Alcuni attivisti pro-Palestina hanno dato vita a una manifestazione a Torino per contestare le attività di Leonardo S.p.A., un attore chiave nell’industria delle armi. Questa azione, avvenuta in corso Marche, si è concentrata sul legame tra l’azienda e le istituzioni accademiche, esprimendo preoccupazioni riguardo alla collaborazione nel campo della ricerca, che, secondo gli organizzatori, contrasta con i principi di pace e giustizia.
Chi è Leonardo S.p.A. e quali sono le sue operazioni
Leonardo S.p.A. è una delle aziende leader nel settore dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza. Con un fatturato nel 2023 di ben 14,7 miliardi di euro e un utile netto di 932 milioni, l’impresa gioca un ruolo cruciale nel panorama industriale globale. Leonardo, con sede in Italia, è famosa per la progettazione e produzione di una vasta gamma di sistemi avanzati destinati all’uso militare. Nella sua offerta possono essere inclusi elicotteri, droni, radar e tecnologie di sorveglianza, con clienti dislocati in tutto il mondo.
L’azienda impiega oltre 51.392 persone e vanta 111 siti di produzione, con una significativa presenza non solo in Italia, ma anche in Europa e negli Stati Uniti. Con cinque divisioni principali, che spaziano dagli elicotteri alla cybersecurity, Leonardo si posiziona tra i principali esportatori di armamenti, accedendo a contratti di valore enorme con governi e istituzioni militarizzate. Nonostante questo, la sua attività non è priva di controversie, soprattutto relative alle forniture vissute come problematiche verso paesi coinvolti in conflitti.
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La manifestazione e il simbolismo del carro armato di carta
La protesta di oggi ha preso una forma simbolica forte, con i manifestanti che hanno dato fuoco a un carro armato di carta, affiggendo ai suoi lati le immagini di importanti figure accademiche come Stefano Geuna, rettore dell’Università di Torino, Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino, e Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca. Questo gesto inteso ha l’obiettivo di sottolineare la connessione tra l’accademia e l’industria della guerra, uniche protagoniste di un rapporto denunciato dagli attivisti come inaccettabile.
Durante l’evento, i presenti hanno esposto striscioni e lanciato slogan contro l’export di armi italiane e gli usi delle tecnologie sviluppate in contesti bellici. Distribuendo volantini, hanno cercato di informare i passanti sulla necessità di deviare i fondi pubblici da progetti militari a iniziative civili. La risonanza di questo gesto rispecchia l’inquietudine di diversi gruppi all’interno della società, che vedono nelle collaborazioni tra università e industria bellica un potenziale allontanamento dai valori di pace.
Il dibattito sulla collaborazione tra università e industria militare
Il ruolo della ricerca accademica nel settore della difesa è un tema di grande rilevanza, sollevato dalla manifestazione. Gli attivisti sostengono che le università, frequentemente partner di Leonardo in progetti di ricerca, contribuiscono ad alimentare il complesso militare-industriale. Moltissimi studiosi e membri del corpo accademico, dall’altra parte, difendono tali collaborazioni affermando che la ricerca nell’ambito della difesa può generare innovazione e opportunità per la formazione di studenti.
Questa tensione riflette un contesto più ampio, dove si intrecciano questioni di sicurezza e responsabilità etica. La protesta ha riacceso discussioni pubbliche sulla legittimità delle pratiche di ricerca che promuovono tecnologie militari, polarizzando l’opinione tra chi considera tali sforzi necessari per la sicurezza nazionale e chi critica queste scelte in nome della pace e dei diritti umani.
Risonanza della protesta e prospettive future
L’azione dimostrativa ha catturato l’attenzione mediatica, amplificando le richieste degli attivisti. Il gesto provocatorio del rogo del carro armato rappresenta una significativa manifestazione della frustrazione sociale nei confronti di Leonardo e della sua connessione con il mondo accademico. Sebbene la dimensione della protesta sia stata limitata, il messaggio veicolato ha avuto una portata rilevante, evidenziando la crescente inquietudine attorno all’industria bellica e alle sue implicazioni.
Le domande rimangono aperte: quale deve essere il confine tra ricerca e produzione di tecnologie destinate all’uso militare? Qual è la responsabilità dell’accademia in questo contesto? La manifestazione ha contribuito a una riflessione più ampia su questi temi, rendendo evidente che il dibattito su tali questioni continuerà a essere attuale e controverso.