La questione sulla caccia ai cervi in Abruzzo continua a tenere banco dopo il ricorso presentato contro la delibera della Giunta regionale n. 509 dell’8 agosto 2024, che autorizzava l’uccisione di 469 esemplari, tra cui 142 cuccioli. La stagione venatoria 2024/2025 si è conclusa a marzo, ma la controversia legale resta aperta con attesa della sentenza del Tar Abruzzo.
Il ruolo del consiglio di stato e la sospensione della delibera
Prima del passaggio al Tar, il Consiglio di Stato aveva sospeso la delibera della giunta abruzzese, annullandola temporaneamente in attesa di una valutazione definitiva. Questa sospensione ha bloccato l’attuazione della caccia autorizzata, impedendo che gli abbattimenti previsti venissero effettuati durante la fase istruttoria del ricorso.
Il Consiglio di Stato aveva motivato la decisione con dubbi sulla sostenibilità ambientale e sulla legittimità dell’abbattimento di cuccioli, trattandosi di una popolazione protetta che richiede una gestione più attenta. La sospensione ha accolto le preoccupazioni sollevate da associazioni ambientaliste e da cittadini che si sono opposti alla delibera. Il parere del tribunale ha così aperto un’importante fase di verifica sulle procedure adottate dalla giunta regionale.
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Il ricorso contro la delibera regionale e la posizione dell’avvocato pezone
L’avvocato Michele Pezone, uno dei legali che ha seguito il ricorso, ha spiegato che il Tribunale amministrativo regionale potrebbe dichiarare l’interruzione della controversia in quanto la stagione di caccia autorizzata è già terminata. L’atto impugnato prevedeva abbattimenti massicci, compresa la caccia a cuccioli di cervo sotto l’anno di età, una misura che ha suscitato molte polemiche sia tra ambientalisti che cittadini.
Pezone ha chiarito che, nonostante la probabile cessazione della materia del contendere, il Tar potrebbe decidere di entrare nel merito della questione. Un pronunciamento di questo tipo potrebbe dettare precedenti per normative future sulla gestione faunistica e l’attività venatoria nella regione. Tuttavia, visto che le azioni autorizzate non sono più realizzabili perché la stagione si è conclusa, la decisione più attesa è quella di chiudere formalmente il procedimento giudiziario.
Aspettative e possibili scenari in attesa della sentenza del tar abruzzo
Con il termine della stagione venatoria, il Tar Abruzzo si trova davanti a due opzioni: dichiarare cessata la materia del contendere oppure esaminare la sostanza della delibera e decidere sulla sua legittimità. La prima ipotesi sembra più probabile vista la conclusione della caccia, ma un giudizio sul merito non è escluso e potrebbe influire su decisioni future relative alla gestione degli ungulati in Abruzzo.
Questo caso appare come un importante precedente per le politiche regionali sulla fauna e sulle istanze di tutela ambientale che coinvolgono anche la pressione sociale e politica esercitata sulle autorità. L’esito del Tar potrebbe influenzare anche altre regioni in cui la caccia ai cervi è oggetto di contestazioni. Le parti rimangono in attesa, consapevoli che il provvedimento determinerà i confini delle possibilità operative per la stagione venatoria e la gestione delle specie selvatiche nella regione.