Nei recenti sviluppi di un’inchiesta condotta dalla procura di Perugia, emerge una complessa e articolata trama di frodi assicurative. Un gruppo di undici persone è stato coinvolto nell’emissione di circa 200 polizze false a nome di quattro compagnie assicurative estere e due nazionali. Queste polizze erano apparentemente garantite per una cifra totale di circa 60 milioni di euro. Le accuse formulate includono associazione per delinquere, falsità materiale e ideologica, sostituzione di persona e truffa ai danni dello Stato, tra le altre.
Il meccanismo della frode
Il gruppo avrebbe commercializzato polizze fidejussorie false, presentate in numerosi uffici dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Questi documenti sono stati utilizzati per ottenere autorizzazioni necessarie nei settori delle accise su prodotti energetici, così come per la partecipazione a gare pubbliche e agevolazioni nel settore dell’edilizia. Non sono mancati casi in cui le polizze sono state presentate in relazione alla ricostruzione post sisma del 2016, evidenziando come le vittime della frode includessero non solo enti statali, ma anche privati cittadini e aziende in difficoltà .
L’analisi delle modalità operative ha rivelato che le polizze erano emesse in modo sistematico e frazionato per mascherare la loro vera origine. Elemento centrale dell’indagine è stato un primo caso di una falsa polizza, che ha attivato il coinvolgimento dei funzionari dell’Ufficio delle dogane di Perugia. Da ciò è partito un lavoro approfondito che ha permesso di scoprire molti altri documenti fraudolenti, la cui emissione era coordinata da una rete di broker.
Le indagini e i risultati raggiunti
Gli investigatori hanno impiegato tecniche sia tradizionali che moderne per seguire le tracce lasciate dagli indagati. Durante il corso delle indagini, condotte in collaborazione con le Autorità doganali croate e tedesche, sono stati monitorati movimenti finanziari sospetti. Questa operazione ha svelato che i premi assicurativi, che avrebbero dovuto essere versati alle compagnie legittime, venivano invece trasferiti su conti esteri intestati a una parte degli indagati.
Le autorità hanno effettuato perquisizioni mirate in decine di immobili, inclusi sedi legali e abitazioni nelle province di Perugia, Siracusa e Pescara, raggiungendo anche Torino, Roma e Verona. Questo lavoro ha portato al sequestro di documentazione significativa e supporti informatici cruciali per il proseguimento delle indagini. In particolare, a Siracusa e San Benedetto del Tronto sono stati individuati luoghi dove si riproducevano le false polizze, non direttamente riconducibili agli arrestati, suggerendo una struttura ben organizzata.
La rete di broker
Un aspetto inquietante di questa frode è il coinvolgimento di una rete di broker, che hanno proposto queste polizze illegittime a clienti ignari. Questi broker operavano consapevolmente, facilitando l’accettazione di false proposte assicurative che, purtroppo, hanno truffato moltissimi cittadini e aziende. Le indagini hanno rivelato incontri tra gli indagati, monitorati in tempo reale, che hanno aiutato a identificare ulteriormente la portata dell’operazione illecita.
La sinergia tra il reparto antifrode delle dogane e i Carabinieri è stata fondamentale nel contrastare questo fenomeno. Questo approccio integrato ha permesso di ottenere risultati significativi, bloccando una rete di truffa che minacciava di danneggiare ulteriormente l’economia e la fiducia nel sistema assicurativo.
Con la prosecuzione delle indagini, si attendono ulteriori sviluppi che potrebbero coinvolgere altri soggetti e chiarire ancora di più l’impatto di questa frode su scala nazionale.