Il legame tra la città di Lecco e le montagne circostanti è al centro del dibattito tra appassionati e studiosi della montagna lecchese. Pietro Corti, storico dell’alpinismo e autore di numerose guide, offre un quadro approfondito sull’evoluzione, le opportunità e le sfide che riguardano questo territorio. Tra storia, cultura e tutela ambientale, emergono aspetti meno noti ma fondamentali per comprendere il presente e il futuro della montagna lecchese.
La montagna come elemento identitario e quotidiano per i lecchesi
Lecco si distingue come città alpina per la prossimità immediata tra ambiente urbano e paesaggio montano. Le pareti verticali di roccia sono a pochi passi dal centro, creando un contesto unico di antropizzazione e natura selvaggia. Corti sottolinea che in molte famiglie lecchesi c’è almeno un componente appassionato di escursionismo o arrampicata. Le numerose associazioni locali testimoniano un coinvolgimento radicato della popolazione che, attraverso eventi e commemorazioni come quella del cinquantesimo anniversario della prima salita della parete ovest del Cerro Torre, mantiene viva la memoria storica e l’interesse per l’alpinismo.
Il legame con la montagna si traduce anche in una frequentazione diffusa, con quartieri di Lecco che confinano direttamente con pendii ripidi e sentieri. Non mancano però segnali di indifferenza o sottovalutazione, soprattutto sul fronte della salvaguardia del territorio. La percezione di un paesaggio montano sempre disponibile rischia di portare a una minore attenzione verso la gestione e la conservazione di un ambiente fragile. Corti invita a riflettere sulle scelte delle istituzioni locali e sull’impegno necessario per garantire che questa relazione privilegiata si mantenga nel tempo senza perdere autenticità.
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La storia alpinistica di lecco e le potenzialità ancora da valorizzare
La lunga tradizione alpinistica di Lecco risale all’Ottocento con figure come l’Abate Antonio Stoppani e i pionieri del Club Alpino Italiano a Lecco. Questa eredità ha attraversato decenni di imprese e personaggi che hanno influenzato l’alpinismo ben oltre i confini locali. A partire dagli anni ’80 si è affermata in città anche l’arrampicata sportiva, ampliando le opportunità offerte dal territorio.
Nonostante questo bagaglio culturale e storico, Corti ritiene che Lecco non sfrutti appieno le potenzialità legate a questa tradizione. La definizione di “capitale mondiale dell’alpinismo” appare, per ora, un ideale lontano dalla realtà. Per raggiungerlo servirebbero investimenti mirati, soprattutto nella valorizzazione culturale e nella divulgazione storica. Migliorare la segnaletica, offrire servizi per escursionisti e arrampicatori e curare il mantenimento dei sentieri emergono come priorità concrete. L’impegno delle associazioni locali e un crescente interesse delle amministrazioni rappresentano segnali positivi, ma la sfida è quella di far crescere la città nello spirito e nella pratica alpinistica, mettendo in gioco risorse e progettualità.
La tutela ambientale e il dibattito sulle infrastrutture ai piani d’erna
L’ambiente montano intorno a Lecco impone riflessioni rigorose sulla sua protezione. Il progetto di una nuova strada ai Piani d’Erna ha suscitato accese discussioni. Corti considera questa ipotesi in contrasto con la necessità di rispettare e conservare le caratteristiche uniche del territorio. I Piani d’Erna rappresentano una località pregiata, già collegata alla città tramite funivia, che merita un approccio che eviti impatti negativi al paesaggio e all’ecosistema.
Le dichiarazioni riportate su cartelli storici, che indicano come la funivia abbia preservato l’ambiente di Erna, evidenziano le critiche verso interventi viari che potrebbero determinare una trasformazione irreversibile. Le regolamentazioni previste per l’utilizzo della strada non sembrano sufficienti a garantire un controllo rigoroso, vista la variabilità delle amministrazioni comunali e le possibilità di accesso per mezzi motorizzati su sentieri montani. La discussione mette in luce la difficoltà di bilanciare interessi di sviluppo e conservazione, in un contesto fragilissimo sotto molti punti di vista.
I piani resinelli tra gestione turistica e conservazione del patrimonio naturale
I Piani Resinelli, meta storica per alpinisti e turisti, mostrano una situazione delicata. L’afflusso massiccio di visitatori ha portato a un’alta densità di parcheggi, spesso coincidente con un’improvvisazione nella gestione delle aree di sosta per i sentieri della Grigna. Il Parco Valentino, zona boschiva che potrebbe rappresentare un polo di turismo naturale e culturale, resta sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità.
Corti segnala inoltre che i sentieri lungo la Grigna si stanno deteriorando e richiedono interventi urgenti. La presenza di un ufficio guide sarebbe fondamentale per offrire percorsi sicuri e orientare gli escursionisti, limitando così le chiamate al Soccorso Alpino conseguenti a incidenti. Sul piano culturale, la mancanza di spazi pubblici adeguati per eventi e conferenze riduce le possibilità di promuovere la storia e la natura dei Resinelli come attrazione duratura. La situazione attuale evidenzia la necessità di un progetto integrato che contempli turismo, manutenzione e cultura.
Come lecco potrebbe valorizzare e proteggere il proprio territorio montano
Lecco si trova a un crocevia tra sviluppo urbano e conservazione naturale che richiede scelte precise. La presenza del campus universitario e i collegamenti stradali europei danno alla città uno slancio potenziale verso un turismo legato all’outdoor. Le bellezze paesaggistiche e la storia alpinistica possono diventare elementi trainanti per differenziare Lecco rispetto ad altre mete.
Per una valorizzazione autentica, è necessario evitare soluzioni che puntano su spettacolarità effimera o investimenti poco sostenibili. Corti segnala quanto accaduto in territori vicini con progetti sugli impianti sciistici a quote ormai marginali. Lecco potrebbe rappresentare un modello diverso, capace di unire cultura, turismo responsabile e cura dell’ambiente, recuperando la sua tradizione verticale anche nel rapporto con la “città del ferro”, dove si producevano chiodi e attrezzatura alpinistica.
Continuare su questa strada implica un impegno costante delle istituzioni e della cittadinanza per mantenere un equilibrio tra crescita e salvaguardia. La montagna di Lecco conserva tracce profonde di un passato ricco di eventi e personalità, e possiede risorse naturali che meritano una gestione attenta e lungimirante. Il futuro del territorio si gioca su questi temi concreti, dove ogni scelta può determinare il profilo e l’identità di una città già da tempo in stretta relazione con la sua montagna.