Riduzione delle sedi della Corte dei Conti: le proteste dei sindacati trentini

Riduzione Delle Sedi Della Cor

Riduzione delle sedi della Corte dei Conti: le proteste dei sindacati trentini - Gaeta.it

Elisabetta Cina

13 Gennaio 2025

Le recenti modifiche proposte nel disegno di legge di riforma della Corte dei Conti hanno suscitato un acceso dibattito in provincia di Trento. L’emendamento che mira a ridurre le sedi territoriali della Corte da 21 a 6 ha generato una forte reazione da parte delle organizzazioni sindacali. Le segreterie provinciali della Cisl Funzione Pubblica e della Federazione dei Lavoratori Pubblici esprimono preoccupazione per le ripercussioni che questa riforma potrebbe avere sulle istituzioni e sui dipendenti coinvolti.

Timori per il trasferimento degli uffici

Un aspetto centrale della questione riguarda il destino degli uffici di Trento e Bolzano, dove attualmente operano circa 70 dipendenti. Di questi, 35 si trovano in Trentino, a cui si aggiungono sei nuovi ingressi previsti dopo un recente concorso. Secondo le sigle sindacali, i dipendenti sarebbero costretti a trasferirsi a Venezia, generando un disagio significativo che è stato definito “inaccettabile”. Giuseppe Pallanch e Giuseppe Vetrone sottolineano come questo cambiamento possa danneggiare sia le istituzioni che i lavoratori.

Il passaggio a una sede così lontana rappresenterebbe una lesione non solo delle condizioni lavorative dei dipendenti ma anche delle operatività degli uffici stessi, che garantiscono servizi fondamentali sul territorio. In tal senso, i leader sindacali ritengono che la proposta normativa sia priva di sensibilità e attenzione per le specificità locali.

Il rischio di compromettere l’autonomia provinciale

Un altro elemento fondamentale della riforma è l’impatto sulla dignità e sull’autonomia delle istituzioni provinciali. Le segreterie sindacali evidenziano che le competenze assegnate alla Corte dei Conti non possono essere trasferite a sedi centralizzate senza compromettere le prerogative di autonomia stabilite dalla Costituzione e dalle norme d’attuazione regionali.

Pallanch e Vetrone fanno riferimento a diritti che non possono essere trascurati, sottolineando che la proposta di riforma non solo mette in discussione i principi autonomistici ma rischia, anche, di compromettere il controllo sulla gestione del denaro pubblico. Essi avvertono che una mancanza di un giudice contabile a livello locale potrebbe seriamente ostacolare la gestione dei conti pubblici e rendere più difficile la lotta contro cattive pratiche gestionali.

La reazione dei sindacati e l’appello alla politica

Di fronte a questa situazione, i sindacati fanno appello all’intervento della politica, esprimendo chiaramente che non intendono accettare senza ribellarsi una proposta che, a loro avviso, non tiene conto delle esigenze del territorio. Richiedono che il governo prenda una posizione netta riguardo alla salvaguardia delle sedi provinciali e delle specifiche esigenze di servizio.

Nella nota congiunta, i rappresentanti sindacali affermano che è inaccettabile che le misure di contenimento della spesa pubblica gravino sui servizi pubblici e sui lavoratori. È necessario, secondo loro, trovare soluzioni che non compromettano la qualità dei servizi offerti e garantiscano equità per i dipendenti.

La questione delle sedi della Corte dei Conti, quindi, non è solo una questione amministrativa, ma si lega profondamente alle istanze di autonomia e ai principi di rappresentanza locale, che possono essere messi a rischio da una riforma così radicale.