Meloni commenta con cautela l’accordo sui dazi con gli Usa: focus sulle eccedenze e tutela made in Italy

Meloni commenta con cautela l’accordo sui dazi con gli Usa: focus sulle eccedenze e tutela made in Italy

L’intesa tra Unione europea e Stati Uniti su dazi al 15% genera prudenza in Italia, con Giorgia Meloni che punta a tutelare il made in Italy e richiede sostegni per i settori più vulnerabili.
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L’accordo tra Ue e Usa su un dazio base del 15% genera prudenza in Italia, con Meloni che punta a tutelare il made in Italy e i settori più a rischio, mentre si valutano impatti economici e strategie di sostegno coordinate a livello europeo. - Gaeta.it

L’intesa raggiunta tra Unione europea e Stati Uniti per fissare una tariffa base sui dazi al 15% ha suscitato reazioni miste in Italia. La premier Giorgia Meloni si è espressa con prudenza, concentrandosi soprattutto sulla necessità di approfondire i dettagli dell’accordo. Da Addis Abeba, dove ha partecipato al vertice Onu sui sistemi alimentari, ha seguito da vicino l’evolversi delle trattative, insistendo sulla salvaguardia del made in Italy e sulla richiesta di misure di sostegno per i settori più a rischio.

La posizione di meloni e le prime dichiarazioni ufficiali

Giorgia Meloni ha diffuso un primo commento a caldo sull’intesa, sottolineando come il governo nazionale valuti positivamente il raggiungimento di un accordo, ma senza pronunciare un giudizio definitivo prima di conoscere tutti i dettagli. In una nota congiunta firmata anche dai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, ha evidenziato l’importanza del metodo adottato durante i negoziati. La soluzione, nata da un lavoro condiviso tra rappresentanti europei e americani, ha evitato di far esplodere uno scontro commerciale aperto tra le due sponde dell’Atlantico, un rischio non da poco visto il fermento registrato negli ultimi mesi.

L’esecutivo italiano ha anche ribadito che la tariffa base potrà essere considerata sostenibile solo se comprenderà i dazi attualmente in vigore; in caso di impatti negativi su specifici settori, il governo intende mettere in campo strumenti di sostegno. Tale protezione, però, dovrebbe assumere una dimensione europea, con interventi coordinati a livello Ue. Questa doppia richiesta riflette la volontà di contenere le conseguenze economiche, in particolare per le piccole e medie imprese impegnate a esportare prodotti italiani di alta qualità.

Focus sui settori più a rischio

La tariffa deve includere le attuali imposizioni per garantire una tutela reale, evitando che l’accordo si traduca in un onere aggiuntivo per il comparto produttivo italiano più fragile.

Settore made in italy e settori protetti: priorità e rischi secondo meloni

La partita vera si giocherà sui dettagli e le esenzioni previste dall’accordo. Tra le prime indicazioni arrivate da Bruxelles, con le dichiarazioni della presidente Ursula von der Leyen, alcuni prodotti come aerei e beni agricoli selezionati saranno esentati dal nuovo dazio. Meloni vuole concentrare tutte le forze per salvaguardare soprattutto il vino, il formaggio, il lusso, il design e la moda italiani, settori che rappresentano il marchio nazionale nel mondo.

Il timore delle imprese italiane si riverbera nei commenti di associazioni come Federvini, che ha espresso preoccupazione, e Cna insieme a Legacoop Agroalimentare, critiche nei confronti di un accordo definito «non soddisfacente». Il nodo principale riguarda la possibilità che alcune eccellenze subiscano aumenti di costo alla vendita oltreoceano, riducendo la competitività delle nostre esportazioni, già sotto pressione per l’aumento della concorrenza globale e l’andamento del cambio tra dollaro ed euro.

Meloni tra addis abeba e turnberry: una giornata di negoziati e incontri chiave

La premier era in Etiopia per partecipare al terzo vertice Onu sui sistemi alimentari, dedicato a questioni cruciali come la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile. Non ha mai perso il contatto con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, impegnata a Turnberry nelle trattative con l’amministrazione Trump. Tra incontri con missionari cattolici, un bilaterale con il primo ministro etiope Abiy Ahmed e un confronto con Mahamoud Ali Youssouf, presidente della Commissione Ue-africana, Meloni ha seguito da vicino ogni fase della trattativa.

La notizia dell’intesa è arrivata durante una cena ospitata da Abiy Ahmed, confermando le aspettative italiane che il livello di dazi fissato rimane all’interno di un margine considerato accettabile. Questa cifra rappresenta un carico aggiuntivo del 10% rispetto al 4,8% pre-Trump, e resta lontano dal 30% prospettato in alcuni momenti di tensione. Da tempo l’Italia, seguendo anche l’esempio della Germania guidata da Olaf Scholz e Christian Merz, predilige il dialogo piuttosto che misure di ritorsione pesanti. La decisione di aumentare gli acquisti europei di gas naturale liquefatto dagli Usa si inserisce in questo quadro di reciprocità commerciale ed energetica.

Dialogo e reciproca cooperazione

La strategia italiana punta su un equilibrio nei rapporti commerciali e energetici, evitando escalations che potrebbero danneggiare l’economia europea.

Impatto economico: dazi, cambio dollaro-euro e conseguenze sull’export italiano

Oltre ai dazi, le imprese italiane devono fare i conti con l’evoluzione del cambio tra dollaro e euro. Negli ultimi mesi il dollaro ha perso terreno, penalizzando l’export italiano che viene pagato in valuta statunitense. L’economista Carlo Cottarelli ha stimato che la svalutazione supera il 20%, ma respinge l’ipotesi di un crollo totale delle esportazioni. I dati del Centro Studi di Confindustria indicano come un dazio flat al 15% combinato con un dollaro svalutato del 10% rispetto alla media del 2024 potrebbe cancellare circa 22,6 miliardi di euro di esportazioni verso gli Usa.

Questa situazione complessa impone un’attenta valutazione delle strategie di commercio estero da parte del governo e delle aziende italiane. Pur mantenendo la rotta verso la sostenibilità e l’attrazione di nuovi mercati, resta la necessità di difendere i segmenti produttivi più vulnerabili agli effetti di barriere tariffarie e oscillazioni monetarie. Le decisioni che emergeranno nelle prossime fasi dei negoziati europei saranno decisive per evitare conseguenze gravi sull’intera economia nazionale.

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