Nuovi casi di telefoni cellulari e droga scoperti a nisida riaccendono l’allarme sicurezza negli istituti penitenziari minorili

Nuovi casi di telefoni cellulari e droga scoperti a nisida riaccendono l’allarme sicurezza negli istituti penitenziari minorili

Due episodi all’istituto penale per minorenni di Nisida evidenziano il traffico illecito di telefoni cellulari e sostanze stupefacenti; il sindacato Sappe chiede maggiori risorse e misure tecnologiche per la sicurezza.
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Due recenti episodi all’istituto penale per minorenni di Nisida hanno evidenziato problemi di sicurezza legati all’introduzione illegale di cellulari e droga, sottolineando le difficoltà operative del personale penitenziario e la necessità di misure più efficaci per il controllo interno. - Gaeta.it

Negli ultimi giorni l’istituto penale per minorenni di Nisida è tornato sotto i riflettori dopo due episodi che hanno coinvolto l’introduzione illegale di telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. Questi eventi hanno evidenziato una volta di più le difficoltà nel controllare il traffico illecito che spesso si sviluppa all’interno delle carceri minorili. Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria ha segnalato la situazione, sottolineando il ruolo centrale della professionalità degli agenti nel contenere questi fenomeni.

Ritrovamento di un microtelefono nascosto nel televisore durante una perquisizione

Il primo episodio è avvenuto nella mattinata di venerdì durante un controllo di routine: gli agenti hanno individuato un microtelefono nascosto con cura all’interno di un televisore nell’istituto di Nisida. Il dispositivo risultava in uso a un detenuto maggiorenne di nazionalità straniera, pur trovandosi all’interno di una struttura dedicata a minori. Questa scoperta ha subito messo in luce le difficoltà nel monitorare i beni e le apparecchiature personali all’interno della struttura.

La perquisizione che ha portato alla luce il microtelefono è stata parte delle attività ordinarie di controllo, eseguite per prevenire il passaggio di oggetti proibiti. A Nisida, il possesso di cellulari è severamente vietato proprio perché rappresenta un mezzo per coordinare attività illecite dall’interno, compresa la comunicazione con l’esterno. Il rinvenimento conferma come vengano adottate strategie di occultamento sofisticate, volte a sfuggire ai controlli.

Il fatto che il dispositivo fosse utilizzato da un detenuto maggiorenne mette in luce anche la questione del sovraffollamento e della presenza di soggetti adulti nelle carceri minorili, una problematica più ampia che riguarda la gestione della popolazione detenuta e che complica ulteriormente il mantenimento dell’ordine.

Intercettato uno scambio di droga tra due detenuti minorenni

Il secondo episodio si è verificato nella serata di sabato durante un’operazione di osservazione svolta dagli agenti all’interno del secondo reparto al primo piano dell’istituto. Gli agenti hanno notato uno scambio di busta tra due detenuti minorenni italiani. Dentro quella busta è stata trovata una piccola quantità di sostanza stupefacente.

L’operazione è frutto di un’azione di prevenzione che si basa su osservazioni attente e su un’approfondita conoscenza dei movimenti interni alla struttura. Gli agenti sono riusciti ad intervenire prima che la droga potesse essere distribuita o consumata, un intervento fondamentale per isolare e contenere il fenomeno delle droghe tra i più giovani detenuti.

La presenza di stupefacenti in un istituto destinato a ragazzi rappresenta un segnale preoccupante. Le sostanze non solo alimentano attività illecite ma complicano anche la gestione quotidiana, aumentando i rischi di tensioni e conflitti tra i detenuti.

Le reazioni del sindacato di polizia e le difficoltà operative negli istituti minorili

Federico Costigliola, responsabile campano del settore minorile del sindacato Sappe, ha elogiato l’intervento degli agenti sottolineando come sia essenziale “riaffermare la presenza dello Stato all’interno delle strutture penitenziarie”. Ha evidenziato che le operazioni si sono svolte in piena sicurezza proprio grazie alla competenza del personale presente.

Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha invece denunciato le condizioni operative difficili per il personale penitenziario. Secondo lui, politiche che hanno privilegiato l’attenzione ai diritti dei detenuti hanno in alcuni casi compromesso il controllo nelle sezioni, con misure come la vigilanza dinamica e il regime aperto che hanno reso più complicato mantenere l’ordine.

Capece ha insistito sulla necessità di adottare strumenti tecnologici per schermare l’uso dei cellulari, spiegando che “l’introduzione di un reato specifico nel codice penale non ha risolto il problema”. Secondo lui, serve una forma reale di prevenzione, anche attraverso risorse maggiori, per impedire che i telefoni facciano da veicolo a traffici illeciti all’interno degli istituti.

Appello a nuove misure per rafforzare la sicurezza negli istituti penitenziari minorili

Il Sappe ha ribadito la richiesta di interventi più concreti per prevenire il contrabbando di telefoni e droghe nelle carceri per minori, dove la situazione resta delicata. La gestione di ragazzi detenuti, che spesso provengono da contesti difficili e fanno i conti con problemi di dipendenza o relazioni complicate con l’esterno, richiede un controllo rigoroso.

Le misure attuali, pur basate sull’esperienza e sull’impegno delle forze dell’ordine, risultano insufficienti per bloccare l’arrivo e l’uso di strumenti tecnologici vietati e sostanze stupefacenti. L’assenza di barriere efficaci al digitale, unita alla scarsità di risorse umane e tecniche, lascia spazi aperti per l’insorgere di attività illecite anche negli istituti minorili più controllati.

Si registra dunque un bisogno pressante di soluzioni che combinino tecnologia, forza di intervento e magari modifiche legislative, per garantire che le carceri per minori restino luoghi di custodia e recupero e non diventino terreno fertile per nuovi reati.

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