Il 17 marzo 2025 segna il decimo anniversario di un tragico evento che ha scosso Pordenone: l’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone. La coppia, descritta come affiatata e ben inserita nella comunità, fu colpita a morte mentre si trovava nella propria auto nel parcheggio del Palasport di via Interna. La vicenda ha lasciato un segno indelebile non solo nei familiari delle vittime ma anche in tutta la cittadinanza, che continua a ricordare l’evento attraverso piccoli gesti commemorativi.
Il duplice omicidio: una cronaca di un evento drammatico
Il sinistro avvenne intorno alle 19.47, come evidenziato da successive analisi. Teresa e Trifone avevano appena terminato il loro allenamento in palestra e si trovavano in auto quando furono raggiunti da alcuni colpi di pistola. La notizia si diffuse rapidamente e l’intera comunità si mobilitò per comprendere la dinamica di quanto accaduto. Ricerche e indagini furono avviate immediatamente, coinvolgendo il nucleo investigativo dei Carabinieri di Pordenone, che avrebbero raccolto prove cruciali nel tentativo di risolvere il caso.
A distanza di anni, i residenti del luogo hanno mostrato un segno tangibile di ricordo, deposta fiori e oggetti commemorativi nei pressi del tragico luogo. Secondo un servizio del Messaggero Veneto, la memoria di Teresa e Trifone continua a vivere tra le persone, simbolo di una vita spezzata in giovane età.
L’arresto di Giosuè Ruotolo: dettagli sull’indagine
L’indagine portò rapidamente all’arresto di Giosuè Ruotolo, riconosciuto come l’unico colpevole della folle tragedia. Ruotolo, trentenne come le vittime, affrontò diversi gradi di giudizio e fu condannato all’ergastolo sulla base di numerosi indizi. Ex militare campano, in un tragico colpo del destino, partecipò al funerale di Trifone portando la bara del suo ex commilitone.
La raccolta di prove fu meticolosa e svolta con attenzione dagli investigatori. Tra gli elementi chiave, si trovò un video di sorveglianza che riprendeva la sua auto nella zona del delitto. Inoltre, un testimone, Maurizio Marcuzzo, un runner che si trovava nelle vicinanze, contribuì con la sua deposizione al processo. Non solo, mesi dopo il delitto, fu recuperata la pistola usata nel crimine in un laghetto del parco San Valentino, un altro elemento che collegava Ruotolo al crime scene di violenza.
Le motivazioni e le prove contro Ruotolo
Le motivazioni di questo crimine furono legate a sentimenti di gelosia e rabbia. Gli inquirenti fecero emergere anche e-mail e messaggi molesti inviati a Teresa, creati attraverso un profilo Facebook anonimo. Questo profilo, risultato essere stato realizzato da Ruotolo insieme alla sua fidanzata Maria Rosaria Patrone, aggiunse ulteriori prove alla già ingente raccolta di indizi.
Le indagini rivelarono anche azioni di cancellazione di informazioni su telefoni e computer, alimentando l’ipotesi di un tentativo di depistaggio da parte dell’assassino. Ruotolo, che ambiva ad entrare nella Guardia di Finanza, avrebbe cercato di coprire il suo coinvolgimento nel crimine attraverso dichiarazioni che rivelarono incongruenze, culminando in un alibi non verificabile. Le contraddizioni emerse durante il processo portarono il giudice a considerare la situazione come una vera e propria imboscata.
A dieci anni dall’accaduto, la comunità di Pordenone continua a mantenere viva la memoria di Teresa e Trifone, riflettendo sull’importanza di giustizia e ricordo in un contesto di terrore e vulnerabilità.