Il processo riguardante il naufragio del caicco Summer Love, avvenuto il 26 febbraio a Steccato di Cutro e costato la vita a 94 persone, prosegue con una giornata dedicata alle arringhe della difesa. Gli avvocati Teresa Paladini e Salvatore Perri, legali degli imputati Sami Fuat, Khalid Arslan e Hasab Hussain, hanno presentato le loro argomentazioni mostrando diverse criticità nel procedimento giudiziario.
Le criticità sollevate dagli avvocati
Nella loro richiesta di assoluzione, i legali hanno messo in luce elementi preoccupanti riguardanti le testimonianze da parte dei testimoni. In particolare, hanno evidenziato come non fosse stato comunicato loro dalla polizia giudiziaria il diritto di non rispondere, essendo essi stessi coinvolti in indagini relative all’immigrazione clandestina. Tale aspetto coinvolge la validità delle dichiarazioni rese e mette in discussione l’imparzialità del processo.
Le contestazioni si sono estese anche alle traduzioni degli interrogatori, che sono state giudicate imprecise e confuse. Alcuni testimoni hanno successivamente confermato che le traduzioni presentavano errori di interpretazione, compromettendo così la comprensione dei loro racconti. Le difese hanno sostenuto che la situazione psicofisica precaria in cui si trovavano i testimoni al momento della tragedia possa aver influito sulla loro capacità di fornire dichiarazioni affidabili e coerenti.
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In aggiunta, è stato sollevato un dubbio sull’efficacia del metodo di identificazione degli scafisti. Gli imputati sono stati riconosciuti in un album fotografico contenente immagini di altre persone estranee al naufragio, il che è stato considerato altamente problematico. Paladini ha descritto i verbali di identificazione come se fossero stati redatti in modo grossolano. A conferma di questa tesi, è stata citata la testimonianza di un superstite, il quale ha riportato di essere stato sollecitato da un poliziotto a riconoscere un presunto scafista. Tale episodio ha alimentato il dibattito sulla validità del sistema di raccolta delle testimonianze al momento del salvataggio.
Accuse di naufragio colposo e la posizione della difesa
Salvatore Perri ha contestato le accuse di naufragio colposo, dichiarando che l’accusa sostiene che i suoi assistiti non avrebbero fatto alcun tentativo di prevenire il naufragio. Perri ha puntualizzato come i suoi clienti non avrebbero avuto il potere di fermare l’imbarcazione, chiedendo al presunto scafista di dirottare il tragitto verso un porto sicuro. La difesa ha posto l’accento sul fatto che le decisioni operative riguardo alla navigazione non fossero chiaramente nelle loro mani, lasciando così in discussione le responsabilità attribuite loro dagli inquirenti.
Il legale ha anche ribadito l’importanza di un esame rigoroso delle prove, affermando che la condanna non può basarsi su affermazioni non corroborate, ma deve avere un fondamento di certezza assoluta per superare ogni ragionevole dubbio. Questo è un elemento cruciale in un caso così complesso, dove le vite di persone potrebbero essere messe a rischio a causa di un apparente disguido nella raccolta delle prove e nella loro interpretazione.
La prossima fase del processo
Il 10 dicembre il tribunale procederà con le repliche del pubblico ministero, seguito dalla sentenza. Le arringhe presentate dagli avvocati sottolineano l’importanza di un processo giuridico che non solo aspiri a giustiziare, ma che garantisca anche rispetto e affidabilità nel metodo seguito.
Il caso del naufragio di Cutro continua a sollevare domande sulla gestione dei salvataggi in mare e sull’adeguatezza delle procedure di identificazione, aspetti che potrebbero influenzare non solo il destino degli imputati, ma anche il dibattito più ampio sull’immigrazione e sul trattamento delle persone coinvolte nei drammatici eventi legati ai flussi migratori.