Brady Corbet, regista nove volte candidato agli Oscar, ha trovato un inaspettato sostenitore a Milano per il suo ultimo film, Il Brutalist. Michelangelo La Bionda, noto per il suo contributo alla musica disco con il brano iconico One For You, One For Me, è entusiasta del progetto cinematografico che narra la storia di un architetto ungherese sopravvissuto all’Olocausto. Anche se solo tre giorni fa non aveva ancora visto il film, il suo supporto al successo della pellicola è evidente e ricco di passione.
Il legame di Michelangelo La Bionda con la musica e il cinema
Michelangelo La Bionda, insieme a suo fratello Carmelo, è stato un pioniere della scena Italo-disco, un genere musicale che ha dominato le discoteche europee negli anni ’70 e ’80. Il loro pezzo più celebre, One For You, One For Me, ha segnato un’epoca, arrivando in vetta alle classifiche in Belgio e diventando un classico intramontabile. La canzone è nata in uno studio di registrazione di Monaco di Baviera, mentre i fratelli stavano lavorando a colonne sonore per spaghetti western. Questo background musicale offre a Michelangelo una prospettiva unica sul cinema, dove la colonna sonora gioca un ruolo essenziale nel guidare le emozioni e i temi.
La scelta di utilizzare One For You, One For Me come brano di chiusura nel film di Corbet sottolinea l’intenzione di trasmettere un messaggio di rinascita, luce e speranza, anche dopo un racconto carico di drammaticità . La Bionda ha espresso la sua ossessione per il progetto, riportando in auge una canzone che, a distanza di quasi cinquant’anni dalla sua pubblicazione, continua a risuonare nel cuore di molte persone.
Il Brutalist: una storia che colpisce
Il Brutalist racconta la storia di László Tóth, interpretato da Adrien Brody, un architetto ungherese che affronta le conseguenze di un passato doloroso. Il film, con la sua atmosfera intensa e coinvolgente, affronta temi profondi legati alla resilienza e alla ricerca della bellezza in un mondo complicato. Michelangelo La Bionda, pur non avendo ancora visto il film, è rimasto colpito soprattutto dall’idea che alla fine della pellicola gli spettatori siano spinti a ballare e festeggiare, un segno di vita e rinascita che si collega perfettamente a ciò che il suo brano rappresenta.
L’artista milanese ha avuto modo di condividere le sue impressioni sul film, dimostrando di essere profondamente legato alla storia narrata. La scelta di una linea narrativa che si contrappone alla tragica esistenza di Tóth con un finale così energico è un elemento che ha catturato la sua attenzione e che riflette il suo stesso viaggio artistico. Resta da vedere come questo connubio tra l’arte della musica e la narrazione visiva si sviluppi sul grande schermo.
Una coincidenza significativa
Un fatto interessante da notare è che il primo ufficio di Michelangelo a Milano era situato all’interno della Torre Velasca, un esempio emblematico di architettura brutalista. Questo edificio, che rompe gli schemi tradizionali, sembra riflettere non solo il tema del film di Corbet ma anche la personalità e l’approccio innovativo di La Bionda nel suo campo. Le connessioni personali e professionali tra i vari aspetti delle vite degli artisti spesso offrono spunti e diverse interpretazioni, arricchendo l’esperienza dello spettatore.
La Bionda ha manifestato il desiderio di vedere il film in VistaVision, una scelta tecnica che riflette il suo interesse per l’estetica cinematografica. La sua affermazione riguardo le reazioni del pubblico alla conclusione del film suggerisce una fiducia nella potenza dell’esperienza audiovisiva e nella capacità della musica di evocare emozioni e spingerci a ballare. Ne è un chiaro esempio il suo brano, simbolo di una festa e di un ritrovato senso di libertà , che ben si sposa con la trama del film.
La figura di Michelangelo La Bionda, dunque, rappresenta un affascinante intreccio di passato e presente, di musica e cinema, rivelando come le arti possono interagire e alimentarsi a vicenda.