Oltre 4mila persone alla marcia no scorie a Corchiano contro il deposito radioattivo nella Tuscia

Oltre 4mila persone alla marcia no scorie a Corchiano contro il deposito radioattivo nella Tuscia

Oltre quattromila cittadini, guidati da sindaci e politici locali come Chiara Frontini e Alessandro Romoli, hanno manifestato a Corchiano contro il deposito radioattivo proposto da Sogin nella Tuscia, nel viterbese.
Oltre 4Mila Persone Alla Marci Oltre 4Mila Persone Alla Marci
Oltre quattromila persone, tra cittadini e amministratori locali, hanno partecipato a Corchiano a una marcia contro il progetto di un deposito di rifiuti radioattivi nella Tuscia, manifestando forte opposizione e unità del territorio. - Gaeta.it

Oltre quattromila cittadini hanno partecipato questa mattina a Corchiano, nel viterbese, alla marcia organizzata dal comitato Tuscia in movimento contro il progetto di realizzazione di un deposito di rifiuti radioattivi nella zona. La protesta ha coinvolto amministratori locali e residenti, unendo diverse comunità della provincia per dire no all’ipotesi di un impianto da 95mila metri cubi nella Tuscia.

La leadership politica e il ruolo dei sindaci nella mobilitazione

In testa al corteo si sono schierati la sindaca di Viterbo Chiara Frontini e i primi cittadini di quasi tutti i comuni della Tuscia. Alla marcia hanno preso parte anche esponenti politici locali e regionali, tra cui il presidente della Provincia, Alessandro Romoli, e i consiglieri regionali Enrico Panunzi, Daniele Sabatini e Giulio Zelli. I rappresentanti hanno ribadito l’importanza di fare fronte comune contro la decisione nazionale di individuare la Tuscia come possibile sito per il deposito. La mobilitazione politica ha quindi avuto un ruolo centrale nell’organizzazione della protesta, rafforzando il legame tra amministrazione locale e cittadini.

La marcia e la partecipazione popolare lungo il percorso

La manifestazione è iniziata poco dopo le 10 nella piazza principale antistante il municipio di Corchiano, nel cuore dei Monti Cimini. I partecipanti, distribuiti su un corteo lungo più di un chilometro, hanno percorso un tracciato ad anello di circa due chilometri, toccando anche l’area protetta del parco delle Forre. Il ritorno al punto di partenza ha chiuso la protesta, che ha visto sventolare numerose bandiere e striscioni dei vari comitati nati sul territorio per opporsi al deposito radioattivo. La presenza ampia ha mostrato una forte compattezza fra i partecipanti, provenienti da tutta la provincia di Viterbo.

Il progetto di sogin e l’opposizione del territorio

Il comitato Tuscia in movimento ha promosso questa marcia per osteggiare apertamente la proposta fatta da Sogin, l’azienda incaricata della gestione dei rifiuti nucleari in Italia. La società ha identificato 21 siti nel viterbese ritenuti idonei alla costruzione di un deposito di scorie radioattive di 95 mila metri cubi. La notizia ha acceso le preoccupazioni nelle comunità locali, che temono gli effetti ambientali e sociali di un impianto del genere. La protesta vuole difendere un territorio che, come ha sottolineato il presidente Romoli, presenta già diverse fragilità e che – secondo i manifestanti – non può essere ulteriormente messo a rischio da decisioni calate dall’alto.

Le parole di romoli e il sentimento della popolazione

Durante il suo intervento, Alessandro Romoli ha rimarcato la volontà del territorio di opporsi alle scelte nazionali. Ha ringraziato i sindaci per aver aderito a questa battaglia comune e ha espresso la volontà dei cittadini di tutelare la loro terra che, ha detto, “ha già dato tutto”. La mobilitazione rappresenta non solo una protesta ambientalista, ma anche un richiamo a preservare la qualità di vita e le risorse locali. La comunità si è mostrata unita nella difesa della Tuscia mettendo in evidenza il legame profondo con il proprio territorio, che riguarda flora, fauna e la salute dei residenti.

La marcia di Corchiano evidenzia il fermento di un’intera provincia contro un progetto che continua a generare polemiche. Le amministrazioni locali insistono sull’importanza di soluzioni diverse rispetto all’individuazione della Tuscia come area destinata a deposito di rifiuti radioattivi. Le prossime settimane saranno decisive per i passi successivi in questo dibattito.

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