A Napoli, la lotta tra clan mafiosi continua a destare preoccupazioni tra i cittadini. Tre giovani legati al clan Mariano, insieme al ras Pietro Savio, sono stati arrestati dalla Polizia, con il gip che ha confermato oggi le misure cautelari. Gli indagati sono accusati di gravi crimini, tra cui tentato omicidio e porto abusivo d’armi, reati aggravati dal metodo mafioso. Questo episodio illumina nuovamente la violenza e le tensioni che attraversano i Quartieri Spagnoli, un’area storicamente bersaglio di scontri tra bande rivali.
Gli arresti e l’accusa di tentato omicidio
I dettagli degli arresti
Le forze dell’ordine hanno arrestato Emanuele Criscuolo , Vincenzo Egidio e Salvatore Marramao , tutti accusati di tentato omicidio e porto abusivo d’arma da fuoco. Questi arresti arrivano dopo un’incursione della Squadra Mobile, in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. È emerso che i tre avrebbero cercato di eliminare Pietro Savio, figlio del boss Mario ‘o Bellillo, in un contesto di tensioni legate a richieste di tangenti.
Le accuse nel dettaglio
Le indagini hanno rivelato che Savio era stato minacciato di morte dai tre arrestati. I reati contestati includono non solo il tentato omicidio e il porto abusivo d’arma, ma poiché l’azione è avvenuta in un contesto mafioso, questi crimini sono stati aggravati dal metodo mafioso stesso. La loro condotta non solo violava le leggi statali, ma si inseriva in un più ampio schema di intimidazione e violenza tipica della camorra.
L’episodio della sparatoria per la tangente
Il conflitto a fuoco
Il cruento scontro a fuoco è avvenuto la sera del 16 giugno in vico Canale a Taverna Penta, quando Savio, in una situazione di crescente tensione, ha risposto a un agguato. I tre uomini avrebbero tentato di assassinare Savio perché questi aveva imposto il pagamento di una tangente legata alle loro attività illecite, presumibilmente al traffico di droga.
Le implicazioni del racket
In questo contesto, il racket delle tangenti rappresenta un aspetto cruciale della criminalità organizzata nel capoluogo campano. Le richieste di denaro da parte di membri della camorra per evitare violenze o perché le proprie attività illecite possano proseguire senza intoppi sono all’ordine del giorno. Questo comportamento ha ripercussioni devastanti sulla vita quotidiana degli abitanti, che spesso si trovano bloccati tra le dinamiche di potere di bande rivali.
La continua violenza della camorra a Napoli
Un contesto di instabilitÃ
Il conflitto tra le bande criminali e il perpetuo clima di violenza nei Quartieri Spagnoli rende l’area particolarmente vulnerabile. La popolazione locale vive sotto la costante minaccia di violenza e intimidazione, e la sparatoria tra Savio e i tre uomini non è che un altro capitolo di una guerra ormai decennale tra clan mafiosi.
Il ruolo delle forze dell’ordine
Le autorità locali, tramite la DDA e la Polizia, hanno intensificato le operazioni di monitoraggio e controllo, ma la lotta contro la camorra si presenta come una battaglia complessa e difficoltosa. Le azioni repressive, seppur necessarie, rischiano di non avere effetti duraturi senza una strategia di prevenzione e di sviluppo sociale che coinvolga direttamente le comunità . La speranza è che, attraverso l’impegno congiunto delle forze dell’ordine e della società civile, si possa finalmente realizzare un cambiamento significativo che porti alla tranquillità nella città .
Il caso di Emanuele Criscuolo, Vincenzo Egidio, Salvatore Marramao e Pietro Savio continua a rimanere sotto la lente di ingrandimento delle autorità , a confermare la pervasività della criminalità organizzata nel tessuto sociale napoletano.
Ultimo aggiornamento il 20 Luglio 2024 da Laura Rossi