La recente assemblea della diocesi di Roma si è svolta nella magnifica basilica di San Giovanni in Laterano, un momento significativo per la comunità cattolica e non solo. Questo incontro ha visto la partecipazione di vari attori sociali, tra cui il vicario generale, che ha evidenziato l’importanza di ricostruire legami di solidarietà di fronte alle sfide che la città sta affrontando. Il dibattito ha messo in luce non solo le problematiche esistenti, ma anche i possibili percorsi per un cambiamento positivo, sottolineando la necessità di non dimenticare le fasce più vulnerabili della popolazione.
Il messaggio di mons. Baldassarre Reina
Monsignor Baldassarre Reina ha introdotto l’assemblea con un richiamo alla memoria storica, ricordando il convegno del 1974 che ha segnato una pietra miliare nella storia della diocesi. Ricollegandosi a quell’importante evento, Reina ha posto l’accento sui “mali” della capitale, ma ha anche evidenziato l’esistenza di “tantissimo bene” da condividere. È chiaro, secondo il vicario, che sebbene ci siano problemi gravi da affrontare – come la povertà e la marginalità sociale – ci sono anche molte risorse e iniziative positive che possono diffondersi e contagiare le altre persone. La sua proposta di creare occasioni di incontro tra la Chiesa e le istituzioni rappresenta un passo fondamentale per costruire insieme un futuro migliore, innanzitutto a favore dei più deboli.
In questo contesto, il vicario ha richiamato la responsabilità del clero e dei laici nel cercare di rispondere alle attese di giustizia e carità che emergono dalla comunità. La Chiesa non deve essere solo uditrice delle difficoltà ma deve mettersi all’opera per attivare processi di cambiamento sociale e culturale. La prospettiva per l’avvenire è quella di un confronto costante con le istituzioni locali, in modo da affrontare e risolvere in modo collaborativo le difficoltà radicate nella vita quotidiana dei cittadini romani.
Leggi anche:
La realtà complessa di Roma secondo Marco Damilano
Il giornalista Marco Damilano, intervenuto durante l’assemblea, ha presentato una visione incisiva della situazione socio-politica della capitale. Damilano ha descritto Roma come una città in crisi, caratterizzata da una crescente polarizzazione e dalla perdita di fiducia dei suoi abitanti. Le fratture sociali e le disuguaglianze sembrano aumentare giorno dopo giorno: il 46% della popolazione vive in solitudine e i numeri legati alla povertà sono allarmanti, includendo oltre 20.000 senzatetto.
La critica mossa verso un sistema politico che appare “collassato” è stata forte. Secondo l’analisi di Damilano, le istituzioni sembrano essere diventate un “fondale disabitato”, incapaci di rispondere efficacemente ai bisogni dei cittadini. In questo scenario, i migranti e i meno fortunate sembrano diventare le prime vittime, utilizzati spesso come capri espiatori per un malessere che richiederebbe interventi ben più complessi e articolati.
Damilano ha fatto appello alla necessità di ricostruire un’alleanza per la giustizia. Ha sottolineato che, congiuntamente, le istituzioni, la Chiesa e le associazioni possono lavorare per un riscatto di Roma, rendendola un luogo di speranza e rigenerazione. Questa visione richiede un impegno collettivo e un’azione cooperativa tra i vari attori sociali, creando spazi di dialogo e di inclusione in grado di rompere le barriere che isolano le diverse componenti della società.
Esempi di volontariato attivo nelle periferie romane
La realtà delle periferie, come Tor Bella Monaca e il Quarticciolo, è stata al centro di testimonianze di volontari impegnati nella lotta contro il degrado urbano e l’ineguaglianza sociale. L’avvocato Daniele Leppe ha portato alla luce una situazione di sfruttamento e abbandono da parte delle istituzioni, che sembrano intervenire solo in occasione di campagne elettorali. Leppe collabora con l’associazione Tor Più Bella, che si batte contro il traffico di droga e per la dignità delle persone che vivono in queste aree.
Grazie a iniziative come quella del “Quarticciolo Ribelle”, un gruppo di giovani sta cercando di invertire la tendenza, creando spazi di socialità e inclusione. Questa associazione ha avviato progetti come doposcuola, ambulatori sociali e attività ricreative, dimostrando che è possibile costruire un’alternativa valida, nonostante le difficoltà.
In questo contesto, è chiaro che il volontariato, anche se definito “scomodo”, è essenziale per affrontare le problematiche insostenibili delle periferie. Queste iniziative non solo offrono supporto ai residenti ma rappresentano anche un modo per restituire dignità e visibilità a chi viene dimenticato dal resto della società.
La voce dei giovani: il futuro è nelle loro mani
Mariagrazia, una giovane studentessa di Tor Bella Monaca, ha condiviso la sua esperienza e il suo impegno nella comunità. La sua testimonianza ha evidenziato come ci siano anche molte realtà positive nei quartieri più difficili. Attraverso la partecipazione a progetti come quello della Scuola della Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, Mariagrazia e i suoi coetanei si impegnano a rompere pregiudizi e a costruire una comunità migliore.
Per Mariagrazia, il cambiamento è possibile, anche se complesso. La giovane ha parlato dell’importanza della consapevolezza e della volontà collettiva di superare le difficoltà quotidiane. L’approccio inclusivo e solidale è il primo passo per costruire un futuro di cooperazione e armonia. La testimonianza di giovani come lei rappresenta un faro di speranza in una società che ha bisogno di rinnovarsi e di aprirsi a nuove possibilità di incontro e dialogo.
Ogni azione, per quanto piccola, può contribuire a spezzare le catene dell’emarginazione e dell’indifferenza, rendendo Roma una città più accogliente per tutti.