Riaperto il caso del duplice omicidio con nuovi accertamenti sui reperti e indagini sugli indagati della destra eversiva

Riaperto il caso del duplice omicidio con nuovi accertamenti sui reperti e indagini sugli indagati della destra eversiva

La riapertura del fascicolo sul duplice omicidio archiviato nel 2000 coinvolge indagati legati alla destra eversiva, con nuove indagini promosse dal sindaco di Milano Giuseppe Sala e la Digos.
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Riaperta dopo oltre vent’anni l’inchiesta su un duplice omicidio legato a gruppi di destra eversiva, con nuove indagini e riscontri su prove finora trascurate, su sollecitazione del sindaco di Milano. - Gaeta.it

Negli ultimi mesi è tornato al centro dell’attenzione un caso di cronaca legato a un duplice omicidio, le cui indagini erano state archiviate da oltre vent’anni. La riapertura del fascicolo ha portato a nuove indagini su presunti indizi emersi nel passato, con indagati appartenenti a gruppi di destra eversiva. L’intervento del sindaco di Milano e il lavoro degli inquirenti hanno fatto emergere nuovi dettagli in un’inchiesta che resta delicata e complessa.

Il fascicolo archiviato nel 2000 e i sospetti sui principali indagati

Nel dicembre del 2000, il gip Clementina Forleo decise di archiviare il fascicolo sul duplice omicidio dopo aver evidenziato la presenza di “significativi elementi” contro la destra eversiva. Fra gli indagati principali comparivano Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi, figure già sotto la lente degli inquirenti per legami con ambienti eversivi. Quegli elementi di prova, per quanto rilevanti, non erano però sufficienti a portare avanti un processo: mancavano riscontri concreti tali da superare il giudizio di archiviazione. Le indagini di allora si fermarono, lasciando aperti molti dubbi sul coinvolgimento diretto o indiretto di questi soggetti nell’omicidio.

La natura politica e le difficoltà investigative

In particolare, la gip sottolineò la natura politica delle accuse e la difficoltà di incastrare definitivamente gli indagati con le prove disponibili. Non fu escluso che si potesse trattare di un movente collegato a motivazioni interne ai gruppi di destra estrema. Tuttavia, l’assenza di prove tangibili incluse tracce o testimonianze affidabili bloccò ogni ulteriore sviluppo dell’inchiesta.

La riapertura del fascicolo dopo la sollecitazione del sindaco di milano

Il fascicolo rimase chiuso per oltre un decennio, finché, oltre un anno fa, il sindaco di Milano Giuseppe Sala presentò una richiesta ufficiale al procuratore Marcello Viola per riesaminare il caso. La motivazione era legata a un’esigenza di approfondire alcuni aspetti rimasti oscuri e a verificare se nuovi elementi potessero aiutare a far luce sulla vicenda. A seguito di questa sollecitazione, la procura milanese riaprì l’inchiesta, affidandone i compiti ai pm Lesti e Crupi.

I coinvolti nella fase di riapertura svolsero un lavoro accurato di ricognizione delle prove materiali. Tra le prime azioni vi fu la richiesta all’ufficio reperti del Palazzo di Giustizia di Milano di controllare quali fossero i corpi del reato conservati dopo il primo procedimento. Lo scopo era capire se si potesse eseguire nuove analisi, magari con tecniche investigative più moderne, su elementi prima mai esaminati o risultati insufficienti.

Nuovi dettagli sugli oggetti trovati sul luogo del delitto

Il rinnovato interesse investigativo puntò su dettagli passati sotto silenzio come oggetti trovati sul luogo del delitto, che potrebbero fornire riscontri decisivi se sottoposti a esami approfonditi.

Il mistero del berretto di lana blu e le nuove indagini della digos

Fra gli oggetti rinvenuti sul luogo del duplice omicidio compare un berretto di lana blu, recuperato durante i rilievi iniziali. Inizialmente questo oggetto non fu sottoposto ad alcun accertamento tecnico per valutarne eventuali legami con i sospetti o con la dinamica dell’evento criminoso. Successivamente, il berretto sparì tra i reperti conservati al Palazzo di Giustizia, sollevando interrogativi su come sia stato gestito il materiale probatorio e se sia stato perso o maltrattato.

A un certo punto, la Digos ha fornito una nuova informativa che ha innescato la riapertura della vecchia inchiesta. Questa segnalazione ha probabilmente evidenziato nuove piste o elementi che dovranno essere approfonditi per trovare una chiave risolutiva al caso. L’intervento delle forze dell’ordine si concentra ora sul recupero e l’analisi di prove materiali mai indagate fino in fondo, senza tralasciare possibili contatti e responsabilità degli indagati nel contesto politico di quegli anni.

Il lavoro degli inquirenti sulla nuova fase investigativa

Il lavoro sul fascicolo prosegue con l’obiettivo di completare un quadro chiaro, scoperchiando vecchi silenzi e integrando le nuove acquisizioni con i fatti di allora. C’è attenzione a ricostruire con precisione le dinamiche della vicenda e a verificare la validità delle accuse sulla base di riscontri concreti.

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