Un’opera d’arte secolare ha riacquistato la sua bellezza. La pala d’altare “Santissima Trinità, Santo e le anime purganti” di Arcevia, alta sei metri, ha completato un restauro durato tre mesi. L’intervento è stato celebrato come un momento cruciale non solo per il patrimonio culturale delle Marche, ma anche per il mondo dell’arte sacra. Il restauro ha permesso di riportare alla luce l’intensità dei colori e i dettagli raffinati dell’opera, rendendola di nuovo accessibile ai visitatori, e collegando le generazioni passate e presenti attraverso il linguaggio dell’arte.
La cerimonia di restauro e i protagonisti
La cerimonia dedicata al restauro è stata presieduta da Gilberto Polverari, curatore del progetto, insieme al parroco Don Mario Camborata e al sindaco Marisa Abbondanzieri. Quest’ultimo ha enfatizzato l’importanza di iniziative come questa, che rappresentano esempi concreti di cura e valorizzazione del patrimonio storico e artistico. La presenza di rappresentanti delle forze dell’ordine e altre autorità locali ha aggiunto un ulteriore livello di significato all’evento, sottolineando l’importanza della comunità nel sostenere progetti culturali di grande rilevanza.
Polverari ha reso omaggio a Don Sergio Zandri, il precedente parroco, a cui aveva promesso che avrebbe fatto il possibile per restaurare l’opera. Durante il suo intervento, ha riconosciuto il supporto di vari benefattori, tra cui Banca Mediolanum e l’associazione Non ti scordar di me, elementi fondamentali per il successo del restauro. Grazie a questo insieme di risorse e di concordanza di intenti, è stato possibile ripristinare un’opera che rappresenta un’importante pietra miliare per la comunità di Arcevia.
Leggi anche:
L’intervento della restauratrice e il processo di restauro
Uno dei momenti chiave della serata è stata la presentazione delle fasi di restauro condotte da Antonella Celli, restauratrice autorizzata dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Attraverso una serie di immagini proiettate, Celli ha illustrato il complesso lavoro svolto per riportare il dipinto alla sua vivacità originaria. L’opera era stata afflitta da anni di sporco e da strati di protezione danneggiati, che avevano sbiadito i colori e oscurato i dettagli.
Grazie ad un approccio meticoloso e attento, la restauratrice ha rimosso queste alterazioni, restituendo al dipinto lucentezza e chiarezza, essenziali per la comprensione della sua bellezza originale. Celli ha spiegato che il restauro non è solo un intervento tecnico, ma è anche un modo per riscoprire le storie che l’opera racconta e la connessione emotiva che questa può suscitare negli spettatori.
Un viaggio attraverso la storia dell’arte sacra
Don Sergio Zandri ha condiviso con i presenti un viaggio attraverso la storia della Collegiata di Arcevia, evidenziando alcuni dei capolavori che custodisce. Tra questi, ha menzionato la celebre Pala del Signorelli, la Pietà di Giuseppe Gigli e la Madonna con Bambino sul Trono, realizzata dal maestro Bruno D’Arcevia. Durante il suo intervento, Zandri ha lanciato un appello affinchè la “Madonna in trono con il Bambino e i santi Giacomo Maggiore, Simone, Francesco e Bonaventura”, attualmente conservata nella Pinacoteca di Brera, venga restituita alla comunità, arricchendo così il patrimonio culturale locale.
Il momento culminante: la rivelazione della pala
Il clou della serata è giunto con la rivelazione della pala restaurata. Accompagnata dalle note emotive dell’Hallelujah di Leonard Cohen, suonate dalla talentuosa arpista Melissa Buccella, l’atmosfera si è riempita di emozione e suggestione. Le luci soffuse, unite al canto e alla visione della pala riportata alla sua bellezza originaria, hanno creato un’esperienza memorabile. Questo momento ha segnato non solo la fine di un lungo processo di restauro, ma anche un impegno rinnovato della comunità nella salvaguardia del suo patrimonio artistico. L’evento rimarrà certamente impresso nella memoria collettiva, come un simbolo di speranza e rinnovamento per il futuro.