dove si trovava la comitiva, aveva problemi al sistema di aria condizionata e questo ha costretto più di qualcuno a spostarsi. Le scorte alimentari erano praticamente inesistenti: a Napoli, dopo molte ore, i viaggiatori hanno ricevuto soltanto un piccolo cornetto, una bottiglietta d’acqua, taralli e qualche biscotto distribuiti da personale poco preparato sull’emergenza del momento.

Il disagio ha inciso non solo sulla stanchezza fisica ma anche sulla tensione emotiva di chi era a bordo. Una viaggiatrice si è agitata per lo stress accumulato e solo l’aiuto dei compagni di viaggio ha evitato una situazione più delicata. La gestione delle emergenze è sembrata carente, soprattutto se consideriamo la presenza di malati all’interno del gruppo, come una donna reduce da un tumore al seno con impacchi di ghiaccio necessari, o un uomo con problemi al pancreas.

La gestione dell’emergenza e le mancate comunicazioni

Il lungo blocco e le difficoltà derivate dal guasto di un altro convoglio, coinvolto in un cortocircuito e in un principio d’incendio, hanno aggravato la situazione. Da quanto emerge, avrebbero potuto permettere ai pendolari a bordo di scegliere di usare percorsi alternativi o linee diverse, ma questo non è avvenuto. Il treno è rimasto bloccato sulla linea dell’alta velocità, rallentando progressivamente e aggiungendo soste che hanno aumentato le ore di attesa.

Le comunicazioni sono state sporadiche e affidate spesso al passaparola fra passeggeri, senza interventi del personale di bordo o annunci ufficiali. In certi momenti, la frustrazione ha preso il sopravvento e il silenzio delle stazioni e dell’equipaggio ha alimentato il senso di abbandono. Quando il convoglio finalmente ha ripreso la corsa verso Napoli, si viaggiava a velocità molto ridotta.

L’impatto sugli anziani e sul gruppo parrocchiale

Neppure al momento dell’incrocio con le prime luci dell’alba, quando il paesaggio dello stretto di Messina si è fatto vedere ai viaggiatori, sono arrivate scuse o spiegazioni da parte di Trenitalia. La delusione si è trasformata in un applauso liberatorio nel momento in cui il treno ha attraversato Villa San Giovanni, ultimo tratto prima di Reggio Calabria.

Tra i passeggeri c’era anche una comitiva parrocchiale del santuario di Sant’Antonio da Padova di Reggio Calabria, composta da 35 persone, molte delle quali anziane o con problemi di salute. Il viaggio, che avrebbe dovuto essere tranquillo, si è rivelato un’esperienza di fatica e disagio. Gli spostamenti tra carrozze per sistemare i posti, le condizioni del treno, lo scarso aiuto da parte dello staff hanno complicato la permanenza a bordo.

La situazione è stata aggravata dal fatto che molti dei viaggiatori erano lì per motivi spirituali legati al Giubileo della speranza, un evento di grande valore per loro. Gli anziani, costretti a lunghe ore in posti poco confortevoli, senza informazioni, senza possibilità di muoversi liberamente, hanno vissuto una prova dura. Alcuni avevano già problemi medici che richiedevano cure o attenzioni, ma quei bisogni sono rimasti in gran parte insoddisfatti durante tutta la traversata.

Un viaggio che mette in luce le criticità del trasporto ferroviario meridionale

Il racconto amaro di questo viaggio non è isolato ma rappresenta un campanello d’allarme per il servizio offerto sulle grandi tratte meridionali. La differenza di reazione e gestione rispetto a rotte più frequentate, come Roma-Milano, è sottolineata chiaramente da molti passeggeri. Il ritardo enorme e le difficoltà vissute dimostrano come le criticità tecniche e di organizzazione possano ripercuotersi pesantemente sulla vita dei viaggiatori.

Le aspettative di chi si affida al treno ad alta velocità in queste tratte sono state deluse nettamente. La mancanza di informazione, il supporto scarso o praticamente assente alle persone in difficoltà, la lentezza nei cambi di personale e la gestione rigida delle emergenze, sono segnali di problemi da risolvere per garantire sicurezza e rispetto a chi usa il servizio ferroviario.

Il fatto che nessuno abbia chiesto scusa e che i passeggeri si siano sentiti abbandonati alimenta la percezione di un servizio distante dai bisogni reali del territorio e delle persone che lo vivono quotidianamente. Le ore trascorse su quel treno saranno ricordate come un’esperienza pesante e un monito per chi deve garantire trasporti pubblici affidabili in Italia.

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