Processo per il crollo del ponte Morandi: testimonianze e ammissioni di responsabilità

Processo per il crollo del ponte Morandi: testimonianze e ammissioni di responsabilità

Il processo sul crollo del ponte Morandi coinvolge Paolo Strazzullo e Maurizio Ceneri, che forniscono testimonianze cruciali sulle responsabilità nella manutenzione e sicurezza dell’infrastruttura prima della tragedia.
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Processo per il crollo del ponte Morandi: testimonianze e ammissioni di responsabilità - Gaeta.it

L’attenzione rimane alta nei procedimenti legali riguardanti il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, che ha causato la tragica morte di 43 persone. Tra gli imputati figura Paolo Strazzullo, ex manager di Autostrade, il quale ha recentemente offerto dichiarazioni dettagliate durante il processo. Insieme a lui, emerge anche la figura di Maurizio Ceneri, ex dirigente della Spea, il quale sta contribuendo con le sue testimonianze. Il dibattito si concentra sulle responsabilità legate alla manutenzione e alla sicurezza del viadotto.

Le dichiarazioni di Paolo Strazzullo

Paolo Strazzullo ha esordito con un forte messaggio di cordoglio per le vittime e le loro famiglie. Nella sua deposizione, ha sottolineato che nei report allegati ai lavori di retrofitting non erano presenti segnalazioni di criticità, e ha enfatizzato come tutti i voti ricevuti fossero sotto il 43. Strazzullo ha descritto il suo arrivo a Napoli nel 2017 e la sua abilitazione per gestire il progetto relativo al viadotto Polcevera. Questo progetto riguardava, secondo quanto gli era stato comunicato, lavori di rinforzo delle strutture per garantire la restituzione dell’opera al termine della concessione e non per risolvere criticità imminenti.

Il manager ha anche chiarito di non aver mai avuto esperienza diretta con il viadotto prima di assumere la responsabilità del progetto, e di aver scoperto l’esistenza dei lavori solo successivamente. “Mi dissero che erano lavori in vista della restituzione dell’opera, non perché c’erano criticità”, ha affermato. Strazzullo ha ribadito che la sua partecipazione al progetto si è limitata alla supervisione, senza coinvolgimento diretto nelle fasi di progettazione. Queste affermazioni si inseriscono in un contesto di crescenti inquietudini sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture italiane.

Il ruolo di Maurizio Ceneri nel processo

Maurizio Ceneri, ex dirigente della Spea, ha iniziato a fornire il suo contributo al processo, prevedendo di continuare le sue dichiarazioni anche nei prossimi giorni. Il pubblico ministero Massimo Terrile, recentemente in pensione, aveva descritto Ceneri in modo critico, paragonandolo a un personaggio che “ammorbidiva” le relazioni sullo stato di salute del ponte Morandi. Questo commento ha sollevato interrogativi su come la sicurezza sia stata gestita e monitorata da parte della Spea.

Durante un intervento precedente, Ceneri ha raccontato che i controlli sul viadotto erano effettuati tramite ispezioni supplementari “a campione”, piuttosto che attraverso le verifiche periodiche richieste. Ha aggiunto che questi controlli “non avevano dato risultati di ammaloramenti gravi”, portando a considerazioni sull’efficacia delle pratiche di monitoraggio. Le sue parole pongono in evidenza la questione della trasparenza e dell’affidabilità nelle valutazioni della sicurezza delle infrastrutture, un tema centrale nel dibattito pubblico e legale attuale.

La testimonianza di Ceneri potrebbe rivelarsi fondamentale per il processo e darà maggiore luce sulle responsabilità legate alla gestione del ponte Morandi. Ci si aspetta che il suo contributo chiarisca ulteriormente il contesto operativo e le decisioni che sono state prese nei mesi e negli anni precedenti al crollo, così come le eventuali mancanze nel sistema di controllo e supervisione delle opere pubbliche.

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