Uomo di sestri levante condannato a 15 anni per aver ucciso la moglie: il caso di femminicidio in tribunale

Uomo di sestri levante condannato a 15 anni per aver ucciso la moglie: il caso di femminicidio in tribunale

Un uomo di 72 anni di Sestri Levante condannato a 15 anni per aver ucciso la moglie in un raptus legato a tensioni familiari e problemi di salute mentale, con rigetto delle attenuanti richieste dalla difesa.
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Un uomo di 72 anni di Sestri Levante è stato condannato a 15 anni per aver ucciso la moglie durante un raptus, in un caso di femminicidio legato a tensioni familiari e problemi di salute mentale. - Gaeta.it

Un uomo di 72 anni, ex comandante di navi residente a sestri levante , è stato condannato a 15 anni di reclusione per aver ucciso la moglie lo scorso settembre. Il delitto ha suscitato attenzione per le motivazioni addotte dall’imputato e per la decisione del tribunale di respingere alcune richieste difensive. La vicenda si inserisce nel contesto dei casi di violenza domestica con esiti tragici, evidenziando dinamiche familiari complesse e reazioni giudiziarie articolate.

Il fatto: come è avvenuto l’omicidio

Lo scorso settembre, nella loro abitazione di sestri levante, il 72enne ha sparato alla moglie dopo un’escalation di tensioni legate alla salute mentale di entrambi. Secondo il racconto dell’uomo, la vittima non voleva curare la sua depressione. Questo rifiuto avrebbe aggravato le condizioni psicologiche della donna, rendendola insofferente e aggressiva. La discussione è degenerata fino al gesto mortale. Dopo aver esploso il colpo, l’uomo ha immediatamente contattato i carabinieri per confessare l’accaduto, indicando un momento di forte confusione.

Interpretazione della gip sul comportamento dell’imputato

La gip che ha seguito il caso ha descritto il comportamento dell’ex comandante come frutto di un “raptus”, un impulso momentaneo che ha portato alla tragedia. L’uomo ha sostenuto di non aver mai pensato di uccidere la moglie e ha parlato di un momento in cui “non ha capito più niente”. Queste dichiarazioni sono state rese nel corso delle indagini e durante l’udienza preliminare, dove ha ribadito di aver tentato di aiutarla prima dell’atto fatale.

Il processo: accuse, difese e decisioni della corte d’assise

Al processo davanti alla corte d’assise, la difesa ha chiesto il proscioglimento basandosi sull’ipotesi di totale infermità di mente, o in alternativa, di seminfermità. Queste richieste puntavano a far riconoscere un’incapacità di intendere e volere in grado di escludere o attenuare la responsabilità penale del 72enne. Il pubblico ministero aveva invece chiesto una condanna a 12 anni, valutando sia le attenuanti generiche, che riteneva prevalenti, sia le aggravanti collegate al femminicidio e all’aver agito per provocazione.

Decisione della corte e durata della condanna

Al termine delle udienze, la corte ha negato l’applicazione dell’attenuante della provocazione rigettando così una possibile riduzione della pena. La sentenza ha confermato la responsabilità piena dell’imputato, che quindi dovrà scontare 15 anni dietro le sbarre. Nel calcolo della condanna è stato inserito anche un risarcimento per il figlio della coppia, riconoscendo le conseguenze familiari e materiali della morte della madre.

Dichiarazioni dell’ex comandante e impatto sulla dinamica del caso

Durante l’ultima udienza, l’uomo ha rilasciato dichiarazioni spontanee che hanno fornito ulteriore contesto sull’episodio. Ha raccontato di aver tentato di “salvarla in ogni modo” ma di aver perso il controllo “quel giorno” e di aver sparato senza rendersi conto di quel che stava facendo. Ha ammesso di aver pensato solo sporadicamente a gesti minori come uno schiaffo, precisando però che mai aveva pianificato un omicidio.

Le posizioni di difesa e accusa

Queste parole hanno confermato l’esistenza di un momento di crisi intensa. La difesa ha sostenuto che si trattasse di una reazione impulsiva legata a problemi di salute mentale, mentre l’accusa ha insistito sull’incompatibilità tra tale spiegazione e la gravità del gesto. L’episodio è stato analizzato nei termini di uno scoppio improvviso, ma con conseguenze irreparabili per la vittima e per tutta la famiglia.

Il caso di sestri levante si aggiunge ai numerosi episodi di femminicidio registrati negli ultimi anni in italia, ricordando come dietro a molte tragedie vi siano problemi di salute mentale e rapporti familiari difficili. Le decisioni dei giudici hanno ribadito il rigore nel non giustificare l’omicidio con motivazioni di sofferenza personale, concentrando l’attenzione sulle responsabilità e sulla necessità di risarcimenti per i familiari rimasti.

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