Oltre 295 milioni di persone a rischio fame acuta nel 2025 con record negativo in 53 paesi e territori

Oltre 295 milioni di persone a rischio fame acuta nel 2025 con record negativo in 53 paesi e territori

La fame acuta colpisce oltre 295 milioni di persone in 53 nazioni nel 2025, con malnutrizione grave tra i bambini e crisi alimentari aggravate da conflitti, sfollamenti e cambiamenti climatici.
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Nel 2025, la fame acuta colpisce oltre 295 milioni di persone in 53 paesi, con un aumento record della malnutrizione, soprattutto tra i bambini, aggravata da conflitti, sfollamenti forzati e cambiamenti climatici. Le istituzioni internazionali chiedono un impegno urgente e un cambio di strategie globali per affrontare la crisi. - Gaeta.it

La fame acuta colpisce oltre 295 milioni di persone in 53 nazioni e territori che affrontano una crisi alimentare profonda nel 2025. I dati del Global Report on Food Crises segnalano un aumento di quasi 14 milioni rispetto all’anno precedente. La malnutrizione raggiunge livelli allarmanti, specie tra i bambini sotto i cinque anni, con quasi 38 milioni di piccoli gravemente sottoalimentati. Organismi internazionali come le Nazioni Unite, l’Unione europea e diverse agenzie non governative denunciano un’emergenza crescente che si protrae da sei anni consecutivi.

La crescita della fame acuta nel mondo: dati e impatti principali

Il rapporto 2025 della rete contro le crisi alimentari mostra una crescita costante della fame acuta a livello globale. Nel 2024, la percentuale di persone che vivono in condizioni di insicurezza alimentare grave si attesta al 22,6% della popolazione monitorata, segno di un peggioramento significativo. Questo aumento interessa 53 paesi e territori che bruciano risorse e affrontano sfide drammatiche. Un dato particolarmente drammatico riguarda l’infanzia: quasi 38 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione grave, concentrati in 26 crisi nutrizionali.

Malnutrizione in zone di conflitto

La malnutrizione colpisce soprattutto zone di guerra e instabilità, tra cui la Striscia di Gaza, Sudan, Mali e Yemen. In questi luoghi, la carenza di cibo è legata a fattori complessi come conflitti prolungati, instabilità politica e difficoltà nell’accesso ai servizi essenziali. Significativo è l’effetto sui più piccoli, con conseguenze a lungo termine sulla crescita fisica e cognitiva. L’allarme deriva da una lettura approfondita dei dati raccolti da agenzie internazionali che monitorano quotidianamente la situazione alimentare mondiale.

Sfollati forzati e la diffusione della crisi alimentare nel 2025

Il rapporto evidenzia un collegamento netto tra la crisi umanitaria derivante dagli sfollamenti forzati e l’acuirsi della fame. Sono quasi 95 milioni le persone sfollate in modo forzato – per guerre, violenze o altre emergenze – che vivono in paesi come la Repubblica Democratica del Congo, Colombia, Sudan e Siria. Questi numeri fanno parte di un totale globale di 128 milioni di sfollati forzati, che rappresentano una delle cause principali dell’escalation della fame.

Impatti sugli sfollati

Gli spostamenti di massa interrompono le economie locali, limitano l’accesso ai campi coltivati e aggravano il deficit alimentare. Gli sfollati si trovano spesso in condizioni igieniche precarie e senza servizi sanitari adeguati. Questi fattori aggravano la malnutrizione e l’insicurezza alimentare. Il rapporto ricorda che il problema non riguarda solo i rifugiati ma ampie fasce di popolazione vulnerabile all’interno degli stessi paesi colpiti da conflitti o catastrofi naturali.

Le carestie confermate e crisi in corso nei punti più critici del pianeta

Il rapporto riporta la conferma di carestie riconosciute in Sudan, con difficoltà altrettanto gravi nella Striscia di Gaza, Sud Sudan, Haiti e Mali. In queste aree le condizioni di carestia raggiungono livelli catastrofici, mettendo a rischio la vita di milioni di persone. Altri 60 milioni vivono una fame acuta legata a shock economici in 15 paesi, quasi il doppio rispetto ai dati pre-pandemia. Nonostante qualche lieve calo rispetto al 2023, restano numeri elevati e difficili da gestire.

Effetti climatici estremi

Gli eventi climatici estremi aggiungono un ulteriore elemento di rischio. Siccità prolungate e inondazioni provocate dal fenomeno El Niño coinvolgono 18 paesi, generando crisi alimentari che colpiscono più di 96 milioni di persone. Le regioni più colpite si trovano in Africa meridionale, Asia meridionale e nel Corno d’Africa. Le condizioni meteo estreme distruggono raccolti, rendono impraticabili le campagne e mettono sotto pressione scorte alimentari e sistemi di approvvigionamento.

Finanziamenti globali in calo e raccomandazioni per interrompere la crisi

Il rapporto denuncia un declino preoccupante nei finanziamenti destinati a far fronte alla fame nel mondo, segnando la crisi più grave degli ultimi anni. Mentre le emergenze crescono, il sostegno politico e finanziario mostra segni di indebolimento, mettendo in discussione la capacità di intervento rapido e strutturato. I numeri indicano la necessità di cambiare approccio per contrastare il fenomeno.

La rete globale contro le crisi alimentari suggerisce di puntare non solo alle risposte immediate, ma anche al supporto dei sistemi alimentari locali. Investire in azioni a lungo termine e potenziare i servizi di nutrizione integrata può aiutare a spezzare il ciclo di fame e malnutrizione. Si prospetta un cambiamento radicale nella gestione di queste emergenze, per evitare il ripetersi di situazioni drammatiche nei prossimi anni.

Le parole delle istituzioni internazionali sulla sfida alimentare globale

Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, definisce la crisi alimentare un fallimento dell’umanità che va oltre un semplice errore di sistema. Nel 21° secolo, rispondere alla fame con inerzia è inaccettabile, ha detto con tono deciso. QU Dongyu, direttore generale della FAO, ha sottolineato che l’insicurezza alimentare acuta è ormai una realtà costante per milioni di persone, soprattutto nelle campagne.

Entrambi mettono in luce l’urgenza della questione e la necessità di un impegno globale all’altezza della crisi. I dati del rapporto 2025 tracciano un quadro con cui società, governi e organizzazioni non possono più fare i conti solo come emergenze temporanee. Serve un cambio di rotta nella politica internazionale e nelle strategie di gestione del cibo, così da affrontare ogni giorno una realtà che sta mettendo alla prova un numero sempre maggiore di vite umane.

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