Medici del mondo porta a milano la campagna contro le difficoltà all’accesso dell’aborto in italia

Medici del mondo porta a milano la campagna contro le difficoltà all’accesso dell’aborto in italia

La campagna “The Unheard Voice” di Medici del Mondo denuncia le difficoltà e gli ostacoli pratici che le donne incontrano nell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, con focus su Lombardia e legge 194.
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La campagna "The Unheard Voice" di Medici del Mondo denuncia le difficoltà e gli ostacoli reali che le donne incontrano nell'accesso all'aborto in Italia, evidenziando il divario tra diritto garantito dalla legge 194 e la pratica quotidiana, con un focus particolare sulla situazione critica in Lombardia. - Gaeta.it

Da Roma a Milano, la campagna “The Unheard Voice” di Medici del Mondo punta i riflettori sulle difficoltà che le donne trovano quando cercano di interrompere una gravidanza in Italia. L’installazione, una teca trasparente che riproduce un piccolo ambulatorio ginecologico, racconta la realtà dietro le porte chiuse delle strutture sanitarie. L’evento è stato organizzato il 22 maggio 2025, in corrispondenza dell’anniversario della legge 194, che dal 1978 garantisce il diritto all’aborto, ma che nella pratica incontra ancora resistenze e ostacoli.

L’installazione che dà voce alle donne nelle strutture sanitarie italiane

La teca trasparente allestita a Milano riproduce l’ambiente di un ambulatorio ginecologico e dà modo ai visitatori di ascoltare le testimonianze delle donne che hanno cercato di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Attraverso registrazioni audio, si percepiscono storie di negazione di antidolorifici, linguaggio denigratorio da parte degli operatori sanitari e obblighi di ascoltare il cosiddetto “battito del feto”. L’installazione ha l’obiettivo di far toccare con mano quanto accade in certe strutture, spesso lontano dagli occhi pubblici.

Una realtà diversa da quella garantita dalla legge

I racconti trasmessi mostrano una realtà diversa da quella sbandierata come garantita dalla legge. Non solo si segnalano ritardi ingiustificati nelle procedure, ma anche un clima fatto di pressioni psicologiche sulle donne che vogliono interrompere la gravidanza. Gli organizzatori sottolineano che questo scenario può causare danni anche seri alla salute mentale delle pazienti, andando oltre il mero accesso al servizio.

La legge 194: un diritto ancora compromesso nei fatti

Il 22 maggio ricorre l’anniversario della legge 194 del 1978 che ha regolamentato la possibilità di abortire legalmente in Italia, ma i dati raccolti da Medici del Mondo raccontano un’altra storia. Nonostante il quadro normativo chiaro, nelle varie regioni italiane permangono ostacoli che rallentano o impediscono l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Il diritto sancito resta quindi spesso teorico.

Ostacoli e obiettori di coscienza

L’attacco registrato contro la possibilità di abortire si manifesta in offline e nelle procedure amministrative. Diverse strutture coinvolte nella campagna presentano percentuali elevate di obiettori di coscienza, che riducono il numero di medici disponibili. Questo calo influisce direttamente sui tempi di attesa, che possono allungarsi anche oltre le soglie previste dalla legge stessa.

Gli operatori sanitari a volte adottano modalità di comunicazione che dissuadono o mettono a disagio le pazienti, aggravando situazioni già difficili. Nei casi più gravi, le donne non ricevono assistenza completa, come la negazione di antidolorifici durante l’intervento. La campagna mette in luce la necessità di un’effettiva tutela del diritto più che una semplice foglia di fico legislativa.

La situazione in lombardia, regione al centro delle criticità

La Lombardia si presenta come il territorio italiano con il maggior numero assoluto di casi di interruzione volontaria di gravidanza, ma resta anche una delle regioni più criticate per i ritardi e le difficoltà pratiche. Il rapporto tra amministrazione regionale e movimenti contrari all’aborto è storicamente complesso e contribuisce a creare un clima di contrasti.

Lunghe attese e alti tassi di obiezione

Le percentuali di obiettori in Lombardia risultano tra le più alte del Paese, limitando l’accesso alle prestazioni. I tempi di attesa per accedere all’aborto sono i più lunghi dopo quelli del Veneto, con ritardi che possono superare i limiti stabiliti dalla legge. Ciò implica che molte donne sono costrette a subire lunghe procedure burocratiche e mediche, spesso accompagnate da ostacoli psicologici e sociali.

La campagna di Medici del Mondo denuncia in modo specifico questo scenario e chiede maggiori garanzie per assicurare un’assistenza tempestiva e rispettosa. Il caso lombardo diventa emblematico del divario tra diritto scritto e diritto reale, che ancora si riscontra in molte parti d’Italia.

Dialogo e interventi durante la presentazione dell’iniziativa a milano

L’evento milanese ha raccolto voci diverse, tra attivisti, rappresentanti politici e figure del mondo dello spettacolo. Elisa Visconti, direttrice di Medici del Mondo Italia, ha spiegato le ragioni della campagna e l’importanza di portare in pubblico un tema ancora spesso nascosto. La sua testimonianza ha sottolineato come l’installazione crei un luogo di ascolto concreto per comprendere cosa succede nelle sale d’aspetto e nelle stanze dei consultori.

Giulia Crivellini, avvocata e co-fondatrice della campagna “Libera di abortire”, ha evidenziato le difficoltà legali e sociali che le donne si trovano ad affrontare quando vogliono esercitare un diritto sancito da decenni. La presenza della consigliera regionale del Pd Paola Bocci e del consigliere del Patto Civico Luca Paladini ha portato al dibattito una dimensione politica, con richieste di monitoraggio e interventi concreti per proteggere il diritto all’aborto.

Contributo della comica laura formenti

La comica Laura Formenti, ambasciatrice della campagna, ha contribuito portando l’attenzione su forme di discriminazione e pregiudizio ancora diffuse contro chi sceglie di interrompere la gravidanza. Il confronto ha coinvolto pubblico e istituzioni, lasciando aperta una discussione utile per scuotere l’opinione pubblica e stimolare controlli più rigorosi nelle strutture sanitarie.

La campagna “The Unheard Voice” continua il suo percorso in varie città italiane, con l’obiettivo di offrire uno strumento di denuncia e riflessione su una realtà spesso raccontata solo attraverso numeri o leggi, senza mai ascoltare direttamente le voci di chi affronta il diritto all’aborto ogni giorno.

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