Proteste a Mitrovica contro la riapertura del ponte: tensioni fra serbi e albanesi nel Kosovo del Nord

Proteste a Mitrovica contro la riapertura del ponte: tensioni fra serbi e albanesi nel Kosovo del Nord

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Proteste a Mitrovica contro la riapertura del ponte: tensioni fra serbi e albanesi nel Kosovo del Nord - Gaeta.it

I recenti eventi a Mitrovica, cittadina divisa dal fiume Ibar, evidenziano l’acceso conflitto tra la minoranza serba e la maggioranza albanese del Kosovo del Nord. La riapertura del ponte, chiuso al traffico per 13 anni, è al centro di accesi dibattiti e manifestazioni, con il governo di Pristina che si trova a dover gestire una situazione delicata e potenzialmente esplosiva.

La protesta della minoranza serba

Il contesto della chiusura del ponte

La comunità serba del Kosovo del Nord, composta da centinaia di persone, è scesa in strada per opporsi alla riapertura del ponte che scavalca il fiume Ibar. Chiuso dal 2011 dopo che la popolazione di etnia serba ha eretto barricate per impedire il transito ai cittadini albanesi, il ponte ha assunto simbolicamente un ruolo di protezione per la minoranza serba. Sebbene sia ancora possibile attraversarlo a piedi, farlo è diventato estremamente raro, a causa della forte tensione etnica.

L’assemblea cittadina di Mitrovica ha deciso lo scorso anno di procedere alla riapertura, inviando però la questione al governo kosovaro, che si trova ora a fronteggiare la resistenza dei cittadini serbi. Questi ultimi sostengono che l’apertura del ponte rappresenterebbe una minaccia alla loro sicurezza e alle basi della loro convivenza pacifica nella regione.

Dichiarazioni e timori della comunità serba

Nikola Kabasic, ex giudice del Kosovo e attivista per i diritti della comunità serba, ha sollevato preoccupazioni in merito alla sicurezza dei serbi, affermando che “la chiusura di questo ponte ha salvato la coesistenza in Kosovo”. Durante una recente manifestazione, Kabasic ha argomentato che il ponte, simbolo di divisione, ha fisicamente e metaforicamente protetto la popolazione serba da tentativi di pulizia etnica che si sono verificati negli anni passati.

Queste affermazioni si inseriscono in un contesto più ampio, in cui la minoranza serba teme che la riapertura del ponte possa rappresentare un passo verso la perdita della propria identità e sicurezza nel Kosovo del Nord.

Le reazioni di Pristina e della comunità internazionale

Posizioni del governo kosovaro e della comunità internazionale

La riapertura del ponte ha sollevato diverse polemiche, anche a livello internazionale. Il governo di Pristina, guidato dal premier Albin Kurti, ha respinto le accuse di provocazione, sottolineando l’importanza di favorire l’interazione pacifica tra le due comunità. Kurti ha anche risposto su X, denunciando la manipolazione delle notizie da parte della Serbia e sostenendo che nessun albanese stia eseguendo operazioni provocatorie sul ponte.

Nel frattempo, le autorità serbe non hanno tardato a condannare il piano di riapertura, considerandolo un tentativo deliberato di creare discordia. La tensione tra le due nazioni balcaniche si riaccende, con la comunità internazionale che osserva con attenzione gli sviluppi. La questione del ponte ha rappresentato un tema di discussione negli incontri tra Kosovo e Serbia, e il dialogo mediato dall’UE è tornato attuale.

Dichiarazione della KFOR e compiti futuri

La KFOR, la forza di pace della NATO, ha fatto sapere di essere pronta a intervenire qualora la situazione lo richieda. Gli ufficiali della missione hanno dichiarato di mantenere una presenza fissa intorno al ponte e di condurre pattugliamenti regolari per garantire stabilità e sicurezza nella regione. Lo scopo è proteggere tutte le comunità locali da eventuali conflitti e garantire che la vita proceda senza ostacoli.

Michael Davenport, capo della missione OSCE in Kosovo, ha espresso l’urgenza di riprendere il dialogo tra le parti. Ha sottolineato che tali discussioni dovrebbero mirare a migliorare le condizioni di vita per la popolazione e a creare opportunità per i giovani delle diverse comunità. La necessità di un approccio collaborativo è ora più evidente che mai, alla luce delle recenti tensioni che animano la cittadina di Mitrovica.

Il futuro di Mitrovica e del Kosovo del Nord dipenderà quindi dalla capacità delle autorità locali e internazionali di affrontare le sfide presentate dalla divisione e dal conflitto etnico, con l’obiettivo di garantire una coesistenza pacifica tra le varie comunità.

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