Quentin Tarantino ha scelto il Festival di Cannes del 2025 per celebrare George Sherman, regista americano noto soprattutto per i suoi western degli anni ’40 e ’50. Al Palais des Festivals, Tarantino ha partecipato a una serata speciale dedicata a questo maestro del cinema veloce, proiettando due pellicole storiche e condividendo con il pubblico riflessioni sul lavoro dietro la macchina da presa.
George sherman: un regista veloce e curioso nel cinema hollywoodiano
George Sherman si è imposto a Hollywood già dagli anni Trenta come regista capace di girare film con tempi ristretti, caratteristica che gli ha guadagnato una certa leggerezza nel giudizio critico sulla sua opera. Non ha mai raggiunto la fama leggendaria di John Ford, ma ha lasciato un segno grazie a un ritmo di produzione quasi impossibile per i suoi contemporanei. Sherman puntava a completare le sue opere nel minor tempo possibile, senza sacrificare la qualità delle storie raccontate o le interpretazioni degli attori coinvolti.
Il suo nome è legato soprattutto a titoli western, come “Red Canyon” e “Territorio Comanche”, che hanno mantenuto viva la tradizione del genere e mostrano una nitidezza narrativa non comune visto il ritmo serrato delle riprese. Un aspetto molto apprezzato da Tarantino, che si è formato guardando proprio quei classici. Questo metodo di lavoro, basato sul rispetto dei limiti di tempo senza perdere il controllo sulla storia e sulle scene, ha reso Sherman un caso particolare rispetto a molti registi del suo tempo.
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La serata al palais des festivals e la scelta dei film proiettati
La proiezione si è svolta nella Sala Bunuel del Palais, una location che ha evocato quella tipica atmosfera dei cinema di quartiere di molti decenni fa, dove era comune assistere a doppi spettacoli. Tarantino ha introdotto personalmente due film di George Sherman: “Red Canyon” del 1949 e “Territorio Comanche” del 1950. Questi film sono stati scelti per rappresentare il carattere e l’impronta del regista, evidenziandone la capacità di raccontare in modo diretto e coinvolgente.
Il primo film, “Red Canyon”, ha preceduto l’intervento di Tarantino che si è rivolto soprattutto a un pubblico giovane, fatto di cinefili e aspiranti registi. Dopo aver sottolineato la rapidità con cui Sherman completava i suoi lavori, ha messo in luce i pregi di questa caratteristica in modo critico, sottolineando che rapidità e qualità non si escludono. La sala si è riempita di attenzione in un’atmosfera di grande rispetto per un cinema più artigianale rispetto alla produzione contemporanea.
Le riflessioni di tarantino sul lavoro dietro la macchina da presa
Nel suo intervento, Quentin Tarantino ha spiegato quanto la velocità nel girare un film sia ancora oggi un aspetto fondamentale per chi lavora dietro la macchina da presa. Ha ricordato che i produttori ai tempi di Sherman faticavano a capire questa velocità, temendo che potesse nuocere alla qualità, ma i risultati parlano chiaro. Sherman riusciva a dirigere attori difficili, come Shelley Winters, ottenendo tensione e verità dalle scene, pur mantenendo tempi di lavorazione strettissimi.
Tarantino ha rivolto un consiglio preciso ai giovani cineasti presenti alla proiezione, insistendo sul fatto che spesso il tempo concesso sul set è molto limitato. Il segreto per ottenere un buon risultato sta nel saper gestire il tempo a disposizione con intelligenza e precisione, senza perdere la concentrazione o la qualità della narrazione. Per Tarantino, questa capacità definisce non solo il risultato tecnico, ma anche il carattere e la maturità di un regista.
Il valore culturale della serata e l’eredità di george sherman
La presenza di Quentin Tarantino a Cannes per questa occasione ha dato nuova luce a un autore spesso trascurato dalla critica contemporanea, ma che ha avuto un ruolo cruciale nella storia del cinema americano di genere. La proiezione dei due western ha permesso al pubblico di scoprire — o riscoprire — opere realizzate con metodi di lavoro intensi ma con cura narrativa e interpretativa.
Queste pellicole, custodite nella memoria degli appassionati, rappresentano un tassello importante del cinema hollywoodiano post-bellico e offrono spunti interessanti anche ai nuovi filmaker. Lo stile rapido ma attento di Sherman appare come un esempio concreto di come le limitazioni di tempo possano stimolare soluzioni registiche efficaci. In effetti, il dibattito attuale sul tempo di realizzazione delle opere sembra trovare in Sherman un esempio da citare a testimonianza di un modo di lavorare pragmatico e funzionale.