Missionario italiano costretto a fuggire dalla Repubblica Democratica del Congo: la drammatica esperienza di Marco Rigoldi

Missionario italiano costretto a fuggire dalla Repubblica Democratica del Congo: la drammatica esperienza di Marco Rigoldi

Marco Rigoldi, missionario italiano in Congo, e sua moglie fuggono da violenze a Goma, trovando rifugio in Ruanda. Il governo italiano offre supporto mentre la coppia riflette sulla situazione dei bambini rimasti.
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Missionario italiano costretto a fuggire dalla Repubblica Democratica del Congo: la drammatica esperienza di Marco Rigoldi - Gaeta.it

Marco Rigoldi, un missionario laico italiano di 29 anni originario di Villaverla, in provincia di Vicenza, ha vissuto un’esperienza drammatica nelle ultime settimane. Attivo nella Repubblica Democratica del Congo come parte della missione Fidei Donum della Diocesi di Vicenza, Rigoldi, insieme alla moglie Arielle Angelique, ha dovuto fuggire dai crescenti conflitti che affliggono la regione, in particolare la città di Goma, dove operava un centro di accoglienza per bambini di strada. Mentre la situazione di sicurezza nella regione continua a deteriorarsi, la coppia è riuscita a trovare un rifugio temporaneo in Ruanda, ma solo dopo aver affrontato momenti di grande tensione.

La situazione a Goma e la fuga precipitosa

Nei giorni scorsi, Goma è stata teatro di scontri violenti tra le forze armate del governo congolese e diversi gruppi ribelli. Rigoldi ha condiviso la sua esperienza in una lettera a Vicenza, evidenziando la precarietà della situazione. La missione, dedicata ai bambini in difficoltà, è stata colpita dagli attacchi e, in seguito, il missionario e sua moglie si sono trovati costretti a lasciare la loro casa. Con Arielle al nono mese di gravidanza e in un contesto così instabile, la fuga non è stata facile. La coppia ha cercato rifugio a Gisenyi, in Ruanda, sperando di trovare un luogo sicuro.

Tuttavia, la città di Gisenyi ha subito anch’essa violenze: Rigoldi ha descritto come, durante la notte, siano stati colpiti da mortai e bombe provenienti dal Congo. Nella lettera, ha rivelato di essersi nascosto con la moglie in una casa dove hanno passato sei ore sul pavimento, proteggendosi con un materasso dalle esplosioni vicine. Questo drammatico frangente ha messo a dura prova la coppia, costretta a vivere un incubo in un momento in cui la loro famiglia si stava per allargare.

Riflessioni e sostegno dal governo italiano

Dopo la fuga, la coppia è riuscita a raggiungere Kigali, la capitale del Ruanda. Nonostante la distanza dalla violenza, Marco Rigoldi ha espresso profonda inquietudine per coloro che sono rimasti a Goma. “Siamo molto scossi”, ha detto, riflettendo sulla loro fortuna rispetto ad altri che non sono riusciti a mettersi in salvo. Il pensiero costante di Rigoldi è indirizzato verso i bambini e le persone a Casa Goma, con la speranza di poterli riabbracciare in un futuro non troppo lontano.

In risposta alla crisi, il governo italiano, rappresentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e dall’Unità di crisi, si è mobilitato per fornire assistenza a Rigoldi e alla sua famiglia. L’ambasciata italiana a Kinshasa ha già avviato le procedure necessarie per garantire supporto e protezione. L’impegno del governo italiano dimostra l’importanza di intervenire in situazioni di emergenza, tutelando non solo i cittadini all’estero, ma anche i progetti umanitari che stanno nel cuore di molti missionari.

Marco Rigoldi, mentre affronta questa nuova fase della sua vita, continua a porre attenzione sui bisogni fondamentali dei bambini di Goma e a riflettere sul proprio ruolo in un contesto così difficile.

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