Pescara: la controversa nascita della nuova società ARUAP e i rischi di una bancarotta autorizzata

Pescara: la controversa nascita della nuova società ARUAP e i rischi di una bancarotta autorizzata

La fusione tra Arap e il Consorzio Chieti-Pescara per creare ARUAP solleva polemiche in Abruzzo, con preoccupazioni su debiti, gestione e impatti sulle imprese locali già vulnerabili.
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Pescara: la controversa nascita della nuova società ARUAP e i rischi di una bancarotta autorizzata - Gaeta.it

L’argomento della fusione tra Arap e il Consorzio Chieti-Pescara ha suscitato vivaci polemiche in Abruzzo. La Regione, sotto la direzione di Marsilio e Magnacca, sta progettando la creazione di una nuova entità, ARUAP. Questo piano prevede un trasferimento degli asset e dei flussi di cassa dalla Arap attuale, già gravata da un debito che si aggira sui 50 milioni di euro. Le implicazioni legali ed economiche di questa operazione saranno esaminate più da vicino, rivelando potenziali conseguenze per i consiglieri regionali coinvolti e per il sistema pubblico in generale.

Il piano di rilancio e i debiti della vecchia azienda

Marsilio e Magnacca hanno delineato un progetto che mira a ridare slancio all’Azienda Regionale delle Attività Produttive , trasferendo le sue risorse a una nuova società, ARUAP. Tuttavia, la manovra solleva interrogativi critici. In sostanza, il piano in discussione lascerà alla vecchia Arap i suoi debiti, che includono passività di circa 50 milioni di euro, mentre gli aspetti positivi saranno ricondotti nella nuova entità. Questo approccio, secondo il capogruppo del PD Silvio Paolucci, rappresenta un tentativo di “bancarotta legalizzata”, con un rischio di fallimento organizzativo che peserà non solo sull’ente ma anche sui consiglieri regionali che appoggeranno l’iniziativa.

La proposta di legge ha già fatto il suo ingresso nell’albo della Regione e si prepara a essere trattata in Commissione e Consiglio. L’obiettivo dichiarato di questo piano ambizioso è quello di “fallire” la vecchia azienda, permettendo a ARUAP di decollare. Tuttavia, le implicazioni di una tale manovra restano incerte, tanto da far sollevare dubbi su chi, in caso di malefatte, dovrà rispondere di queste scelte. I creditori della vecchia Arap, in particolare l’INPS e altri enti, potrebbero trovare scivoloso il terreno su cui rivalere i loro diritti, chiedendosi a chi spetterà caricare i costi di queste decisioni.

La gestione della nuova ARUAP e il ruolo dell’opposizione

Un altro punto nodale della questione è la gestione della nuova ARUAP. Paolucci critica la mancanza di rappresentanza per l’opposizione nel Consiglio di Amministrazione della nuova azienda. Secondo quanto riportato, la nomina dei membri del CdA sarebbe un’esclusiva della Giunta regionale, escludendo dunque qualsiasi forma di garanzia per i rappresentanti della minoranza. Questo quadro solleva seri interrogativi sulla trasparenza e sull’inclusione delle forze politiche nell’attuazione di un progetto di rilievo per l’economia locale.

Anche se la gestione economica della vecchia Arap è passata a una nuova entità, il personale e le risorse attive rimarranno nella nuova società. Ciò solleva preoccupazioni sul fatto che le attività positive dei due enti possano subire ritardi e disguidi, lasciando intatte le passività della vecchia azienda. L’operazione appare, quindi, come un modo per schermare la gestione passata, spostando responsabilità e risorse, senza una chiara soluzione ai problemi economici preesistenti.

Le ripercussioni per le imprese locali

La questione diventa ulteriormente complessa quando si considerano le conseguenze per le imprese collocate nelle aree industriali interessate da queste operazioni. Come sottolinea Paolucci, se la proposta di legge venisse approvata, l’onere delle manutenzioni immediate ricadrebbe sulle stesse aziende. Infatti, la Regione potrebbe non avere i fondi necessari per affrontare queste spese, rendendo le imprese, che già affrontano il peso degli appalti, ulteriormente vulnerabili.

Negli ultimi conti, si stima un importo di 2.708.547 euro necessari per le manutenzioni, ma la situazione è aggravata dalla mancanza di progetti di intervento specifici per le piccole realtà industriali, le quali continuano a pagare canoni senza ricevere alcun supporto. Questi elementi mostrano un quadro di inefficienza e un rischio per il tessuto economico locale, già provato, proprio nei momenti in cui servirebbe un piano incisivo per il rilancio. Queste dinamiche pongono interrogativi su quale tipo di strategia economica e di sviluppo si intende adottare per il futuro, chiarendo che un rinnovamento non può basarsi su scorciatoie, ma deve piuttosto puntare su approcci innovativi e pragmatici.

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