Il regista Pupi Avati ha vissuto un momento straordinario all’Università degli Studi Roma Tre, dove ha ricevuto la laurea honoris causa in Italianistica. Durante l’evento, Avati ha condiviso la sua esperienza e il suo messaggio motivazionale, invitando i giovani a credere nei propri sogni e a non avere paura di essere ambiziosi. Questo incontro ha rappresentato non solo un riconoscimento al suo percorso artistico, ma anche un’importante lezione di vita.
La lectio magistralis di Pupi Avati
Avati ha tenuto una lectio magistralis dal titolo ‘Dante’, un omaggio alla cultura e alla letteratura italiane. Durante il suo intervento, ha toccato temi profondi, riflettendo sull’importanza del patrimonio culturale e sul ruolo che ogni individuo può avere nel contribuire a esso. Il regista ha sottolineato quanto sia fondamentale per gli studenti credere in se stessi e nel proprio valore, affermando con fermezza che “dentro di te devi sempre pensare di essere il migliore”. Questo concetto, ripetuto nel suo discorso, ha risuonato tra gli studenti presenti, rafforzando l’idea che l’ambizione e la determinazione siano essenziali nel percorso verso il successo.
Un ricordo personale e toccante
Durante la cerimonia, Avati ha condiviso un ricordo speciale legato alla sua famiglia, in particolare a sua madre, che non ha potuto partecipare a quest’importante traguardo. “Certo oggi per me è una grande festa a cui non parteciperà però la persona che sarebbe stata la più felice di questo”, ha detto Avati, esprimendo il dolore per la perdita della madre, che non ha mai potuto vedere uno dei suoi figli laureati. La commozione ha pervaso il pubblico, richiamando l’attenzione su una realtà che molti studenti possono vivere, quella di prendersi delle soddisfazioni per sé e per i propri cari.
Un racconto di determinazione e umiltà
Avati ha anche condiviso aneddoti della sua vita accademica, offrendo uno spaccato del suo passato. Raccontando la sua iscrizione all’università per diventare diplomatico, ha rivelato di come, durante il primo esame, si sia trovato in difficoltà e avesse dovuto affrontare la delusione. “Ti faccio passare se rispondi a tre domande”, gli disse il professor Curcio, ma Avati non riuscì neppure a rispondere all’ultima. Questo episodio ha messo in luce la vulnerabilità di un giovane che si confronta con l’istituzione e l’ansia di deludere le aspettative come quella della madre che lo attendeva a Bologna con una festa, pur non sapendo delle sue difficoltà accademiche.
Riflessioni finali su ambizione e realizzazione personale
Pupi Avati ha chiuso il suo discorso evidenziando il valore dell’impegno e della perseveranza. La sua storia è una testimonianza di come la strada verso il successo sia costellata di sfide e difficoltà, ma anche di come questi ostacoli possano rafforzare la determinazione. Con oltre 50 film all’attivo, Avati dimostra che i sogni sono raggiungibili, purché si sia disposti a lottare per essi. La sua presenza all’Università Roma Tre non è stata solo una celebrazione del suo talento, ma anche un grande stimolo per gli studenti a perseguire con entusiasmo le proprie aspirazioni.
Ultimo aggiornamento il 30 Ottobre 2024 da Francesco Giuliani