Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte in Italia, con un impatto che supera il 30% di tutti i decessi nel Paese. Fra queste, l’aterosclerosi si conferma la patologia più pericolosa, responsabile di infarti, ictus e scompenso cardiaco. Negli ultimi anni la ricerca medica ha messo a disposizione strumenti per prevenire e rallentare questi eventi, ma resta un divario tra le conoscenze scientifiche e la pratica clinica. Il progetto Bring-Up, presentato all’Anmco 2025, ha puntato a migliorare questo aspetto, concentrandosi sul controllo del colesterolo Ldl nei pazienti ad alto rischio.
Il ruolo predominante delle malattie cardiovascolari in italia
In Italia le malattie cardiovascolari causano ogni anno oltre 230.000 morti, risultando la prima causa di decesso. Fra queste, l’infarto miocardico, l’ictus e lo scompenso cardiaco sono le condizioni che incidono maggiormente. L’aterosclerosi, caratterizzata dalla formazione di placche nelle arterie, è la principale responsabile di questo quadro clinico critico. Questa condizione deriva dall’azione combinata di vari fattori di rischio noti come il fumo, l’ipertensione arteriosa, il diabete, alti livelli di colesterolo e uno stile di vita sedentario.
Anche l’eccesso di peso contribuisce alla diffusione di questa malattia, che provoca non soltanto morte prematura ma anche gravi disabilità. L’Italia non si discosta dagli scenari internazionali, dove le patologie cardiovascolari rimangono un problema sanitario prioritario. Restano però margini importanti per migliorare la prevenzione, soprattutto attraverso interventi mirati su questi fattori modificabili.
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Le linee guida nella prevenzione cardiovascolare
Negli ultimi anni sono state pubblicate diverse linee guida medico-scientifiche sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari aterosclerotiche. Questi documenti indicano in modo chiaro i percorsi clinici più efficaci per ridurre il rischio ischemico tramite terapie farmacologiche e modifiche dello stile di vita. Queste indicazioni dovrebbero rappresentare una base solida per la pratica del cardiologo.
Le linee guida e il gap nella pratica quotidiana della prevenzione
Tuttavia, i dati raccolti nel cosiddetto “mondo reale” mostrano una realtà diversa. Le misure raccomandate vengono applicate troppo poco, anche nei pazienti che hanno già avuto infarti o ictus. In Italia, spesso le linee guida vengono disattese, con conseguenze sull’aumento dei casi di recidiva ischemica. La mancata applicazione delle raccomandazioni riguarda in buona parte la gestione dei livelli di colesterolo Ldl, uno dei maggiori fattori di rischio modificabili e più controllabili con farmaci e interventi.
Il progetto bring-up prevenzione e gli obiettivi ambiziosi
Per ridurre questa distanza fra teoria e pratica, l’Anmco ha avviato il progetto Bring-Up Prevenzione, presentato al 56° congresso nazionale. L’iniziativa ha coinvolto 189 centri cardiologici italiani e 4.790 pazienti che avevano già subito infarto o procedure di rivascolarizzazione coronarica. In soli 3 mesi sono stati raccolti dati per migliorare il controllo dei fattori di rischio, con particolare attenzione ai livelli di colesterolo Ldl.
I risultati a un anno di follow-up hanno mostrato un incremento significativo di pazienti con colesterolo sotto controllo secondo gli standard internazionali . All’inizio del progetto solo un terzo dei pazienti rientrava in questi parametri, poi la percentuale è salita al 58% a 6 mesi e al 62% dopo dodici mesi. Questi valori risultano superiori a quelli di analoghi studi effettuati in Europa e America del Nord, dove meno del 40% dei pazienti raggiunge simili livelli di colesterolo.
Farmaci tradizionali e risultati raggiunti nel controllo del colesterolo
L’aspetto più significativo è che questo miglioramento è avvenuto soprattutto grazie all’uso di farmaci tradizionali ormai generici e meno costosi. Statine ad alta intensità, spesso in associazione con ezetimibe, hanno rappresentato la base della terapia prescritta. Solo una minoranza di pazienti ha ricevuto i nuovi farmaci più potenti e costosi, riservati ai casi più gravi e resistenti.
Questa scelta ha permesso di ridurre i costi e mantenere efficaci i trattamenti di prevenzione secondaria. Dal punto di vista clinico, la mortalità a un anno in questa popolazione ambulatoriale è stata circa del 2%, mentre il 6% dei pazienti ha avuto bisogno di un nuovo ricovero ospedaliero. Questo dato suggerisce una stabilizzazione delle condizioni per la maggior parte dei pazienti grazie all’intensificazione della terapia.
L’impatto del progetto bring-up sulla gestione dei pazienti a rischio
Il progetto Bring-Up dimostra come la gestione puntuale dei livelli di colesterolo Ldl sia possibile anche su larga scala e con risorse adeguate. Questa esperienza sottolinea la necessità di un approccio costante e attento, basato su terapie consolidate, per la prevenzione delle recidive ischemiche.
Il successo dell’iniziativa ha coinvolto centri cardiologici di tutta Italia, rendendo più omogeneo il percorso terapeutico nonostante le differenze locali. Ora si dovranno verificare i benefici su tempi più lunghi per confermare l’effetto positivo e modificare la pratica clinica consolidata, ancora carente nella prevenzione. Questi dati indicano quindi un punto di partenza importante per ridurre la mortalità cardiovascolare in Italia nel prossimo futuro.