Operazione contro la cosca Gallace: arrestati politici e membri in un ampio blitz

Operazione contro la cosca Gallace: arrestati politici e membri in un ampio blitz

Operazione delle forze dell’ordine contro la cosca Gallace: 44 arresti, inclusi politici locali, rivelano infiltrazioni mafiose e traffico d’armi nel basso Jonio Catanzarese.
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Operazione contro la cosca Gallace: arrestati politici e membri in un ampio blitz - Gaeta.it

Un imponente intervento delle forze dell’ordine ha colpito la cosca Gallace, attiva nel basso Jonio Catanzarese, con conseguenze significative anche a livello politico e sociale. Il procuratore facente funzione di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha guidato l’operazione che ha portato alla cattura di 44 individui, di cui 15 in carcere e 29 ai domiciliari. Questa operazione non solo ha messo in evidenza la potenza criminale della cosca, ma ha anche sollevato inquietanti questioni riguardo al suo condizionamento su eventi pubblici e politici.

I dettagli dell’arresto e dei coinvolgimenti politici

L’operazione ha portato all’arresto di figure di primo piano nel comune di Badolato, tra cui il sindaco Nicola Parretta, il vicesindaco Ernesto Maria Menniti, il presidente del consiglio comunale Maicol Paparo e alcuni assessori, tra cui Antonella Giannini e Andrea Bressi. Questi arresti rivelano il livello di infiltrazione della mafia nella vita pubblica, con un condizionamento palpabile sulla campagna elettorale del 2021, la quale ha visto la cosca esercitare una notevole influenza sulle scelte politiche.

Secondo quanto dichiarato da Capomolla, la cosca non si è limitata a interferire nelle elezioni, ma ha anche avuto la capacità di dirigere le attività dell’ente locale, denotando un radicamento profondo nel tessuto istituzionale. Le autorità hanno messo in luce anche le intimidazioni subite da alcune vittime, costrette a subire estorsioni e bulimia di violenza psicologica e fisica.

Le operazioni di intimidazione e i legami con il crimine organizzato

Le intimidazioni descritte dal procuratore Capomolla comprendono episodi di grave violenza a danno di imprenditori e cittadini, i quali subivano pressioni per conformarsi alle richieste della cosca. Tali pratiche rientrano nella tradizionale logica di controllo del territorio tipica delle organizzazioni mafiose, caratterizzate da atti brutali che mirano a instaurare un clima di paura. Attraverso questa strategia, la cosca Gallace ha mantenuto un’influenza significativa su molteplici attività economiche della zona, in particolare nel settore della ristorazione e dell’edilizia.

Questa opera di condizionamento è facilitata dalla rete di complici locali, tra cui si trovano imprenditori disposti a collaborare per preservare i propri interessi, amplificando ulteriormente il potere della cosca sul territorio. La violenza e le intimidazioni le rendono uno strumento efficace per mantenere sotto controllo una vasta area.

Armi, traffici internazionali e latitanti

L’operazione ha rivelato anche una rete di traffico di armi che ha permesso alla cosca di dotarsi di arsenali provenienti dall’estero, in particolare dalla Serbia e dal Montenegro. Le autorità hanno riportato che si tratta di un’ampia varietà di armi, dalle più comuni a quelle da guerra, tra cui kalashnikov e fucili da cecchino. L’ancien régime di abbandono degli arsenali dei conflitti balcanici ha fornito un terreno fertile per il rifornimento, rendendo la cosca Gallace un attore anche a livello internazionale, non limitandosi solo al crimine locale.

Parallelamente, durante le indagini, sono stati attivamente ricercati e arrestati tre latitanti ritenuti di estrema pericolosità. Cosimo Damiano Gallace è stato identificato come uno dei latitanti di massima sicurezza, arrestato nel 2021, seguito dalla cattura del fratello Antonio nel 2022 ad Anzio e infine, Francesco Gaetano, il quale è stato preso in Sicilia. Questi sviluppi confermano l’ampiezza e la determinazione della cosca, che non si ferma di fronte alla legge e continua a ricercare nuovi modi per esercitare il potere e l’influenza.

L’operazione rappresenta un chiaro segnale della capacità delle forze dell’ordine di combattere contro la criminalità organizzata e di proteggere il sostegno alle istituzioni democratiche, tutelando i diritti dei cittadini e mantenendo l’ordine pubblico.

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