Palmira, l'antica gemma siriana: la rinascita dopo la devastazione dell'ISIS

Palmira, l’antica gemma siriana: la rinascita dopo la devastazione dell’ISIS

Palmira, un tempo crocevia di culture e patrimonio dell’umanità, avvia il processo di ricostruzione dopo la devastazione dell’ISIS, con il supporto di esperti e organizzazioni internazionali.
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Palmira, l'antica gemma siriana: la rinascita dopo la devastazione dell'ISIS - Gaeta.it

La storica città di Palmira, un tempo fulcro di culture e commerci, si trova oggi a un passo dalla sua rinascita grazie agli sforzi congiunti di studiosi, archeologi e organizzazioni internazionali. Distrutta dalla furia del gruppo militante ISIS un decennio fa, Palmira, conosciuta come la Sposa del Deserto, affronta un lungo cammino verso la ricostruzione delle sue splendide rovine, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO.

La storicità e l’importanza di Palmira

Palmira non è solamente un sito archeologico, ma un vero e proprio simbolo della storia umana. Situata nel deserto siriano, a circa 250 chilometri da Damasco, la città rappresentava nei secoli passati un crocevia di culture, collegando il mondo greco, romano, persiano e islamico. In epoca antica, era rinomata per la sua posizione favorevole lungo la Via della Seta, fungendo da tappa essenziale per viaggiatori e mercanti. Le sue rovine, alcuni dei quali risalgono a oltre 2.000 anni fa, includono monumenti straordinari come il Tempio di Bel e il famoso Arco di Trionfo. Il riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1980 ha sottolineato l’importanza culturale e storica di questo sito, che racconta storie di una civiltà antica e della sua straordinaria capacità di integrare diverse culture nel corso dei secoli.

Rilancio e progetti di recupero

Dal momento della devastazione, gli esperti hanno avviato una serie di iniziative per restaurare Palmira, con l’obiettivo di riportarla al suo antico splendore. Attualmente, il sito si presenta come un insieme di colonne spezzate e templi danneggiati, ma ci sono segni di speranza. Gli interventi per la rinascita di Palmira sono già iniziati e sono stati sostenuti da finanziamenti dell’UNESCO, che ha stanziato 150mila dollari per il recupero del Portico del Tempio di Bel. Tuttavia, ci sono preoccupazioni riguardo l’effettiva realizzazione di questi lavori e sulla sicurezza del sito.

Nel mese di ottobre del 2017, è stato completato il restauro del leone di Al-lāt, una significativa scultura del I secolo d.C., grazie al Museo Nazionale di Damasco. Inoltre, l’Italia ha svolto un ruolo attivo in questo processo, con l’invio di ricercatori per il restauro di due statue funerarie che vantano un notevole valore storico e morale. Queste statue erano state nascoste dall’archeologo e direttore del Museo di Palmira, Khaled al-Asaad, un uomo che ha pagato con la vita il suo impegno per proteggere questo patrimonio culturale, ucciso dall’ISIS nel 2015.

Il dramma della distruzione

L’assalto da parte delle milizie dell’ISIS tra il 2015 e il 2016 ha inflitto danni irreparabili al patrimonio di Palmira. Le immagini della devastazione, che hanno fatto il giro del mondo, raccontano di una distruzione inimmaginabile. Prima dell’inizio della guerra civile siriana nel 2011, Palmira era una delle mete turistiche più affascinanti della Siria, attirando fino a 150.000 visitatori al mese. La furia iconoclasta dei militanti ha portato alla distruzione di monumenti di straordinario valore come le storiche strutture di Bel e Baalshamin, così come l’Arco di Trionfo, distrutti per motivi ideologici.

Oltre ai monumenti, molti altri edifici sopravvissuti sono stati gravemente danneggiati; gli affreschi storici sono stati imbrattati con scritte, rendendo il lavoro di recupero estremamente complesso. Un esperto di rovine, Ayman Nabu, ha dichiarato che molte razzie sono avvenute nel corso di questi anni. Fortunatamente, sette delle sculture rubate sono state recuperate e ospitate in un museo a Idlib, ma altre ventidue risultano scomparse, probabilmente finite in mercati clandestini e collezioni private.

Palmira, con la sua storia millenaria e la sua resilienza, continua a rappresentare un faro di speranza per la civiltà umana, creando l’aspettativa di un futuro in cui la bellezza e la cultura possano risorgere dall’ombra del conflitto.

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