Il governo pronto a nuove misure per alleviare il sovraffollamento nelle carceri italiane

Il governo pronto a nuove misure per alleviare il sovraffollamento nelle carceri italiane

Il governo presenta un piano per ridurre il sovraffollamento nelle carceri italiane con misure alternative alla detenzione, riforme giudiziarie, interventi sull’edilizia penitenziaria e supporto ai detenuti tossicodipendenti.
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Il governo italiano presenta un piano per ridurre il sovraffollamento carcerario tramite misure alternative alla detenzione, riforme strutturali, e snellimento burocratico, senza ricorrere a indulti o amnistie. - Gaeta.it

Il sovraffollamento nelle carceri italiane resta un problema urgente. A pochi giorni dall’ultimo appello del presidente della Repubblica, il governo si prepara a presentare un piano con diverse misure mirate a ridurre la pressione sugli istituti penitenziari. Tra le proposte ci sono soluzioni alternative alla detenzione e interventi sull’edilizia carceraria. L’obiettivo è gestire la situazione in modo efficace, senza ricorrere a indulti o amnistie, ma con strumenti concreti.

Nuove misure contro il sovraffollamento carcerario

Il governo si sta muovendo su più fronti per affrontare il problema del sovraffollamento in carcere, che riguarda oltre 62mila detenuti a fronte di circa 47mila posti disponibili. Tra le iniziative in arrivo c’è un decreto che potrebbe consentire l’uscita dal carcere di circa diecimila detenuti attraverso misure alternative. Nel dettaglio, si valuta la possibilità di applicare queste cure a chi è in attesa di giudizio per reati non ostativi e a coloro che hanno pene residue brevi. Questo significa che detenuti con meno di 24 mesi da scontare e senza precedenti disciplinari gravi potrebbero uscire dal carcere, a patto che non abbiano commesso reati che impediscono l’accesso alle misure alternative secondo l’articolo 4 bis della legge penitenziaria.

L’attenzione si rivolge anche agli strumenti già esistenti e al loro funzionamento: il decreto dovrebbe introdurre modifiche sul tempo e sulle modalità di concessione della corrispondenza telefonica per i detenuti, una questione importante per il mantenimento dei rapporti con l’esterno e il reinserimento sociale.

Il dialogo tra ministero della Giustizia e magistratura

Un aspetto centrale di queste proposte è il dialogo avviato tra il ministero della Giustizia, la magistratura di sorveglianza e i singoli istituti. Già la settimana scorsa il Guardasigilli Carlo Nordio aveva annunciato la creazione di una task force dedicata proprio a definire le posizioni di oltre diecimila detenuti definitivi potenzialmente eleggibili per misure alternative al carcere. “L’obiettivo è evitare ulteriori ritardi nel riesame delle pratiche e velocizzare il passaggio verso soluzioni meno restrittive.”

La riforma della separazione delle carriere magistratuali e il referendum

Non solo carceri all’ordine del giorno di Palazzo Chigi. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio sta portando avanti il dibattito sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati, un provvedimento approvato recentemente al Senato. Ora il testo andrà al voto definitivo in Parlamento. È probabile che il governo voglia accelerare i tempi e arrivare al referendum sulla legge costituzionale già entro febbraio 2025.

Questa riforma è vista come un punto critico per il sistema giudiziario, con impatti anche sulla gestione delle carceri. La separazione delle carriere punta a differenziare ruoli e funzioni tra magistratura giudicante e requirente, procedimento fondamentale per una più chiara organizzazione del lavoro degli uffici giudiziari. Il ministro Nordio segue da vicino l’iter, convinto della necessità di dare una risposta in tempi rapidi alla domanda di riforma.

Misure specifiche per i detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti

Tra le novità c’è anche un disegno di legge dedicato alla detenzione domiciliare per detenuti con problemi di tossicodipendenza o alcolismo. Queste persone potranno essere spostate in strutture idonee per il recupero, come comunità terapeutiche già selezionate e con un albo definito. Il governo intende rafforzare le norme vigenti, dopo che il progetto iniziale non ha prodotto i risultati sperati.

Ad oggi, il sovraffollamento impedisce un trattamento adeguato e non consente il ricorso a soluzioni alternative quanto necessario, rendendo urgente questo intervento. L’idea è di limitare la detenzione in carcere e favorire percorsi più efficaci di recupero e reinserimento sociale. L’obiettivo è ridurre il numero di detenuti senza sacrificare la sicurezza e il rigore nella gestione del sistema.

Il piano per rinnovare l’edilizia carceraria

Parallelamente agli interventi sulle misure alternative, si lavora a un progetto di potenziamento strutturale delle carceri. Il commissario Marco Doglio guida gli interventi di ampliamento per istituti di grande dimensione come Rebibbia a Roma, Milano Opera, Bollate, oltre a opere nelle sedi di Cagliari e Bologna. Si stanno valutando proposte nuove per la costruzione e la ristrutturazione.

Tra le soluzioni, prende piede l’idea di utilizzare moduli prefabbricati, un sistema già adottato in altre nazioni europee. Questa tecnica permette di realizzare nuove celle più rapidamente rispetto alle costruzioni tradizionali. Sono previsti 1500 moduli da installare, con un piano che comincerà da un inserimento sperimentale di 400 pezzi in istituti come quelli di Opera e Voghera, dove sono già stati effettuati i sopralluoghi tecnici.

Il modello modulare potrebbe offrire un’alternativa efficace per risolvere parte delle tensioni legate alla carenza di spazi. La realizzazione viene vista come un percorso pragmatico per aumentare la capacità delle strutture in tempi brevi.

Strategie di snellimento burocratico sui procedimenti penitenziari

Non è previsto nessun indulto o amnistia, come richiesto da alcune forze politiche e associazioni. Il governo punta su interventi burocratici per migliorare la gestione interna delle carceri e velocizzare l’accesso alle misure alternative.

Una proposta concreta riguarda il coinvolgimento degli impiegati degli uffici matricole, i cosiddetti “matricolisti”, per facilitare i conteggi delle pene residue. Questi dati sono fondamentali per avviare i benefici penitenziari o le misure alternative, ma spesso subiscono ritardi per la carenza di risorse. Utilizzare personale specializzato all’interno delle carceri potrebbe alleggerire il carico di lavoro della magistratura e accelerare i processi.

Il Garante dei detenuti aveva già suggerito questa soluzione, che sembra ora trovare spazio nelle prossime disposizioni del ministero della Giustizia. “Lo snellimento dei procedimenti potrebbe aiutare a ridurre i tempi di permanenza in carcere di chi ha diritto a misure meno restrittive, affrontando così una parte critica dell’emergenza.”

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