Un’occupazione simbolica si è svolta nel pomeriggio di martedì 20 maggio 2025 nell’atrio della sede Rai di milano in corso Sempione. L’iniziativa è stata promossa da militanti del centro sociale il cantiere insieme al Coordinamento dei collettivi studenteschi. Lo scopo della protesta era richiamare l’attenzione sull’assenza di copertura mediatica dedicata ai referendum popolari sul lavoro e, in particolare, a quello riguardante la cittadinanza.
La protesta in atrio rai milano: modalità e azioni messe in campo
La manifestazione pacifica è iniziata intorno alle 14 ed è durata alcune ore nell’atrio principale della sede milanese della Rai. Gli organizzatori hanno scelto di lasciare libero l’accesso all’edificio, senza bloccare il flusso dei dipendenti e senza creare problemi all’attività giornalistica e tecnica dell’emittente. In questo modo la contestazione ha mantenuto un carattere simbolico e non ha interrotto trasmissioni o servizi.
All’ingresso sono stati allestiti striscioni e cartelli con richieste rivolte alla direzione della Rai. Tra le azioni più visibili c’è stata una messa in scena di un falso telegiornale messo in piedi proprio davanti ai cancelli, atto a denunciare la scarsa copertura riservata dai canali pubblici ai temi dei referendum. L’atmosfera, seppur critica, ha mantenuto toni pacati e senza tensioni tra manifestanti, dipendenti e personale di sicurezza.
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Le richieste dei manifestanti: più attenzione ai temi dei referendum e alla cittadinanza
Uno dei punti centrali della protesta riguarda il modo in cui la Rai sta trattando i referendum, in particolare quello legato al diritto di cittadinanza. Secondo i militanti, la copertura mediatica dedicata a questo tema è stata solo dello 0,9% circa della programmazione. Si protesta contro un vero e proprio “oscuramento” mediatico, che, a loro avviso, limita la possibilità al pubblico di informarsi.
I rappresentanti del centro sociale il cantiere hanno dichiarato che la questione della cittadinanza va affrontata con maggiore serietà, evidenziando che la “reimmigration” non si deve identificare solo come un problema legato ai gruppi di estrema destra, ma anche come una questione alimentata da politiche di stato, quali respingimenti ai confini, gestione dei centri di permanenza per i rimpatri , e accordi con autorità di paesi come la Libia e la Turchia. La protesta punta quindi anche a denunciare le pratiche giudicate disumane nelle politiche migratorie italiane.
Il contesto politico e sociale dietro il silenzio sui referendum
Questa iniziativa arriva in un momento particolarmente delicato per il dibattito sui diritti civili e del lavoro in Italia. I referendum coinvolgono tematiche molto sentite, tra cui il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati nati o cresciuti nel nostro paese, e le condizioni lavorative in settori vari. La percezione di un silenzio forzato o di una limitata informazione da parte dei media ufficiali va a collocarsi in un clima di tensioni politiche e sociali.
Le istituzioni televisive pubbliche come la Rai, che hanno un ruolo di servizio pubblico, sono chiamate a fornire un quadro completo e trasparente delle questioni che coinvolgono la società. Il mancato approfondimento, secondo i manifestanti, non consente al cittadino di formarsi un’opinione consapevole e limita il confronto democratico. La campagna referendaria, dunque, continua a essere terreno di scontro anche nell’ambiente mediatico, nonostante l’importanza delle decisioni coinvolte.
Reazioni e prospettive dopo l’occupazione simbolica alla rai
Dopo l’occupazione simbolica, la direzione Rai non ha reso noto un commento ufficiale a riguardo. Tuttavia, la protesta ha destato attenzione nei media locali e nazionali. La vicenda porta alla ribalta un tema quanto mai attuale: il ruolo che i grandi broadcaster devono svolgere nella democrazia italiana.
La scelta dei manifestanti di agire in modo non violento e senza bloccare le attività dell’ente pubblico ha contributo a mantenere la protesta su un piano di dialogo, invitando ad una riflessione più ampia sui limiti dell’informazione sui temi referendari. Nei prossimi giorni sono attesi sviluppi nella copertura mediatica e nella discussione pubblica sui contenuti sollevati dagli attivisti del centro sociale il cantiere e del Coordinamento dei collettivi studenteschi.