Operazione “doppia curva”: l’inchiesta che ha riaperto un caso di omicidio del 1992

L’operazione “doppia curva” della Guardia di Finanza svela legami tra tifoserie di Inter e Milan e la criminalità organizzata, riaprendo il caso irrisolto dell’omicidio di Fausto Borgioli del 1992.
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Operazione "doppia curva": l'inchiesta che ha riaperto un caso di omicidio del 1992 - Gaeta.it

Un’importante operazione della Guardia di Finanza si è sviluppata attorno ai vertici delle tifoserie di Inter e Milan, portando alla luce aspetti inquietanti non solo nel mondo del tifo organizzato, ma anche in un omicidio irrisolto risalente al 1992. La recente misura cautelare in carcere a carico di Giuseppe Caminiti rappresenta un passo significativo nella risoluzione di questo cold case legato alla malavita milanese degli anni ’70 e ’80.

La figura di Fausto Borgioli e il contesto criminale

Fausto Borgioli, noto anche con il soprannome di “Fabrizio”, era un personaggio di spicco nella mala milanese, noto per la sua vicinanza a Francis Turatello, una delle figure più temute della criminalità negli anni ’70. Turatello, insieme a rifugiati come Renato Vallanzasca e Angelo Epaminonda, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del crimine a Milano. Borgioli, che ricopriva ruoli di fiducia nell’alleanza con Turatello, ha perso la vita in circostanze misteriose nel ’92. Fino a oggi, l’omicidio di Borgioli è rimasto irrisolto, ma la recente inchiesta ha riacceso i riflettori su un caso che sembrava destinato a rimanere dimenticato.

La criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta, ha una lunga storia di infiltrazione nel tessuto sociale e sportivo milanese. L’omicidio di Borgioli rappresenta non solo una vendetta personale, ma anche la testimonianza di come il crimine organizzato operi in modo ramificato, spesso associato al tifo calcistico attraverso figure che gestiscono il potere e il controllo sui tifosi. Conoscere l’ambiente in cui Borgioli operava è fondamentale per comprendere le dinamiche che hanno portato alla sua morte e la successiva obliterazione della sua figura.

L’operazione “doppia curva” e le sue implicazioni

L’operazione “doppia curva” ha svelato un sistema complesso di rapporti tra tifoserie e organizzazioni criminali. Giuseppe Caminiti, identificato come una figura centrale nell’inchiesta, risulta essere la diretta emanazione della ‘ndrangheta, come sostenuto dalle intercettazioni telefoniche avvenute nel luglio 2020. Una delle chiavi per capire il coinvolgimento di Caminiti è il suo rapporto con Andrea Beretta, noto leader della tifoseria nerazzurra, in uno schema di gestione di parcheggi abusivi attorno a San Siro, che potrebbe capacitarne ulteriori interessi illeciti.

Le intercettazioni hanno rivelato conversazioni in cui si prospettavano affari illeciti, in cui venivano discusse non solo le modalità di gestione dei parcheggi, ma anche relazioni pericolose con altri membri della malavita. Queste informazioni non solo hanno portato all’arresto di Caminiti, ma potrebbero anche aprire a sviluppi futuri sull’indagine, consentendo di ricostruire un panorama complesso che collega le tifoserie calcistiche e la criminalità organizzata.

Intercettazioni e collegamenti con la criminalità organizzata

Le registrazioni avvenute nel luglio 2020 si sono rivelate fondamentali nel ritrovare il collegamento tra Caminiti e le attività di gestione di parcheggi abusivi a Milano. Tali attività non solo evidenziano la pratica illegale di gestione degli spazi pubblici, ma forniscono anche un accesso diretto ai flussi monetari che sono, per loro natura, di difficile tracciabilità. Le manovre stradali attorno a San Siro rappresentano un elemento essenziale, che non solo serviva a coprire guadagni illeciti, ma anche a mantenere un certo controllo sul territorio, che è intricatamente legato alle tifoserie.

Con la misura cautelare emessa, l’indagine prosegue, permettendo agli inquirenti di mettere in luce un sistema di corruzione e illegalità che va ben oltre il semplice supporto calcistico. La figura di Caminiti e il suo rapporto con le tifoserie pongono interrogativi su quante altre personalità possano essere coinvolte, allargando ulteriormente il cerchio di una rete criminale ormai ben radicata.

Un caso irrisolto che finalmente trova nuova luce

La riapertura del caso di Fausto Borgioli testimonia la capacità delle autorità di continuare a cercare la giustizia, anche dopo decenni dalla commissione di un crimine. Questo sviluppo non è soltanto di rilevanza per la storia personale di Borgioli, ma rappresenta anche un messaggio forte e chiaro: la giustizia può essere lenta, ma alla fine può prevalere. L’inchiesta “doppia curva” non si limita a prevenire eventuali reati futuri da parte delle tifoserie, ma offre anche uno spunto per rivisitare storie passate di violenza e corruzione.

Con i progressi dell’inchiesta, si spera che emergano ulteriori dettagli sui collegamenti tra le roccaforti calcistiche e la criminalità organizzata, rendendo così questo complesso mosaico di eventi più comprensibile e trasparente. Mentre le autorità continuano a indagare, rimane alta l’attenzione su come questo caso si evolverà nel contesto più ampio della lotta contro la criminalità, in un ambiente che ha storicamente visto legami pericolosi tra tifo, sport e mafia.

Ultimo aggiornamento il 2 Ottobre 2024 da Sara Gatti

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