La situazione economica e commerciale in Europa mostra segnali di difficoltà che si sono accumulati da anni, aggravati dalle tensioni politiche interne e dalla debole crescita. Mario Draghi, ex presidente del consiglio, ha dato una lettura chiara di questi problemi durante il vertice Cotec a Coimbra, mettendo in grande evidenza i rischi che le attuali dinamiche rappresentano per l’ordine multilaterale, la difesa e l’industria europea.
Il deterioramento dell’ordine commerciale e le fratture politiche europee
Mario Draghi ha spiegato che i cambiamenti negativi nel contesto commerciale europeo non sono eventi recenti, ma si protraggono da anni. Prima dell’aumento delle tariffe, le divisioni politiche tra i paesi e una crescita economica debole avevano già reso difficile una risposta coesa a livello europeo. Questi fattori hanno inciso sulla capacità dell’Ue di affrontare efficacemente le sfide commerciali globali.
L’ex premier ha sottolineato come l’adozione di azioni unilaterali per dirimere le controversie tra stati abbia segnato una frattura profonda nell’ordine multilaterale. Questo comportamento ha anche contribuito al ruolo marginale che oggi riveste l’Organizzazione mondiale del commercio . Il risultato è uno scenario di instabilità difficile da recuperare, che mette a rischio le alleanze commerciali storiche e la cooperazione internazionale.
Leggi anche:
Non a caso, Draghi ha indicato questo momento come un punto di rottura che richiama alla necessità di un cambiamento radicale nelle strategie europee per proteggere gli interessi economici comuni, scongiurando un ritorno a politiche protezionistiche che danneggerebbero l’intera Unione.
Il debito comune come leva per la spesa in difesa
Durante il summit Cotec Europa, Draghi ha evidenziato le recenti modifiche alle regole fiscali dell’Ue, finalizzate a sostenere l’aumento delle spese militari. L’attivazione della “clausola di salvaguardia” ha consentito una maggiore elasticità di bilancio per i paesi membri, ma finora solo 5 su 17 nell’area euro hanno previsto un periodo di aggiustamento prolungato.
L’ex presidente del consiglio ha ricordato che, in presenza di un debito pubblico già elevato, la possibilità di escludere alcune categorie di spesa dal conteggio bilanciario è limitata. Per questo motivo, il ricorso all’emissione di debito comune europeo appare indispensabile per finanziare gli investimenti condivisi in difesa. Draghi ha definito questa misura come una tappa centrale nella strategia per rafforzare la sicurezza europea e garantire una risposta unitaria agli impegni militari.
Questa prospettiva apre a un modello di bilancio più integrato, dove l’Ue può agire direttamente sul finanziamento di settori chiave, migliorando la capacità di reazione collettiva rispetto ai rischi geopolitici crescenti.
Prezzi dell’energia, una minaccia per industria e decarbonizzazione
Tra le preoccupazioni maggiori indicate da Mario Draghi ci sono i costi elevati dell’energia e le carenze nelle infrastrutture di rete. Questi problemi rappresentano un pericolo concreto per la sopravvivenza delle attività industriali europee, danneggiano la competitività delle imprese e impongono un peso pesante sulle famiglie.
Draghi ha sottolineato che queste difficoltà non riguardano solo l’economia immediata, ma compromettono la strategia europea di decarbonizzazione. Senza adeguati interventi per contenere i prezzi e migliorare la rete energetica, le aziende rischiano di dover ridurre la produzione o delocalizzare, mentre gli obiettivi ambientali potrebbero risultare irraggiungibili.
Il quadro tracciato invita a una riflessione urgente sui meccanismi di supporto e sulle riforme necessarie per mantenere attive le industrie e portare avanti la transizione verde senza sacrifici insostenibili per cittadini e imprese.
Le parole di Draghi al vertice Cotec rilanciano così il dibattito sulle priorità politiche europee, mettendo in luce nodi irrisolti che condizionano il futuro economico e strategico dell’Unione.