Polemica sul tentativo di equiparare gli stipendi tra deputati e senatori a Montecitorio

Polemica sul tentativo di equiparare gli stipendi tra deputati e senatori a Montecitorio

Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia propone un confronto tra Camera e Senato per uniformare i trattamenti economici, ma il Movimento 5 Stelle denuncia rischi di aumenti e ripristino dei vitalizi.
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Un ordine del giorno di Fabio Rampelli per uniformare i trattamenti economici tra Camera e Senato ha scatenato critiche dal Movimento 5 Stelle, che teme il ritorno dei vitalizi e aumenti degli stipendi parlamentari; la proposta, però, non è mai stata formalmente depositata. - Gaeta.it

Un ordine del giorno firmato da Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e esponente di Fratelli d’Italia, ha scatenato un acceso dibattito a Montecitorio. L’atto mirava a intensificare il confronto con il Senato per ridurre le differenze nelle regole comuni ai due rami del Parlamento, specie riguardo ai trattamenti economici. Il Movimento 5 Stelle ha subito criticato la proposta, accusandola di voler ripristinare i vitalizi e aumentare gli stipendi dei parlamentari. La vicenda ha scatenato una serie di reazioni incrociate e dichiarazioni, anche in virtù della delicatezza del tema ponte fra Camera e Senato.

La proposta di rampelli e le sue caratteristiche

Fabio Rampelli ha presentato un ordine del giorno indirizzato alla commissione bilancio della Camera, nel quale si chiedeva di lavorare con il Senato per superare le “eccessive differenziazioni” tra le normative relative a istituti comuni di entrambi i rami parlamentari. L’obiettivo, secondo l’esponente di Fratelli d’Italia, era quello di tutelare l’amministrazione parlamentare e i suoi dipendenti, armonizzando le regole tra Camera e Senato.

Rampelli ha spiegato di aver suggerito in modo informale di predisporre un testo che escludesse espressamente parlamentari ed ex parlamentari dal riordino del trattamento economico. Tale misura doveva evitare polemiche e distorsioni mediatiche. Alla fine, però, questo ordine del giorno non è mai stato depositato ufficialmente agli atti parlamentari. Il vicepresidente della Camera ha sottolineato che la sua proposta rimane una bozza informale, e dunque non può essere considerata un documento parlamentare vero e proprio.

Le reazioni del movimento 5 stelle e le accuse di aumento stipendi

Il Movimento 5 Stelle ha reagito con fermezza all’ipotesi di equiparare gli stipendi di deputati e senatori. Riccardo Ricciardi, capogruppo M5s alla Camera, ha attaccato apertamente l’intento, definendolo un espediente per ripristinare i vitalizi e gonfiare i compensi parlamentari. Ha denunciato un tentativo di far passare la misura senza troppo clamore, sottolineando che il testo prevedeva proprio l’allineamento economico tra i due rami.

Anche Michele Gubitosa, collega di Riccardo Ricciardi, ha accusato i firmatari dell’ordine del giorno di “mettere insieme finti patrioti” e inscenare uno stratagemma per favorire aumenti impropri delle indennità. Per il M5s, dietro la proposta si nasconde una volontà di tornare a meccanismi ormai superati, come i vitalizi, considerati privilegi ingiustificati dalla maggioranza politica che li ha aboliti.

La confusione sugli atti ufficiali e le dichiarazioni incrociate

L’elemento centrale della controversia riguarda proprio il fatto che l’ordine del giorno attribuito a Rampelli non risulti formalmente depositato nei documenti ufficiali della Camera. Il vicepresidente ha ribadito che il testo è rimasto a livello informale proprio per evitare strumentalizzazioni e fraintendimenti.

Dal canto loro, i pentastellati hanno insistito nel sostenere che quel testo era circolato e che per questo motivo Rampelli e il centrodestra avrebbero dovuto ritirarlo. Riccardo Ricciardi ha descritto la situazione come una specie di “presa con le mani nel sacco” da parte di Fratelli d’Italia e alleati. Questo scontro evidenzia le tensioni attuali tra le forze politiche sulla trasparenza e sulle trattative parlamentari.

Rampelli ha poi ribadito che l’odg non esiste formalmente né per la giunta né per gli uffici competenti, smentendo quindi le accuse di voler riattivare vitalizi o aumenti automatici e generalizzati degli stipendi parlamentari. In questo modo la vicenda rimane incerta, intrecciata a un clima politico teso in vista di futuri confronti tra camere.

Il contesto parlamentare e le implicazioni per la governance economica dei parlamentari

La questione dell’allineamento degli istituti tra Camera e Senato riguarda da tempo regole e compensi che appaiono non sempre omogenei. Ogni ramo del Parlamento ha definito nel tempo diverse norme su indennità, rimborsi e assistenza economica per i propri componenti. Spesso queste differenze hanno sollevato proteste da parte dei deputati o senatori penalizzati rispetto al ramo opposto.

Intensificare il confronto tra le commissioni di Camera e Senato rappresenta un passaggio tecnico necessario per raggiungere uniformità normativa. Questo processo, però, si scontra con le sensibilità politiche dei vari schieramenti, che temono ogni modifica possa nascondere aumenti non giustificati o riproporre privilegi aboliti tempo fa.

Nel caso specifico di Rampelli, è evidente che l’argomento è stato percepito come delicato sia per i riflessi sull’immagine pubblica del Parlamento sia per le implicazioni economiche dirette per deputati e senatori. Le successive polemiche hanno bloccato ogni possibile avanzamento, lasciando in sospeso la questione di come il Parlamento regolerà in futuro il trattamento economico dei propri membri.

Per ora la discussione resta confinata nell’ambito delle interlocuzioni informali, ma non mancherà di riemergere non appena si tornerà a discutere di bilancio interno e riorganizzazione delle risorse parlamentari. Il confronto tra Camera e Senato continua a rappresentare uno dei temi più delicati nel rapporto tra istituzioni e opinione pubblica.

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