La situazione dello stabilimento ex Caterpillar di Jesi, gestito dall’azienda Imr, è nell’occhio del ciclone. Con la scadenza della cassa integrazione a fine maggio per oltre 90 lavoratori, arriva una mozione unanime dal Consiglio regionale delle Marche, che chiede un nuovo piano industriale immediato. L’obiettivo è garantire la produzione e i posti di lavoro nell’impianto, con un forte impegno politico da parte delle istituzioni locali.
L’appello del Consiglio regionale
Il Consiglio regionale delle Marche ha approvato all’unanimità una mozione firmata dal presidente Dino Latini e dai capigruppo, che impegna la giunta a sollecitare Imr a presentare un piano industriale rinnovato, allineato a quanto concordato in precedenti incontri. La situazione attuale è preoccupante: solo un numero esiguo di dipendenti, tra cui 5-6 impiegati, sta lavorando nello stabilimento a causa della prolungata cassa integrazione. Latini ha sottolineato l’urgenza di questo intervento, soprattutto considerando che i lavoratori si trovano a un passo dalla perdita del lavoro.
Nella seduta, alcuni sindacalisti e lavoratori sono stati presenti sulle tribune per monitorare il dibattito. La mozione arriva dopo che il piano industriale concordato in passato non ha trovato applicazione, lasciando i lavoratori in una situazione di incertezza e angoscia. La giunta regionale è stata invitata a mettere in atto azioni concrete sia a livello locale che nazionale per affrontare la crisi in corso.
Leggi anche:
Presidio dei lavoratori davanti al Palazzo Leopardi
Oggi, i dipendenti di Imr hanno organizzato un presidio pacifico davanti a Palazzo Leopardi, sede del Consiglio regionale, per far sentire la propria voce. Indossando felpe e sventolando bandiere sindacali, i lavoratori hanno voluto manifestare il loro senso di urgenza e di allerta. Una delegazione sindacale, composta da rappresentanti di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, ha successivamente avuto un incontro con il presidente Latini e il vice Maurizio Mangialardi, così come con i capigruppo consiliari e l’assessore al Lavoro Stefano Aguzzi. Il sindaco di Jesi, Lorenzo Fiordelmondo, ha inoltre partecipato, dimostrando l’importanza che la questione ricopre per la comunità .
Durante l’incontro, i rappresentanti sindacali hanno esposto la necessità di avere chiarezza sulla produzione e sul numero di lavoratori che dovrebbero rientrare in stabilimento. La mozione approvata implica una richiesta diretta a Imr per chiarire il futuro della produzione nell’impianto, che era destinato a un numero elevato di occupati nel volere del piano originale.
L’intervento della Regione e il futuro dell’impianto
Il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, ha mostrato sostegno alla vertenza, annunciando che l’assessore Aguzzi riconvocherà il tavolo regionale per affrontare la questione della crisi occupazionale. La Regione sta cercando di facilitare un dialogo costante con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per far avanzare la vertenza Imr a livello nazionale, sottolineando l’impegno formulato negli ultimi tre anni.
Aguzzi ha delineato il percorso intrapreso e ha esaminato le problematiche incontrate. Tuttavia, a detta di Sara Galassi della Fiom, la presenza attuale dei lavoratori nello stabilimento è insignificante rispetto ai circa 200 iniziali. La richiesta è chiara: il piano industriale deve garantire il numero di lavoratori e una ripresa concreta delle attività presso l’impianto di Jesi. Senza l’intervento diretto del Ministero, le preoccupazioni sulla occupazione potrebbero non trovare una soluzione.
La critica alla gestione attuale dell’azienda
Il clima di insoddisfazione è palpabile. David Medici della Uilm ha espresso frustrazione per la terza revisione del piano industriale da parte dell’azienda, che ha promesso investimenti e ritorno al lavoro su linee produttive, come la Lamborghini. Con la realtà dei fatti che parla di un numero di operai estremamente ridotto, la fiducia dei lavoratori nei confronti di Imr è in forte crisi. La grave disoccupazione, specialmente in un periodo di rilancio post-pandemia, rende la questione ancora più delicata.
In questa stasi, i sindacati e i lavoratori chiedono un rapido intervento da parte della Regione, affinché venga ripristinata una discussione seria con l’azienda per garantire il futuro lavorativo nel sito di Jesi. Una situazione che va seguita con attenzione, poiché il destino di molti è ora appeso a un nuovo piano industriale e a un’interazione costruttiva tra le parti in causa.