La recente proposta di riforma della giustizia ha acceso un acceso dibattito all’interno del sistema giuridico italiano. Giuseppe Lombardo, procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alla separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice. Questa iniziativa, secondo lui, non risolve le criticità attuali ma rischia di complicare ulteriormente il rapporto tra gli attori del processo penale. In un incontro moderato dalla presidente dell’Anm di Reggio Calabria, Lombardo ha messo in luce diversi aspetti problematici di questa riforma.
Il rischio della separazione delle carriere
Secondo Lombardo, l’obiettivo di separare formalmente il pubblico ministero dal giudice non rappresenta una soluzione praticabile. La questione centrale è che, togliendo al pubblico ministero il ruolo di rappresentante diretto della giurisdizione, si crea un vuoto potenzialmente pericoloso. “Non può esistere un sistema in cui il pm non è più parte della giurisdizione”, ha ribadito il procuratore, sottolineando che, per l’indagato e per l’imputato, avere di fronte il pm equivale ad affrontare il primo baluardo della giustizia. Questo cambiamento potrebbe ritardare significativamente l’incontro fra l’utente e il giudice, generando un clima di incertezza nel sistema legale. Le persone potrebbero trovarsi a dover affrontare lungaggini processuali ben più estese, il che senza dubbio rappresenterebbe un ulteriore ostacolo alla già complessa macchina della giustizia.
Implicazioni sulle carriere e sugli organi di giustizia
Lombardo ha evidenziato come, al di là della semplice separazione delle carriere, ci sia un progetto molto più ampio che coinvolge i Consigli superiori della magistratura. La proposta di codificare un rapporto di parità tra laici e togati nei Csm rappresenta, secondo il procuratore, una diminuzione del potere della componente togata, già in minoranza. “Questo non è un messaggio corretto”, ha ammonito, facendo notare che il cambiamento potrebbe contestualmente ridurre la capacità della magistratura di esercitare un controllo efficace sulle procure e quindi sul sistema giudiziario nel suo complesso.
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L’instabilità normativa e le conseguenze sul sistema giudiziario
L’instabilità normativa, ha spiegato Lombardo, è uno dei principali problemi che il sistema giuridico italiano deve affrontare. La separazione delle carriere non è una panacea per i mali della giustizia; anzi, potrebbe aggravare una situazione già precaria. “Non c’è modo di immaginare un pm con una carriera differente rispetto a quella del giudice”, ha detto, suggerendo che tale separazione non porterebbe a una maggiore efficienza. La riforma dovrebbe ispirarsi a dati concreti e affrontare le questioni in modo da garantire una giustizia equilibrata e controllata, piuttosto che aumentare il potere delle procure.
La necessità di un equilibrio tra i poteri
Una delle preoccupazioni più gravi espresse da Lombardo è che la separazione tra pm e giudice potrebbe portare a un potere eccessivo nelle mani delle procure. “Non possiamo rischiare di avere procuratori in grado di esercitare poteri senza un costante controllo da parte dei giudici”, ha avvertito, sottolineando l’importanza di mantenere un equilibrio tra i diversi poteri dello Stato. La questione è complessa e richiede una riflessione profonda e attenta, altrimenti potremmo assistere a un riequilibrio che danneggerebbe irreparabilmente la giustizia in Italia.
Con i nodi irrisolti riguardo alla riforma della giustizia, il dibattito sarà certamente destinato a continuare, coinvolgendo non solo i professionisti del settore ma anche i cittadini, che hanno tutto il diritto di essere informati sui cambiamenti che possono influire sulla loro sicurezza e sul funzionamento del sistema legale.