Un uomo di 31 anni, originario di pinerolo, è finito sotto processo a torino dopo una serie di furti ai distributori automatici compiuti in diverse città italiane. La sua storia si intreccia con una grave dipendenza da crack, che lo ha spinto a commettere reati per ottenere qualche spicciolo. Il tribunale ha inflitto una condanna di quasi cinque anni, ma resta il dubbio sulle possibilità di recupero.
La serie di furti ai distributori automatici in diverse città italiane
L’uomo ha messo a segno decine di colpi ai distributori automatici sparsi tra torino, milano, cuneo, savona e altre località italiane. Nel corso di circa tre anni, dal 2021 al 2024, ha ripetutamente danneggiato le macchine con un cacciavite, rompendo vetri e svuotando gli incassi. In molti casi il bottino era davvero esiguo, appena qualche spicciolo o due merendine e una bevanda.
Questa attività criminale non era pianificata a lungo termine, ma presentava un ritmo quasi quotidiano. Natale 2022 e agosto 2023 sono solo due tra i numerosi momenti in cui è stato intercettato durante i furti. La difficoltà economica e la dipendenza lo hanno portato a considerare questa routine come unica via per procurarsi il denaro necessario, soprattutto per sostenere la sua tossicodipendenza.
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Il processo a torino e la sentenza emessa dal tribunale
Il procedimento giudiziario si è concluso con la condanna a quattro anni e dieci mesi di reclusione per una serie di reati legati ai furti ai distributori automatici. Il tribunale ha anche inflitto una multa e ha disposto un risarcimento danni a favore di una delle aziende colpite, che si era costituita parte civile.
A difenderlo c’era inizialmente l’avvocato vittorio rossi, poi sostituito dalla collega monica galluzzo. In aula si è tentato di spiegare la realtà dietro i reati, illustrando la spirale di tossicodipendenza da crack che ha segnato la sua vita. Gli avvocati hanno sottolineato i tentativi di disintossicazione e la partecipazione a un percorso per uscire dalla dipendenza.
L’attenzione si è focalizzata sul fatto che non si trattava di un delinquente organizzato o di un ladro abituale in senso usuale, ma di una persona spinta dal bisogno associato a una sostanza che distrugge lentamente ogni aspetto della sua quotidianità.
L’impatto della dipendenza da crack sulla vita e sulle scelte
La dipendenza da crack gli ha tolto gran parte di ciò che formava una vita normale. Relazioni familiari, una casa stabile, dignità personale sono tutti frammenti persi nel vortice della droga. La sua routine quotidiana ruota intorno al bisogno di procurarsi poche monete per comprare la dose successiva.
La sua strategia per ottenere quei pochi spiccioli si è tradotta in azioni illecite: usare un cacciavite per forzare i distributori, rompere i vetri, prendere il denaro contenuto all’interno. Questi atti non erano finalizzati a grandi guadagni ma esclusivamente alla sopravvivenza, in una situazione segnata da un disagio profondo e da una dipendenza che schiaccia ogni altro aspetto.
Le difficoltà del recupero e le prospettive future dopo la condanna
La frequenza dei furti dimostra come la necessità fosse quotidiana, un’ossessione che si è protratta per anni. Le telecamere di sorveglianza e le forze di polizia lo hanno più volte individuato e fermato. Dopo ogni arresto l’uomo ha confessato e ha affrontato conseguenze legali, finendo in carcere, ma al rilascio il ciclo riprendeva senza tregua.
Il percorso di uscita dalla tossicodipendenza si è rivelato molto complicato. Nonostante i tentativi e la partecipazione a un programma di recupero, l’uomo è ricaduto più volte. Questo dimostra la forza della dipendenza, spesso sottovalutata quando si parla di reati minori legati al consumo di droga.
La sentenza del tribunale rappresenta una risposta della giustizia ai ripetuti episodi di furto, ma resta l’incertezza sulle condizioni che favoriranno davvero una trasformazione duratura. Arrestare e condannare senza affrontare la componente sanitaria e sociale rischia di mantenere un circolo vizioso.
L’extracomunità e le strutture sociali hanno compiti diversi ma complementari nel sostenere chi vive situazioni di grave disagio. In questo caso, l’uomo potrebbe aver bisogno di soluzioni integrate, tra supporto medico, sociale e legale, per non tornare a delinquere.
I fatti raccontano di un’esistenza segnata dall’abuso di sostanze e dalle conseguenze penali. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se la condanna riuscirà a interrompere il meccanismo che ha trasformato una persona in un frequentatore abituale dei tribunali e delle celle di prigione.