Nel cuore della valle dell’Aventino, a Torricella Peligna in provincia di Chieti, si è svolta una piantumazione di rose antiche e considerate sacre nel giardino adiacente al santuario rurale della Madonna delle Rose. L’evento fa parte del progetto “Pe’ nin perde la sumente”, promosso dalla Bio Cantina Sociale Orsogna con il sostegno della Banca del germoplasma del Parco nazionale della Maiella e in collaborazione con l’amministrazione comunale e la parrocchia locale. Queste azioni rappresentano un passo decisivo nel recupero di varietà locali e nel rafforzamento del legame tra biodiversità, storia e fede.
La piantumazione delle rose e la partecipazione delle istituzioni
La recente piantumazione di talee di rose a cinque petali, alcune di origine ancestrale e altre riconosciute come sacre per il loro legame con i siti di culto mariano, si è svolta nei pressi del santuario della Madonna delle Rose. Il luogo, posto su una rupe che domina la valle e il versante orientale della Maiella, riveste un forte valore identitario e spirituale per la comunità locale. L’operazione ha coinvolto il sindaco di Torricella Peligna, Carmine Ficca, don Charles Iruthayarai e vari rappresentanti della Bio Cantina Sociale Orsogna, tra cui il vicepresidente Alessandro Pinto, l’etnobotanico Aurelio Manzi e il botanico Antonio Di Renzo. Presente anche Marco Di Santo, responsabile dell’ufficio monitoraggio e conservazione della biodiversità del Parco nazionale della Maiella.
La cerimonia religiosa e l’inaugurazione del giardino
Le nuove piante sono state installate con una cerimonia religiosa affidata a don Charles, a testimonianza del legame tra fede e tutela ambientale. Il giardino, nato dall’idea di valorizzare le rose tradizionali legate alla devozione alla Madonna delle Rose, è stato inaugurato lo scorso maggio durante la festa patronale. Si tratta di rose selvatiche, coltivate e “sacre”, molte delle quali rischiavano l’estinzione o l’oblio. La cura di questa collezione vuole conservare queste specie nel contesto del territorio abruzzese, riconoscendone anche il valore culturale.
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Il significato storico e culturale della madonna delle rose
La Madonna delle Rose è una figura venerata da secoli nella vallata dell’Aventino. Secondo la tradizione, l’immagine sacra apparve in una grotta nei pressi di una pianta di rose, simbolo da sempre associato a questa devozione. Il santuario è un punto di riferimento religioso per la popolazione circostante e mantiene vivo un rapporto stretto con la natura e la spiritualità rurale. La rosa assume quindi un valore simbolico profondo, che giustifica la scelta di piantare proprio queste specie nel giardino che sorge a ridosso del luogo sacro.
Patrimonio botanico e reti di culto mariano
L’attenzione al recupero delle rose antiche rende omaggio a un patrimonio botanico intimamente intrecciato con le pratiche di culto popolare. Inoltre, questo patrimonio vegetale lega Torricella Peligna alla rete di santuari mariani della zona, inclusi i centri di Palena e Palombaro, noti per la venerazione delle Sette Madonne Sorelle dell’Aventino. Le rose raccolte nel giardino non sono mai state coltivate in contesti nobiliari ma crescevano attorno a masserie contadine, tombe e chiese rurali spesso abbandonate, conferendo a queste piante un valore di testimonianza sociale oltre che botanica.
Il progetto pe’ nin perde la sumente e la tutela della biodiversità locale
Il progetto “Pe’ nin perde la sumente” si estende ben oltre la semplice piantumazione di rose. Ha l’obiettivo di conservare la biodiversità vegetale, animale e culturale della Maiella orientale e della valle dell’Aventino. La Bio Cantina Sociale Orsogna, attiva da anni in campo biologico e biodinamico con 300 soci su 1.500 ettari di vigneti, guida iniziative che includono la salvaguardia di antiche varietà agricole autoctone.
Queste attività mirano a mantenere vive le identità territoriali legate alla natura e alle tradizioni. Il progetto tutela specie vegetali che rischiano di scomparire e promuove lo scambio di conoscenze tra esperti e comunità locali tramite collaborazioni con amministrazioni e parrocchie. Le rose “sacre” presenti nel giardino potrebbero essere solo la prima tappa di un più ampio raccolto di specie legate a fatti miracolosi o antichi siti di culto mariano distribuiti in altre parti dell’Italia.
Il progetto si rivolge anche a conservare vitigni rari e ad arricchire il patrimonio naturale delle montagne pedemontane, in un territorio dove l’agricoltura di qualità integra le radici storiche con la sostenibilità ambientale. Così la valle dell’Aventino si sta affermando come un’area di riferimento per la biodiversità nel centro-sud, con iniziative che intrecciano fede, natura e tradizione popolare.
Il ruolo degli esperti e il legame tra cultura e natura
L’etnobotanico Aurelio Manzi ha collegato la presenza del santuario con altri elementi storici e culturali della zona, ricordando ad esempio l’orma di Sansone incisa nella roccia vicina, riferita da Gabriele d’Annunzio. Dal punto di vista botanico, la raccolta delle varietà di rose nel giardino rappresenta un’azione senza precedenti in Abruzzo, volta a preservare piante legate alla vita quotidiana della gente comune piuttosto che a giardini nobiliari.
Manzi ha sottolineato l’importanza di questa raccolta come primo passo per ampliarla ad altre specie “sacre” legate a miracoli o a culti mariani di diverse zone d’Italia. Questo approccio unisce testimonianze storiche, dimensione religiosa e conservazione della natura in una prospettiva integrata, che valorizza il territorio nel suo complesso.
La collaborazione tra ricercatori, agricoltori, amministratori e comunità religiosa dimostra come la salvaguardia del patrimonio naturale possa diventare occasione di rafforzamento dei legami sociali e identitari. Il progetto richiama l’attenzione sul valore materiale e simbolico delle piante, punti di collegamento tra passato e futuro della vallata dell’Aventino.
Le attività portate avanti dalla Bio Cantina Sociale Orsogna rappresentano un modello consolidato di attenzione al territorio, coniugando agricoltura biologica e recupero di specie rare e storiche. Questo equilibrio difficile da mantenere testimonia l’impegno concreto verso una cura della natura che tenga conto anche dell’eredità culturale.