Rimpatri migranti e centri di detenzione in albania: nuova sentenza della cassazione

Rimpatri migranti e centri di detenzione in albania: nuova sentenza della cassazione

La prima sezione penale della Cassazione conferma la legittimità del trattenimento di migranti nel centro di Gjader in Albania anche dopo la richiesta di protezione internazionale, equiparandolo ai centri italiani.
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La Cassazione conferma la legittimità del trattenimento di migranti nei centri di detenzione in Albania, anche in presenza di richieste di protezione internazionale, equiparando tali strutture a quelle italiane e stabilendo criteri per la valutazione delle singole domande. - Gaeta.it

Una recente sentenza della prima sezione penale della cassazione affronta il tema dei rimpatri di migranti dai centri italiani verso strutture in albania. I giudici hanno stabilito che la richiesta di protezione internazionale presentata da stranieri trattenuti in un centro di detenzione albanese non impedisce la legittimità della loro permanenza in quella struttura. Il caso analizzato evidenzia ulteriori dettagli sul riconoscimento di questi centri alla luce della normativa italiana.

La decisione della cassazione sul trattenimento in albania

La cassazione ha dichiarato che la detenzione di un cittadino straniero all’interno del centro di gjader, in albania, rimane legittima anche nel momento in cui l’interessato presenta una richiesta di protezione internazionale. Nel provvedimento si precisa che tale centro deve essere considerato, ai fini giuridici, equivalente ai centri di detenzione italiani disciplinati dall’articolo 14 del decreto legge 286/98. La corte ha quindi riconosciuto a tutti gli effetti la legittimità di trattenere i migranti in questa struttura, proprio come nei centri situati in italia.

Il decreto legge 286/98 regola lo status e i termini del trattenimento nei centri di accoglienza e identificazione per cittadini stranieri. Considerare gjader alla stregua di tali centri rappresenta un passo importante a livello giuridico. Questo significa che le garanzie e i limiti previsti dalla normativa italiana si applicano anche ai centri all’estero utilizzati per il rimpatrio.

Il caso specifico: un migrante marocchino trasferito in albania

Il verdetto scaturisce da un ricorso presentato dal ministero dell’interno e riguarda un cittadino marocchino trentenne arrivato a lampedusa nel 2021. Nei suoi confronti era stato disposto un decreto di espulsione, da eseguirsi tramite trasferimento in albania, dove si trova il centro di gjader. Dopo il trasferimento, il giovane ha richiesto protezione internazionale.

La questura di roma ha però considerato la domanda come strumentale, ovvero presentata con l’intento di impedire il rimpatrio. Proprio su questo punto si è focalizzata la cassazione. I giudici hanno impartito alla corte d’appello il compito di riesaminare la posizione del migrante, valutando se la domanda di protezione possa essere realmente fondata o meno. Questo passaggio è cruciale per stabilire se la permanenza nel centro rimanga giustificata o debba essere interrotta per motivi umanitari o amministrativi.

Implicazioni per i rimpatri e la gestione dei centri in albania

La sentenza conferma la possibilità di trattenere stranieri in strutture albanesi durante le procedure di rimpatrio, anche quando viene avanzata una richiesta di protezione internazionale. L’equiparazione di gjader ai centri italiani implica che le operazioni di espulsione possano proseguire nei termini previsti dalla legge senza sospensioni automatiche legate alla domanda d’asilo.

Questo orientamento potrebbe incidere sul modus operandi delle autorità italiane e albanesi nella gestione dei rimpatri, rendendo più agevole la detenzione temporanea all’estero. In pratica, il centro in albania assume una funzione simile a quella dei centri di identificazione e espulsione italiani, estesa però oltre i confini nazionali.

La sentenza inoltre chiarisce che la presentazione della domanda di protezione non costituisce di per sé un ostacolo al trattenimento nel centro. Restano certo gli obblighi di valutazione rigorosa e il riconoscimento dei casi di effettiva vulnerabilità o persecuzione. Ma allo stato attuale la legge consente alle autorità di mantenere la detenzione durante l’iter di accertamento.

La prossima fase giudiziaria e le possibili evoluzioni

Il caso del migrante marocchino torna ora alla corte d’appello per un nuovo esame sulle motivazioni e la fondatezza della sua domanda di protezione internazionale. Questa fase sarà decisiva per stabilire se vi siano elementi di merito per revocare o confermare il trattenimento nel centro di gjader.

La cassazione ha indicato una strada precisa sulle questioni giuridiche legate ai rimpatri tramite strutture in albania ma non esclude un controllo approfondito a livello giudiziario sulle singole situazioni. Questo assicura che ogni richiesta venga valutata con attenzione pur rispettando i limiti del quadro normativo.

In un contesto dove il flusso migratorio verso l’italia rimane un tema delicato, le decisioni dei tribunali rispecchiano l’equilibrio tra controllo e tutela dei diritti. I prossimi sviluppi di questo caso potrebbero influenzare altre situazioni simili, definendo i confini della normativa e i criteri da adottare.

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