Nel cuore di courmayeur, nel 2025, il ristorante pierre alexis 1877 torna a proporre un’esperienza gastronomica che fonde natura, tecniche moderne e tradizione alpina. Guidato dallo chef stefano alessandro marchetto e dalla sua famiglia, il locale si prepara a vivere la stagione estiva offrendo menù freschi elaborati con prodotti stagionali e innovativi percorsi degustazione, capaci di raccontare la montagna attraverso il gusto.
La cucina del bosco e la ripresa della stagione nel cuore di courmayeur
Situato a pochi passi dal centro di courmayeur, pierre alexis 1877 riprende le attività dopo la pausa primaverile con una proposta che evidenzia il legame stretto tra territorio e ingredienti locali. Lo chef marchetto definisce la sua cucina “del bosco”, perché utilizza materie prime raccolte direttamente dalla natura circostante, radicate nella tradizione valdostana ma rivisitate con un approccio contemporaneo.
L’ambiente montano, in estate illuminato da una luce particolare e avvolto nel verde intenso, diventa ispirazione e cornice per piatti che mettono in primo piano erbe spontanee, bacche e verdure dell’orto. La famiglia marchetto gestisce il ristorante con cura e passione, dando rilievo a ogni dettaglio per far sentire ogni ospite immerso nell’atmosfera alpina più autentica.
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Questo ritorno coincide con una stagione che qui si veste di freschezza e specificità, mettendo in mostra ingredienti poco comuni e tecniche che si rifanno a tradizioni antiche, aggiornate attraverso fermentazioni e cotture precise. L’uso di prodotti locali come burro d’alpeggio, farine di mulini artigianali o carni disossate in cucina dimostra come il lavoro della famiglia vada oltre la semplice preparazione del cibo, coinvolgendo tutto il processo produttivo.
Menù pranzo estivo pensato per chi ama pause fresche e genuine
Tra le novità presentate quest’anno c’è un menù pranzo concepito per chi si muove tra escursioni, passeggiate e relax all’aria aperta. Proposte leggere ma ricche di sapore come la tartare di vitello con caprino e acqua di pomodoro, oppure quella di salmerino accompagnata da kefir e olio al levistico, sono studiate per chi desidera una pausa gustosa senza rinunciare alla qualità.
I primi piatti, dal sapore fresco e mediterraneo, si alternano tra tubetti con pomodoro fresco e datterini confit e spaghetti aromatizzati alla verbena e artemisia. Tutto viene servito in un dehors riservato, all’ombra di un abete, circondato da profumi di legno e piante officinali. Gli spazi esterni creano un’atmosfera raccolta che amplia il piacere del gusto, con un contatto diretto con la natura.
Il menù pranzo è pensato per chi frequenta montagne e sentieri, ma non rinuncia a esperienze gastronomiche autentiche. Ogni portata è bilanciata per offrire leggerezza e vitalità, con un’attenta selezione di ingredienti freschi e pochi passaggi in cucina per mantenere l’integrità dei sapori primari. Questo approccio consente di apprezzare al meglio la qualità delle materie prime, valorizzando aromi e consistenze tipiche di questa parte delle alpi.
Percorsi degustazione: essenza, evoluzione e selvaggio raccontano la montagna
Il ristorante propone tre percorsi degustazione che raccontano diversi aspetti del territorio attraverso piatti inediti e calibrati con attenzione. Il percorso essenza si concentra sulla natura vegetale della montagna, esaltando ortaggi e erbe alpine. Tra le proposte spiccano cappellacci con borragine, ricotta di pecora e brodo di spugnole, o sedano rapa abbinato a gelato di mela granny smith e maionese al levistico. L’intento è mettere in luce sapori freschi, delicati e ben definiti.
Il percorso evoluzione indaga le combinazioni fra tagli pregiati e parti meno note della carne, mixando consistenze e tecniche. Un esempio è il vitello nostrano servito con sottofiletto panato nel burro chiarificato, spalla sfilacciata e animella accompagnati da insalata raccolta sul momento e riduzione di barbabietola. Questa formula dà voce a un equilibrio sfaccettato e ad accostamenti originali.
Selvaggio interpreta la montagna nella sua dimensione più intesa e primitiva
Qui le preparazioni osano con sapori forti e accostamenti audaci, come lo spiedo di anguilla e coniglio alla brace, il cervo con fondo di corteccia di larice e polveri vegetali, o il piccione servito con sorbo, sambuco e pera fermentata in tre modi diversi. L’esperienza degustativa si chiude con dessert che riprendono note selvatiche, come la pera in osmosi alla verbena con sorbetto di mirtillo, oppure il tronco al cacao accompagnato da ganache di pino mugo e crumble al lichene.
I gelati e sorbetti lavorati artigianalmente, in dieci varianti diverse, accompagnano piatti salati e dolci. Questi ultimi rappresentano un’ulteriore riflessione sul territorio, raccolgono aromi di corteccia, licheni e infusi botanici.
Tecniche artigianali e legame diretto con la materia prima
stefano alessandro marchetto raccoglie personalmente molte erbe e bacche nei boschi delle valli circostanti – val ferret, villair di morgex, la salle – fra cui silene, verbena, sambuco, artemisia e pino mugo. Questi elementi risultano imprescindibili nelle sue elaborazioni, proprio perché arrivano da un contatto diretto con la natura.
Le farine usate provengono da mulini locali piccoli e specializzati. Il burro d’alpeggio della val d’ayas è servito montato, accompagnato da pane fatto in casa a lievitazione naturale, e una versione integrale arricchita con cinque cereali, fichi, uvetta e cumino.
Le carni sono acquistate intere e disossate direttamente in cucina. Lo chef spiega che questa pratica non solo permette di lavorare la materia in modo tradizionale ma anche di formare la sua squadra, insegnando a riconoscere tagli e caratteristiche degli animali, per valorizzare ogni prodotto.
Anche il lavoro sulle erbe porta la brigata direttamente nei boschi, per imparare a cogliere l’essenza e l’uso delle piante selvatiche. In cucina si prediligono padelle in ferro lyonnaise esempi di utensili nati per durare, adatti a conferire precise qualità nelle preparazioni.
Cantina curata e accoglienza familiare al centro dell’esperienza
La cantina di pierre alexis 1877, seguita da egon marchetto, punta su vini di montagna, vitigni autoctoni e piccoli produttori biodinamici. Le scelte spaziano dal piemonte alla slovenia, dalla borgogna alla valle d’aosta per offrire abbinamenti calibrati con i diversi piatti del menù.
Il servizio è affidato a monica robaldo, compagna dello chef, che accoglie personalmente gli ospiti con garbo e attenzione. Al suo fianco lavorano i figli della famiglia: egon, liam e nicholas, quest’ultimo sous-chef in cucina. Questo intreccio di lavoro e vita familiare caratterizza il ristorante, conferendo un’atmosfera accogliente e autentica, palpabile in ogni dettaglio del locale e nel rapporto con i clienti.
pierre alexis 1877 si configura così come un punto di riferimento per chi vuole provare la montagna attraverso sapori sinceri e preparazioni che rispettano la natura e i ritmi del territorio.