Gli ultimi dati emersi dagli studi clinici di fase 3 su nerandomilast mostrano progressi nel trattamento della fibrosi polmonare idiopatica e fibrosi polmonare progressiva . Questi studi, condotti rispettivamente con i pazienti colpiti da ipf e ppf, hanno indagato l’efficacia e la tollerabilità di un farmaco sperimentale per via orale che inibisce preferenzialmente la fosfodiesterasi 4B, una proteina coinvolta nei processi infiammatori e fibrotici polmonari. I risultati sono stati diffusi attraverso una pubblicazione sul ‘New England Journal of Medicine’ e presentati in anteprima alla conferenza internazionale dell’american thoracic society che si è svolta a San Francisco nel 2025.
Dettagli degli studi fibroneer™-ipf e fibroneer™-ild
Gli studi fibroneer™-ipf e fibroneer™-ild si sono concentrati su pazienti con diagnosi rispettivamente di fibrosi polmonare idiopatica e fibrosi polmonare progressiva, inclusi soggetti che già seguivano terapie antifibrotiche e altri senza trattamenti di base. Entrambi gli studi hanno previsto due dosi di nerandomilast, da 9 mg e 18 mg. Il parametro principale preso in esame è stato la variazione assoluta della capacità vitale forzata misurata in millilitri dal punto di partenza, cioè dal basale, fino a un anno di trattamento. L’fvc rappresenta la quantità d’aria espirata forzatamente e riflette la capacità dei polmoni di mantenersi funzionali nel tempo.
Risultati principali e significato clinico
Sono stati i migliori risultati rispetto al placebo a confermare il raggiungimento dell’endpoint primario in entrambe le dosi del farmaco. Ciò indica che nerandomilast ha rallentato la perdita della funzione polmonare dopo 52 settimane, dato di grande interesse per queste malattie caratterizzate da progressivo peggioramento della respirazione. La comunità scientifica sta seguendo con attenzione questo sviluppo visto l’impatto clinico potenziale che un efficace inibitore di PDE4B potrebbe avere nel rallentare il decorso della malattia, soprattutto considerando le limitate opzioni a disposizione.
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Impatto e commenti dagli esperti sulla ricerca
Toby Maher, professore di medicina clinica alla keck school of medicine di Los Angeles, ha espresso che la conferma dei dati rappresenta una svolta importante. Fibrosi polmonare idiopatica e progressiva restano condizioni che influenzano pesantemente la qualità e la durata della vita dei pazienti. Medici e ricercatori cercano incessantemente soluzioni nuove, perciò il doppio successo degli studi di fase 3 su nerandomilast porta speranze concrete, sia per un possibile uso del farmaco da solo, sia in combinazione con le terapie attualmente in uso.
L’interesse aumenta anche perché nei trial si sono registrati tassi di abbandono contenuti. Gli eventi avversi sono stati gestibili e non hanno causato interruzioni elevate rispetto al placebo, elemento che suggerisce una buona tollerabilità. Non sono stati riscontrati problemi rilevanti riguardo alla vasculite, disturbi dell’umore o danni epatici, questioni spesso preoccupanti con farmaci simili.
Sicurezza e tollerabilità della terapia sperimentale
La valutazione della sicurezza è essenziale per tutti i farmaci sperimentali, specialmente in condizioni croniche e gravi come ipf e ppf. Negli studi fibroneer™-ipf e fibroneer™-ild il confronto tra i pazienti che hanno ricevuto nerandomilast e quelli trattati con placebo ha evidenziato un profilo simile di eventi avversi. Nel gruppo con la dose più alta di 18 mg, l’interruzione definitiva del trattamento per eventi collaterali è stata pari al 14% nello studio ipf e al 10% nello studio ppf; valori leggermente superiori ma comunque vicini a quelli osservati nei gruppi placebo.
Monitoraggio specifico degli effetti collaterali
Sono stati monitorati specificamente fenomeni quali vasculite, problemi psichiatrici come depressione o tendenza suicidaria e danni epatici associati al farmaco. Nessun segnale di rischio aggiuntivo è emerso dai dati raccolti in entrambi i trial. Questo aspetto rassicura circa l’ipotesi di poter proporre il nerandomilast a lungo termine, mantenendo un equilibrio tra efficacia e sicurezza per pazienti con una prognosi spesso molto severa.
Contesto clinico e prospettive future
La fibrosi polmonare idiopatica e progressiva rimangono condizioni di grande impatto sanitario. Per chi è diagnosticato la sopravvivenza media arriva a circa cinque anni, con progressivo peggioramento delle funzionalità respiratorie. Le terapie disponibili oggi riescono in parte a rallentare la malattia ma non a fermarla o invertirla. Perciò la ricerca di nuove molecole si concentra su sistemi diversi dal tradizionale, come nel caso di nerandomilast che agisce su un target specifico legato ai processi infiammatori.
Shashank Deshpande, responsabile della divisione farmaceutica di Boehringer Ingelheim, ha sottolineato come i risultati ottenuti rappresentino un passo avanti per aiutare pazienti con bisogni terapeutici ancora insoddisfatti. I dati raccolti nelle sperimentazioni potrebbero aprire la strada a ulteriori studi e potenzialmente anticipare approvazioni successive, ma resta evidente che la sostanza è ancora in fase sperimentale e necessita di ulteriori conferme.
Gli sviluppi futuri saranno seguiti con attenzione dagli specialisti e dalla comunità medica internazionale.