Processo echidna: il coinvolgimento di salvatore gallo e la presenza della ’ndrangheta negli appalti in piemonte

Processo echidna: il coinvolgimento di salvatore gallo e la presenza della ’ndrangheta negli appalti in piemonte

L’inchiesta Echidna svela un sistema di corruzione e infiltrazioni della ’ndrangheta negli appalti pubblici in Piemonte, coinvolgendo politici come Salvatore Gallo e imprenditori legati a Sitaf e Sitalfa.
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L'inchiesta Echidna svela un sistema di corruzione e infiltrazioni della ’ndrangheta negli appalti pubblici in Piemonte, coinvolgendo politici, imprenditori e figure di potere come Salvatore Gallo. - Gaeta.it

L’inchiesta Echidna ha messo in luce un gioco di potere formato da relazioni tra imprese calabresi e appalti pubblici in Piemonte. Al centro dell’attenzione non c’è solo la ’ndrangheta, ma anche figure insospettabili legate al mondo politico e imprenditoriale. Salvatore Gallo, ex dirigente della Sitaf e volto conosciuto del Partito democratico piemontese, emerge come un simbolo di queste dinamiche opache, con accuse che spaziano dal peculato alla corruzione elettorale.

Il ruolo di salvatore gallo nel processo echidna

Salvatore Gallo, 84 anni, è noto per essere stato dirigente della Sitaf e un personaggio di rilievo nella scena politica piemontese, associato a tante realtà e reti di potere. Nonostante non gli vengano contestati reati di stampo mafioso, la procura ha elaborato un quadro d’accusa che include il peculato e la corruzione elettorale. Il pm ha chiesto per lui una condanna a 2 anni e 10 mesi col rito abbreviato.

Tra le accuse più pesanti c’è quella di aver fatto uso personale di una tessera carburante aziendale, con rifornimenti non giustificati, per spostamenti privati tra la sua abitazione e la sede della sua associazione politica, oltre che durante periodi di vacanza in Sardegna. La procura ha ricostruito queste spese insieme al Ros dei carabinieri, definendo la sua condotta come una violazione grave delle norme.

Al centro dell’inchiesta c’è anche la corruzione elettorale: secondo il pm Valerio Longi, Gallo avrebbe promesso favori a persone in cambio di voti per Caterina Greco, assessore metropolitano di Settimo Torinese e figura vicina al suo gruppo, durante le elezioni comunali del 2021. Questa accusa riguarda un meccanismo di scambio illecito dove la politica si lega direttamente a interessi personali e pressioni.

Gallo ha già risarcito le società coinvolte, Sitaf e Sitalfa, che non si sono costituite parte civile nel procedimento. Al contrario, il Comune di Brandizzo ha fatto richiesta di parte civile tramite il suo avvocato. La difesa del manager sostiene assenza di danni duraturi e nessun intento criminale, ma la procura mantiene una posizione netta. In tutto sono 18 gli imputati al rito abbreviato, con richieste di pena complessive superiori a 36 anni, e solo un’assoluzione proposta.

Accuse contro altri imputati e la struttura dell’organizzazione

Nel fascicolo complessivo spiccano accuse diverse, ma con un unico fil rouge che incrocia appalti e criminalità organizzata. L’avvocato Mauro Amoroso è stato oggetto di una richiesta di condanna a 3 anni e 4 mesi per tentata estorsione insieme a un altro imputato. Questo episodio si lega a richieste illegittime di denaro da parte di un imprenditore, segnalando un ambiente intriso di pressioni e ricatti.

Roberto Fantini, ex amministratore delegato di Sitalfa, è invece accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo le accuse, avrebbe favorito aziende con legami alla ’ndrangheta nell’assegnazione di lavori di manutenzione sull’autostrada A32. Ciò avrebbe garantito subappalti milionari a imprese formalmente pulite, ma riconducibili alle cosche calabresi, le quali avrebbero così infiltarto le grandi opere pubbliche del nord.

Il meccanismo descritto dalle indagini mostra una rete solida di complicità e silenzi tra imprenditori, politici e criminali, capace di aggirare i controlli e gestire appalti pubblici in modo fraudolento. Gallo, pur non accusato di essere un uomo di mafia, rappresenta una figura chiave: un uomo di potere che si muove con la convinzione di poter disporre delle risorse pubbliche come fossero personali, senza timori e regolamenti.

L’influenza della ’ndrangheta sugli appalti autostradali

L’indagine ha evidenziato come la ’ndrangheta abbia messo radici nei grandi appalti pubblici, in particolare quelli legati alla manutenzione e ai lavori sulle autostrade del Piemonte. Roberto Fantini ha avuto un ruolo centrale, secondo le accuse, nel favorire alcune ditte collegate alle cosche.

Le verifiche hanno anche scoperto che gli autisti delle aziende affiliate al clan Pasqua ottenevano rifornimenti di carburante senza pagare, sfruttando un sistema di sovraffatturazioni e risorse allocate attraverso i canali dell’azienda Sitalfa. Questo sistema avrebbe assicurato guadagni illeciti in cambio della sicurezza per la criminalità di controllare ampi segmenti degli appalti e delle forniture.

L’inchiesta è partita con 19 indagati, ma si è estesa per coprire un ampio intreccio di nomi, aziende e ruoli politici e amministrativi. Molti ricevettero avvisi di conclusione indagini. Questo dimostra la portata dell’infiltrazione mafiosa nelle opere pubbliche del nord Italia e la difficoltà nel contrastare queste reti al di fuori del sud.

I prossimi sviluppi del processo e le implicazioni

La sentenza del rito abbreviato, che coinvolge 18 imputati, è attesa per il 17 giugno 2025. Per gli altri imputati, il procedimento col rito ordinario partirà il 22 maggio 2025 a Ivrea. In entrambi i casi, il focus rimane sul delicato rapporto tra mafia, politica e appalti, evidenziando un quadro complesso dove la criminalità si serve di figure istituzionali e imprenditoriali per garantirsi il controllo.

La figura di Salvatore Gallo, al di là della sua condanna o meno, diventa esempio di un sistema che non ha bisogno solo della mafia tradizionale per intaccare le istituzioni. La sua vicenda racconta di una realtà in cui piccoli favoritismi, uso improprio di risorse pubbliche e accordi sottobanco creano un terreno fertile per la corruzione, il degrado amministrativo e la sfiducia pubblica.

Il processo Echidna infatti punta a smantellare quella rete che ha permesso infiltrationi mafiose nel cuore del nord produttivo, ma mostra anche come siano necessarie nuove strategie di controllo e trasparenza per tutelare gli appalti pubblici da queste dinamiche. La partita continua nelle aule di giustizia.

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