Una cerimonia commemorativa si è tenuta questa mattina a Milano in onore di tre poliziotti che hanno sacrificato la vita per opporsi al regime nazifascista. Giuseppe Prata, Emiddio Mastrodomenico e Angelo Molino sono stati onorati con l’installazione di ‘Pietre d’Inciampo’ davanti alla questura, un simbolo della mobilitazione della città contro l’oscura memoria della persecuzione. La celebrazione ha visto la partecipazione delle autorità locali e di diverse associazioni, sottolineando l’importanza della memoria storica e della resistenza contro l’oppressione.
L’importanza delle Pietre d’Inciampo
Le ‘Pietre d’Inciampo’ sono dei monumenti commemorativi posati in prossimità dei luoghi dove vivevano le vittime del nazismo. Questi blocchi di ottone forniscono un supporto tangibile alla memoria storica, risultando come una chiamata alla riflessione per le generazioni attuali e future. Durante la cerimonia, il Questore di Milano, Bruno Megale, accompagnato dal Prefetto Claudio Sgaraglia e dall’assessore Marco Granelli, ha messo in evidenza l’importanza di ricordare chi ha combattuto contro l’ingiustizia e la violenza. Le associazioni come l’Aned e la Comunità ebraica di Milano sono state presenti per portare avanti un messaggio di pace e tolleranza.
Giuseppe Prata: un esempio di coraggio al servizio della giustizia
Giuseppe Prata è stato uno dei tre poliziotti onorati, con una carriera iniziata nel 1934 come guardia di pubblica sicurezza. La sua ascesa a vice brigadiere nel 1943 lo mostra come una figura di spicco nella polizia milanese. Tuttavia, il suo impegno non passò inosservato agli occhi del regime nazista. Arrestato nel 1944, Prata subì la brutalità della deportazione, finendo nel campo di concentramento di Hersbruck. La sua vita si spense il 21 marzo 1945, sei mesi dopo il suo internamento, a causa di insufficienza cardiaca. La sua storia è un esempio concreto di come il coraggio e la moralità possano talvolta costare caro.
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Emiddio Mastrodomenico: fucilato per lottare contro l’occupazione
Emiddio Mastrodomenico, altro poliziotto milanese, fu arrestato la sera del 30 giugno 1944, accusato di aver supportato i G.a.p. milanesi, le forze partigiane che si opponevano all’occupazione nazifascista. Il suo sacrificio avvenne il 10 agosto 1944 in piazzale Loreto, dove fu fucilato insieme ad altri quattordici partigiani per rappresaglia per un attentato contro un camion tedesco. La sua determinazione e il sacrificio a favore della giustizia fanno di lui un simbolo del patriottismo italiano e della lotta per la libertà .
Angelo Molino: dalla clandestinità alla deportazione
Angelo Molino, l’ultimo dei tre, lavorava anch’egli nella questura di Milano. Dopo l’8 settembre 1943, decise di unirsi attivamente alla Resistenza nel Friuli Venezia Giulia, combattendo con la Brigata Val Torre della III Divisione Osoppo-Friuli. La sua cattura avvenne nel settembre 1944, portandolo nel lager di Neuengamme e, successivamente, a Dachau. Qui la sua vita fu stroncata il 10 aprile 1945, vittima di torture e sevizie. Angelo Molino rappresenta il sacrificio di molti italiani che hanno scelto di difendere i valori di libertà e dignità umana, anche di fronte alla morte.
L’inaugurazione delle Pietre d’Inciampo a Milano testimonia come la città ricordi con orgoglio il sacrificio di questi uomini, mantenendo viva la memoria storica in un momento in cui la tolleranza e il rispetto dei diritti umani sono più vitali che mai.