nuovo poster di laika a roma ricorda awdah kathaleen attivista palestinese uccisa in masafer yatta

nuovo poster di laika a roma ricorda awdah kathaleen attivista palestinese uccisa in masafer yatta

A roma la street artist Laika dedica un poster a Awdah Kathaleen, attivista palestinese ucciso, denunciando le violazioni dei diritti umani in Palestina e l’indifferenza internazionale.
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A Roma, la street artist Laika ha affisso un poster dedicato all’attivista palestinese Awdah Kathaleen, simbolo di resistenza e vittima della violenza israeliana, per denunciare le violazioni dei diritti umani e mantenere viva la memoria della causa palestinese. - Gaeta.it

Nel cuore di roma, una nuova opera di street art richiama l’attenzione sulla tragedia palestinese e su un volto simbolo della resistenza. La street artist italiana laika ha affisso un poster dedicato ad awdah kathaleen, l’attivista palestinese noto per il documentario oscar no other land, ucciso da un colono israeliano nel villaggio di masafer yatta. L’opera si trova a piazza sauli, nella zona di garbatella, luogo simbolico per la comunità attivista romana. Questo gesto artistico arriva nel pieno delle tensioni legate al conflitto israelo-palestinese e denuncia la grave situazione dei diritti umani in quella regione.

Laika e il significato dell’opera dedicata ad awdah kathaleen

La nuova creazione di laika ritrae il volto di awdah kathaleen circondato da simboli legati alla causa palestinese. L’artista ha scelto questo omaggio proprio in occasione della commemorazione pubblica a roma, alla presenza di amici e attivisti impegnati nella stessa lotta. Laika ha spiegato che il poster vuole sottolineare il sacrificio di una persona che ha difeso la propria terra, pagando con la vita. L’installazione nel quartiere garbatella è significativa: awdah viaggiava spesso in quella zona e lì ha trovato sostegno e solidarietà. Ogni dettaglio della rappresentazione è carico di richiami alla resistenza palestinese e al dolore collettivo che accompagna quella terra.

L’attenzione sui silenzi internazionali

L’artista ha posto l’accento sulla necessità di parlare ancora della Palestina, soprattutto in un momento in cui a livello internazionale prevale un silenzio imbarazzante. Ha rivendicato il diritto dei palestinesi di vivere con dignità e pace, contrastando l’oblio imposto dalle autorità occidentali. L’opera diventa così un atto di testimonianza e di denuncia contro la cancellazione di un popolo, un invito a tenere viva la memoria di chi lotta per quei diritti.

Testimonianze dalla commemorazione e il contesto politico

Alla cerimonia di affissione del poster a roma era presente anche micol meghnagi, attivista e amica di awdah kathaleen. Meghnagi ha raccontato come l’occupazione israeliana vieti persino il diritto di commemorazione nel villaggio di umm al khair, dove awdah viveva. Il divieto riguarda anche il ricordo pubblico di una figura che era padre, marito e militante indefesso. Secondo micol, questo atto rappresenta la volontà di togliere ai palestinesi non solo la terra, ma anche la dignità, persino nel dolore e nella perdita.

Il ruolo della repressione

Nel suo intervento è emerso il ruolo della repressione nel cancellare le tracce di un’esistenza e di una resistenza che si traducono in diritti negati. La presenza a roma della comunità degli amici e dei compagni di lotta di awdah testimonia una solidarietà che supera i confini, in un momento di peggioramento delle condizioni per la popolazione palestinese.

La critica di laika ai governi occidentali e la situazione umanitaria

L’azione di laika sulle mura di roma si carica di una forte denuncia politica. L’artista ha ribadito che lo stato israeliano ha causato la morte di oltre 60.000 persone, di cui 18.000 bambini, con azioni che includono fame, espropri di terre e violenze impunite come quella che ha portato alla morte di awdah. Questo dato, portato all’attenzione pubblica, mette in discussione la definizione di Israele come “unica democrazia del Medio Oriente”.

Un appello contro l’indifferenza

L’opera e le parole di laika chiedono un’attenzione concreta verso le violazioni dei diritti umani sul terreno. Non si tratta di una semplice manifestazione artistica, ma di un appello a non ignorare i crimini che continuano in Medio Oriente. La situazione dei palestinesi, con milioni di persone ospitate in condizioni precarie e soggette a restrizioni e violenze, resta una ferita aperta a pochi chilometri dal centro di Europa.

L’iniziativa a roma segna una tappa di un impegno civile che porta alla luce storie spesso oscurate dalla geopolitica e dalla disinformazione. Il volto di awdah kathaleen sulle pareti del quartiere garbatella si fa memoria, ma soprattutto monito per chi ha responsabilità nelle scelte politiche.

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