A Genova la questione dell’aumento dei prezzi spinge le associazioni dei consumatori a chiedere interventi immediati e misure serie. Secondo Federconsumatori, i costi legati al carrello della spesa crescono più della media inflazionistica, alimentando un peso che grava sulle famiglie della città. Nel clima di campagna elettorale, questo problema assume un rilievo particolare perché richiede risposte precise da parte di chi aspira a guidare il comune nei prossimi anni.
I dati sull’inflazione e l’aumento del carrello della spesa a genova
Ad aprile 2025 l’inflazione ufficiale si è fermata all’1,9 per cento, mentre il costo del carrello della spesa supera il 2,6 per cento. Questa discrepanza indica che il rincaro dei beni alimentari e di largo consumo a Genova va oltre la media nazionale. Il presidente di Federconsumatori Genova, Bruno Manganaro, sottolinea come questi prezzi crescano alle spalle dei consumatori senza un controllo efficace. L’andamento non controllato dei listini influisce pesantemente sul bilancio famigliare, trasformando la gestione quotidiana del reddito in una battaglia complessa.
I dati rivelano che la spesa per alimentari sta diventando una voce insostenibile nei bilanci familiari locali. L’inflazione, pur se contenuta rispetto al passato, appare mascherare aumenti specifici su beni essenziali. Le famiglie genovesi infatti trovano prodotti più costosi anche quando, sulla carta, i prezzi dovrebbero essere rimasti stabili o in linea con l’inflazione generale. È un fenomeno che si riflette in un aumento tradotto in centinaia di euro spesi in più ogni anno per la semplice spesa quotidiana.
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Limitazioni degli strumenti di monitoraggio e criticità nella trasparenza dei prezzi
Il report mensile sui prezzi, presentato dalla prefettura di genova, resta uno strumento utile ma non esaustivo, secondo Federconsumatori. Viene rilevato che il documento fotografa solo i prezzi in un momento specifico senza includere i dati sui costi all’ingrosso di quei prodotti. Questa mancanza rende difficile individuare eventuali speculazioni lungo la filiera commerciale. Senza dati completi, diventa complicato capire se gli aumenti nascono da condizioni di mercato reali o da comportamenti opportunistici.
Federconsumatori sottolinea che la trasparenza nella formazione del prezzo è un esercizio ancora incompleto a Genova. Il confronto sui dati tra prefettura, associazioni consumatori, Camera di Commercio e Guardia di Finanza nel tavolo voluto dal Ministero appare una buona base di partenza. Eppure, la raccolta delle informazioni si concentra solo su due mercati nel centro cittadino e su periodi già trascorsi. Il risultato è un quadro parziale che permette solo di constatare i rincari passati senza poter intervenire sulle cause immediate.
Il peso degli aumenti sul bilancio delle famiglie genovesi e la ricerca di strategie di risparmio
L’aumento del costo della vita a Genova si traduce in una spesa aggiuntiva di oltre 600 euro annuali per una famiglia media, considerando sia il rincaro dei prezzi e delle bollette. A questo si somma il costo degli affitti o dei mutui, che assorbe più del 30 per cento dello stipendio medio locale. Si tratta di una pressione economica rilevante che limita la libertà di spesa e costringe molte famiglie a modificare le proprie abitudini.
Non a caso, molti genovesi ricercano offerte promozionali, sconti o prodotti vicini alla scadenza per cercare di mettere ordine tra entrate e uscite. Questa dinamica testimonia come la crescente difficoltà a gestire il reddito alimenti una continua ricerca di soluzioni per compensare i rincari. Le strategie di risparmio diventano un modo per sopravvivere più che per migliorare il tenore di vita e si diffonde l’allarme sulla sostenibilità di questa condizione.
Appello alla politica sulle priorità da affrontare in vista delle elezioni
Bruno Manganaro, rappresentante di Federconsumatori a Genova, invita i candidati alle prossime elezioni amministrative a inserire il controllo dei prezzi tra le priorità da affrontare subito. A suo avviso, il dibattito politico nazionale e locale dovrebbe mettere da parte dispute tra modelli di distribuzione e concentrarsi sulla tutela delle fasce più deboli della popolazione. Nonostante la complessità della materia, la politica ha gli strumenti per intervenire e fermare fenomeni speculativi che penalizzano il potere d’acquisto.
Il tavolo istituito dal Ministero, con la partecipazione di più enti pubblici e associazioni, rappresenta un passo importante ma ancora insufficiente. Serve un rafforzamento del sistema di monitoraggio e soprattutto misure preventive, non solo interventi che arrivano tardivamente dopo aver preso atto dei rincari. Il quadro attuale denuncia una situazione sempre più urgente per famiglie e cittadini, che chiedono risposte concrete dalla classe dirigente genovese.