Il dibattito sul ponte sullo Stretto di Messina torna ad accendersi con un nuovo confronto a Villa San Giovanni, dove associazioni ambientaliste e movimenti locali hanno evidenziato i problemi legati a questa infrastruttura. Un’opera che, oltre ad apparire inutile e costosa, rischierebbe di causare danni ambientali pesanti e sottrarre risorse fondamentali a Calabria e Sicilia. Diverse voci politiche e associazioni si sono espresse con fermezza sulle conseguenze di questo progetto.
Il convegno di villa san giovanni: critiche e preoccupazioni ambientaliste
A Villa San Giovanni si è tenuto un convegno promosso da Greenpeace, Legambiente, Lipu, WWF Italia e Movimento No Ponte Calabria, con l’obiettivo di mettere in evidenza le controindicazioni del ponte sullo Stretto di Messina. I partecipanti hanno contestato non solo la progettualità dell’opera, ma anche i suoi effetti sull’ambiente e le ricadute economiche per le regioni coinvolte. L’appuntamento ha raccolto esperti, attivisti e rappresentanti politici per discutere delle numerose criticità .
Dubbi sulla valutazione tecnica e ambientale
Queste associazioni hanno sottolineato che non esiste allo stato attuale una valutazione tecnica realmente completa riguardo alla fattibilità del ponte, né sono stati esaminati dettagli importanti come la stabilità della struttura o l’effettiva sostenibilità ambientale. La Valutazione di impatto ambientale effettuata finora non approfondisce questi aspetti fondamentali, generando dubbi sull’intero iter procedurale. A questo si aggiunge la spesa prevista, pari a 14 miliardi di euro, ingente se si pensa alle condizioni delle infrastrutture esistenti.
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Le condizioni delle regioni interessate parlano chiaro. La Sicilia, ad esempio, si trova ancora con una rete ferroviaria a binario unico che limita fortemente la mobilità , le scuole e la sanità in entrambe le regioni mostrano forti segni di disagio. Le associazioni hanno messo in evidenza come questi fondi potrebbero essere impiegati per migliorare l’assetto già presente anziché per un’opera dal futuro incerto e dai possibili effetti negativi sull’ambiente.
Le parole di angelo bonelli: opposizione parlamentare e dubbi tecnici
Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, ha ribadito la ferma opposizione al progetto. Ha accusato gli esponenti politici favorevoli, come Matteo Salvini e i suoi sostenitori, di portare avanti un’opera senza basi tecniche solide e forzando le leggi dello Stato. Secondo lui, non ci sono organismi tecnici che abbiano certificato la fattibilità di un ponte a campata unica, una soluzione che era stata ipotizzata come unica possibile per il progetto.
Bonelli ha lamentato un bypass del Ministero dei Lavori Pubblici, che in passato avrebbe dovuto svolgere un ruolo centrale nella verifica tecnica di simili infrastrutture. La metodologia adottata dà poca garanzia sulla sicurezza e la funzionalità dell’opera. Oltre a questo, il parlamentare ha insistito sul fatto che mentre per il ponte si prevedono stanziamenti enormi, le priorità reali delle regioni popolari rimangono scoperte.
Le risorse da destinare alle priorità reali
Il nodo resta dunque quello della distribuzione delle risorse: da una parte il progetto faraonico, dall’altra bisogni concreti come potenziare il trasporto su ferro, migliorare il sistema scolastico e la sanità che versa in condizioni critiche. Bonelli ha definito ingannatori gli esponenti politici che promettono di far convivere entrambi gli obiettivi, senza però dimostrare come questo possa accadere.
L’intervento di pasquale tridico: ragioni politiche, economiche e sociali del no
Pasquale Tridico, capo delegazione del Movimento 5 Stelle in Europa, ha elencato una serie di motivi per dire no al ponte. Si tratta di ragioni politiche, tecniche, economiche e sociali che convergono verso l’urgenza di respingere il progetto. Ha fatto notare come i problemi tecnici attuali implichino che il ponte potrebbe servire solo al traffico su gomma, escludendo il trasporto ferroviario, una limitazione significativa rispetto a quanto dichiarato nei propositi iniziali.
Impatti ambientali e sociali
Sotto il profilo ambientale, Tridico ha richiamato l’attenzione sui pesanti impatti sul territorio, comprese procedure di esproprio che potrebbero costringere molte famiglie a lasciare le proprie abitazioni. Questo aspetto rende l’opera non soltanto una minaccia all’ambiente ma anche una questione sociale rilevante, con conseguenze per intere comunità .
Rischi economici e legalitÃ
Dal punto di vista economico, ha sottolineato come il progetto possa aprire spazi per illegalità e affari illeciti, sottraendo risorse preziose dalla Calabria e dalla Sicilia. La richiesta di fondi, infatti, rischia di deviare capitali che potrebbero risolvere emergenze sanitarie o sviluppare le infrastrutture già esistenti, più urgenti per la vita quotidiana delle persone.
Questo intervento ha messo in luce il fatto che la volontà di costruire il ponte è rimasta forte, ma troppo poco giustificata da evidenze concrete e troppo esposta a rischi di malgestione, con ricadute negative per chi vive nelle aree interessate dal progetto.