La formazione di un grande foro nel ghiaccio marino antartico noto come polinia di maud rise ha da tempo attirato l’interesse dei climatologi. Questo fenomeno, osservato per la prima volta negli anni ’70 nel mare di weddell, è tornato alla ribalta durante gli inverni del 2016 e 2017, quando un’enorme area ghiacciata si è aperta lasciando emergere un buco di circa 80.000 chilometri quadrati. Recenti studi hanno finalmente chiarito quali forze naturali spingono la formazione e la persistenza di questa apertura nel fragile ecosistema dell’Antartide.
Il fenomeno della polinia di maud rise e le sue prime osservazioni
Il fenomeno noto come polinia di maud rise è stato documentato per la prima volta nel 1974 e successive volte nel 1976 nel mare di weddell. Si tratta di una notevole apertura di ghiaccio marino, di dimensioni paragonabili a quelle di uno stato come la svizzera, che si crea spontaneamente nel ghiaccio marino esteso che circonda l’Antartide. Questi buchi nel ghiaccio sono fenomeni naturali in cui zone di acqua libera rimangono scoperte nonostante le bassissime temperature e le condizioni favorevoli alla formazione del ghiaccio marino. Negli anni, la polinia di maud rise si è aperta in modo sporadico ma significativo, spostando l’attenzione scientifica sulla necessità di comprendere il processo che ne determina la genesi.
Dinamiche stagionali e formazione della polinia
Gli studiosi hanno notato che il fenomeno si presenta in particolare nel passaggio dall’estate all’inverno australe, quando la superficie di ghiaccio marino si espande da valori minimi intorno ai 3 milioni di chilometri quadrati fino a superare i 18 milioni durante i mesi freddi. La polinia si forma quando i venti provenienti dall’entroterra antartico spingono e separano le lastre di ghiaccio, creando spazi d’acqua libera. Questo fenomeno ha attirato l’interesse massimo durante gli inverni 2016 e 2017 quando la polinia di maud rise è arrivata ad aprirsi e mantenersi per settimane, in modo più imponente rispetto alle precedenti osservazioni degli ultimi decenni.
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Le scoperte sul ruolo delle correnti marine e la montagna sottomarina
Nel tentativo di spiegare la ripetuta apertura della polinia, i ricercatori si sono concentrati su vari fattori oceanici e atmosferici. Hanno individuato la corrente subsuperficiale del mare di weddell, conosciuta come weddell gyre. Nel 2016 e 2017 questa corrente è risultata più intensa rispetto agli anni passati, portando una maggiore quantità di acqua salata e calda verso la superficie. La particolare configurazione geografica ha giocato un ruolo cruciale: la polinia si forma attorno a maud rise, una montagna sottomarina che agisce come un punto di ancoraggio per i flussi d’acqua.
Il movimento a spirale dell’acqua salina
La combinazione tra la forza della weddell gyre e il vento che soffia in superficie ha creato un movimento a spirale, che ha trascinato verso l’alto l’acqua salina intorno alla maud rise. L’acqua più salata ha abbassato il punto di congelamento dell’acqua superficiale, impedendo la formazione del ghiaccio e permettendo alla polinia di rimanere aperta per un periodo prolungato. Questa azione spiega perché il buco nel ghiaccio è rimasto visibile e persistente durante gli inverni più recenti.
L’importanza delle osservazioni recenti e le implicazioni per il clima antartico
Le anomalie del 2016 e 2017 hanno fornito dati preziosi per capire i meccanismi dietro la formazione e la durata della polinia di maud rise. Osservazioni satellitari e misure in situ hanno permesso di monitorare l’interazione tra vento, correnti oceaniche e topografia sottomarina. Prima di questi eventi, la polinia era spesso sfuggita agli studi dettagliati a causa della sua natura intermittente e della difficoltà di accesso in condizioni estreme.
Nuove conoscenze sugli oceani antartici
La conferma del legame tra weddell gyre e la formazione del buco ha ampliato la conoscenza del funzionamento degli oceani antartici e dei loro effetti sul ghiaccio marino. Questo fenomeno mostra come condizioni locali, sia atmosferiche che oceaniche, possano alterare significativamente la superficie ghiacciata, con possibili conseguenze su correnti, temperatura dell’acqua e ecosistemi marini. La comprensione di questi processi aiuta ad affinare le proiezioni a medio termine sul comportamento del ghiaccio antartico in un contesto climatico che mostra continue variazioni.
Le osservazioni del passato e i dati recenti si integrano per delineare in modo più preciso la complessità dei fenomeni naturali che coinvolgono il mare di weddell e il continente antartico. Questi studi sono essenziali per capire l’evoluzione dell’ambiente polare e le sue dinamiche fragile.