Lo scrittore abruzzese Matteo Di Fabio ha scelto Roma per lanciare il suo ultimo lavoro letterario, un romanzo breve che esplora le difficoltà emotive e sociali dei giovani in contesti provinciali. L’opera è stata presentata in una delle sale storiche del Campidoglio, manifestazione che ha attirato attenzione per la scelta narrativa e i temi affrontati.
Una presentazione a roma per un romanzo dal tono diretto e frammentato
Il 25 aprile 2025, nella sala del Carroccio a Roma, Matteo Di Fabio ha illustrato il contenuto e la struttura del suo nuovo libro, “Giotto – 7 caffè su un altro pianeta”. Lo scrittore nato a Chieti e con radici nella Marsica ha spiegato come abbia voluto affrontare argomenti delicati, spesso trascurati nei racconti giovanili, come bullismo, attacchi di panico e traumi adolescenziali. La scelta di uno stile narrativo frammentato, quasi spezzato, serve a raccontare senza filtri la realtà emotiva del protagonista, un giovane alle prese con disturbi mentali e un ambiente provinciale che accentua la solitudine.
Motivazioni alla base dello stile narrativo
La presentazione ha offerto spazio anche alle motivazioni che hanno spinto l’autore a distanziarsi da tecniche letterarie convenzionali: mostrare i disagi in modo crudo, senza abbellimenti, per non minimizzare sofferenze o difficoltà. L’evento si è svolto in un contesto istituzionale, ma ha suscitato interesse soprattutto per il coraggio nel trattare temi sociali marginalizzati, con un linguaggio che vuole raggiungere sia lettori giovani che adulti.
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La diffusione del romanzo al pubblico: un esperimento sociale tra treni e panchine
Dopo aver segnalato il suo libro in un ambiente ufficiale, Matteo Di Fabio ha scelto di far circolare il romanzo in modo insolito, abbandonando copie del volume in luoghi pubblici. Il lettore potrà quindi trovare “Giotto – 7 caffè su un altro pianeta” su treni, nei bagni pubblici o su panchine di parchi, creando un legame casuale tra testo e pubblico. Questa iniziativa cerca di trasformare la lettura in un’esperienza fuori dagli schemi.
Finalità dell’iniziativa
L’autore ha spiegato che questa forma di diffusione vuol stimolare la curiosità e far sì che certi racconti vengano scoperti per caso, come incontri fortuiti con storie di vita reale. La scelta si lega anche all’idea che il protagonista rappresenta un insieme di disturbi e sofferenze che accomunano molte persone, non la semplice autobiografia di Matteo Di Fabio. Così, la testimonianza diventa collettiva, diffusa senza inviti formali ma con una chiamata silenziosa a chiunque si trovi ad affrontare problemi simili.
Tematiche sociali e vita di provincia raccontate attraverso la letteratura
Il romanzo di Di Fabio si cala nel racconto di una provincia italiana segnata da anonimità e difficoltà di dialogo tra le generazioni. Il protagonista vive una serie di esperienze riconoscibili nelle pieghe della società contemporanea, con riferimenti a fenomeni come bullismo e disturbi d’ansia che impattano sulla vita quotidiana di tanti giovani.
Attraverso una narrazione che rinuncia a trame complesse, il libro tratteggia emozioni e momenti di vulnerabilità con un linguaggio semplice ma incisivo. Lo scrittore evidenzia le tensioni di chi cresce tra piccole comunità, incapaci a volte di offrire strumenti adeguati per gestire la sofferenza mentale o le crisi adolescenziali. Il contesto territoriale di provenienza di Di Fabio, la Marsica e Chieti, emerge nello sfondo come un luogo reale e simbolico per illustrare queste problematiche.
L’empatia attraverso la narrazione
La scelta di concentrare il racconto su un singolo individuo con disturbi mentali permette al lettore di entrare in empatia con situazioni spesso ignorate o stigmatizzate. Il libro si configura quindi come un piccolo specchio dove si riflette una fetta di società che fatica a farsi ascoltare e comprendere.
L’autore e il suo impegno letterario sui temi della salute mentale
Matteo Di Fabio, oltre a dedicarsi alla scrittura, porta avanti un discorso pubblico sui disturbi mentali e sul disagio giovanile. L’autore usa la propria formazione e il proprio vissuto per dare spazio a voci difficili da esprimere. Ha scelto di parlare senza giri di parole delle sensazioni di ansia, isolamento e dolore, per stimolare attenzione e apertura verso chi convive con queste condizioni.
Nel corso dell’evento romano, Di Fabio ha sottolineato l’importanza di riconoscere che il dolore psichico non è una vergogna, così come il bisogno di raccontarlo apertamente. Le sue parole cercano di rompere il silenzio che spesso segue episodi di bullismo o attacchi di panico, cercando di suggerire percorsi di ascolto e comprensione più efficaci, soprattutto nelle piccole realtà provinciali.
L’iniziativa come mezzo di coinvolgimento sociale
La sua opera e l’iniziativa di lasciare copie del romanzo sparse nei luoghi pubblici rivelano un approccio che punta a coinvolgere direttamente il pubblico in modo nuovo. L’autore spera che il racconto, trovandosi per caso tra le mani di chi soffre situazioni simili, possa fornire uno strumento di vicinanza o riflessione. L’impegno di Di Fabio si situa dunque tra letteratura e salute pubblica, mostrando un’attenzione concreta verso chi vive momenti critici spesso nascosti.