Nove denunciati nelle marche per raccolta illegale di tartufi estivi con metodi vietati e danni ambientali

Nove denunciati nelle marche per raccolta illegale di tartufi estivi con metodi vietati e danni ambientali

I carabinieri forestali di Ascoli Piceno scoprono raccolta illegale di tartufi estivi prima del 1° giugno nelle Marche, con uso di attrezzi proibiti e danni ambientali; nove denunciati e sanzioni in corso.
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I carabinieri forestali di Ascoli Piceno hanno scoperto e denunciato una rete di raccoglitori di tartufi estivi che operava illegalmente prima del termine consentito e con attrezzi dannosi per l’ambiente, mettendo a rischio l’ecosistema delle tartufaie marchigiane. - Gaeta.it

L’attività di controllo dei carabinieri forestali nella provincia di Ascoli Piceno ha portato alla scoperta di una rete di raccoglitori di tartufi estivi operanti fuori stagione. Gli illeciti riguardano sia la raccolta prima del 1° giugno, termine previsto dalla legge regionale nelle Marche, sia l’uso di attrezzi proibiti che danneggiano il terreno. Queste violazioni minacciano l’equilibrio naturale delle tartufaie, importanti ecosistemi del territorio. I responsabili sono stati individuati grazie all’uso di telecamere e tecnologie di riconoscimento facciale.

Indagine e scoperta delle irregolarità nella raccolta del tartufo estivo

L’inchiesta, partita ad aprile e condotta dal Nipaff di Ascoli Piceno, ha preso le mosse da sospetti su movimenti sospetti nelle aree di raccolta di tartufi. Il tartufo estivo può essere raccolto solo dal 1° giugno in avanti, per permettere la maturazione naturale e la tutela delle tartufaie. Le forze dell’ordine hanno scoperto che la raccolta clamorosamente avveniva prima di questa data, infrangendo la normativa.

Per documentare l’attività illecita, i carabinieri hanno piazzato telecamere nascoste e foto-trappole nelle zone “vocazione” alla raccolta di questo fungo ipogeo. Le immagini hanno fissato momenti in cui i cercatori utilizzavano non solo le mani ma anche strumenti vietati, che provocano danni peggiori del semplice scavo. Alcuni usavano zappe e altri attrezzi da scavo, una pratica che ha effetti negativi sul suolo e sulle radici degli alberi che ospitano i tartufi.

Le registrazioni hanno permesso di acquisire prove dirette sulle modalità di raccolta, confermando la frequenza e l’intensità dell’attività fuori stagione.

Violazioni accertate e sanzioni per i trasgressori

Il nucleo operativo ha individuato almeno nove persone coinvolte in questa raccolta illegale. Le irregolarità si concentrano su tre punti: la raccolta anticipata rispetto ai limiti stabiliti, l’impiego di attrezzi proibiti e il danneggiamento del terreno con metodi invasivi.

Ogni illecito comporta una multa amministrativa che varia da 516 a 2.582 euro. La legge regionale 5/2013 prevede anche la sospensione del tesserino di raccolta per periodi da uno fino a due anni. Questo documento è indispensabile per svolgere legalmente l’attività nei boschi marchigiani.

Un elemento decisivo per incastrare i colpevoli è stata la combinazione delle prove video con l’uso di tecnologie di riconoscimento facciale. Questa procedura ha permesso ai carabinieri forestali di assegnare nomi e volti precisi agli autori delle violazioni.

I denunciati sono stati convocati presso le autorità competenti per rispondere delle contestazioni formali. Dovranno affrontare il procedimento previsto senza possibilità di deroghe.

Impatto ambientale delle raccolte illegali sulle tartufaie naturali

Le tartufaie naturali sono ecosistemi delicati, che si formano in simbiosi con alcune specie arboree. Il tartufo estivo si sviluppa sotto terra in condizioni specifiche di terreno e clima. Le raccolte anticipate e aggressive alterano questo equilibrio naturale, compromettendo la rigenerazione del tartufo e la salute del suolo.

L’uso di attrezzi come zappe o altri strumenti impiegati per scavare più a fondo o in maniera più invasiva distrugge la struttura del terreno e le micorrize, le “radici” fungine vitale per la crescita del tartufo. Le conseguenze si riflettono sul lungo periodo, riducendo la capacità di produrre tartufi e danneggiando la biodiversità locale.

Gli esperti segnalano che queste attività illegali alimentano una spirale di degrado che rischia di impoverire aree molto importanti per l’economia e la cultura delle Marche.

Il mercato nero del tartufo immaturo e il ruolo dei consumatori

L’indagine ha portato a galla anche un mercato non regolamentato che vende tartufi professionali prima della maturazione. Questa domanda illegale crea una pressione indebita sulle risorse ambientali, incoraggiando raccolte spericolate e dannose.

I carabinieri forestali hanno precisato che il monitoraggio non si fermerà con queste denunce. Continuano i controlli per intercettare scaltri raccoglitori e venditori che operano fuori dalle regole.

Dal lato dei consumatori, è importante evitare l’acquisto di tartufi senza certificazione o provenienza trasparente. Scegliere prodotti leciti contribuisce a proteggere il territorio e la qualità della materia prima.

La tutela delle tartufaie marchigiane passa anche da una scelta consapevole nelle abitudini d’acquisto. Un mercato pulito si riflette in un ambiente meno stressato e in un prodotto più genuino.

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